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Se si chiede ad un casellese notizie sul castello del paese, per la maggior parte delle volte ci si sente rispondere “perchè, a Caselle c’è un castello?”, e questo nonostante il vecchio palazzo guardi direttamente la piazza centrale e sia sotto gli occhi di tutti.
Lo stesso storico Augusto Cavallari Murat, nella sua importante opera “Lungo la Stura di Lanzo” (edito dall’Istituto Bancario San Paolo nel 1972), scrive che “ In Caselle quasi affatto inosservato è il castello. E’ certamente architettura castellamontiana, che dovrò esplorare quando ne avrò tempo, … “.
In effetti il suo aspetto austero verso la piazza, con le facciate semplicemente intonacate, le persiane verdi e completamente privo di ogni decorazione (a parte il portoncino d’ingresso), ricorda più quello di un grosso palazzone residenziale, che nulla lascia immaginare quanto nasconde al suo interno, soprattutto sulla magnifica facciata che guarda il cortile interno, oggi oscurata da un ponteggio di sicurezza.
Nato nell’alto medioevo come struttura fortificata a difesa del territorio, nel corso dei primi secoli è stato più volte pesantemente danneggiato dai conflitti fino alla metà del 1500 quando, a seguito della guerra di successione spagnola, vennero quasi definitivamente distrutte le opere difensive di Caselle.
Goffredo Casalis, nella suo Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S. M. il re di Sardegna, nel 1841 scrisse: “ L’antica rocca e le fortificazioni di questo borgo furono atterrate dai francesi al tempo che occuparono Torino […] Il castello, se pur seriamente danneggiato, conserva il torrione all’angolo nord-est, la torre di sud ovest, gran parte delle antiche fondazioni e delle mura di elevazione, nonché la cappella di S. Spirito ed alcuni dei fabbricati di servizio. “
Perse le funzioni difensive, anche a causa delle mutate tecniche di guerra, alla fine del Cinquecento e nella prima metà del 1600 il castello venne rimaneggiato e ampliato per trasformarlo in residenza per i nuovi feudatari, i principi di Carignano.
In questo primo articolo sul castello, non si vuole tanto raccontare la sua storia, che necessita di ulteriori ricerche, ma quanto andare ad analizzare la sua struttura per cercare di capire come era nel passato.
Fra tutti gli elementi caratterizzanti un castello, la torre è sicuramente quello principale, e soprattutto la mancanza di essa fa sì che l’attuale edificio non venga subito riconosciuto come tale.
Anticamente il castello casellese di torri ne aveva tre, due più grandi, di cui ancora se ne vedono le tracce, e una molto più piccola dal lato del cortile, ormai completamente scomparsa.
LA TORRE GROSSA
La torre “grossa”, come indicata in alcuni documenti settecenteschi, è ormai inglobata nel complesso e difficilmente distinguibile dal resto del fabbricato, se non per il fatto che il suo tetto è leggermente più alto del resto, e per la sua parete sud, che si affaccia sul cortile, che è completamente liscia e priva di ogni decorazione.
Di pianta leggermente rettangolare (misura circa 7,00 x 6,50 metri), anticamente era attigua ma posta esternamente al corpo principale; solo in seguito venne incorporata nell’edificio, quando nel XVII secolo venne costruito lo splendido avancorpo porticato, avancorpo di cui si parlerà in una prossima puntata.
In un testimoniale di stato del 31 dicembre del 1803 il locale della torre, posto al piano del cortile interno (l’attuale piano dell’asilo), si descrive l’ambiente dicendo che in passato era destinato a carcere, precisando che però non si trova la chiave, forse presa dai francesi durante l’occupazione napoleonica: “In fondo del porticato verso mezzo giorno vi è un piccolo camerino che serviva di carcere con due usci di rovere ben ferati con ferrogli e serratura par senza chiavi quali si allega siano state asportati da francesi all’occasione delli alloggi …”. In seguito, dopo la trasformazione in asilo e l’ampliamento dello stesso, il locale venne trasformato in un proseguimento del corridoio esistente per collegare il nuovo salone costruito.
Ad oggi non vi sono documenti che attestino come era fatta e quanto era alta questa torre, ma dalle dimensioni della pianta, appena più piccole di quella esistente a Leinì (che misura in pianta circa 7×8 metri), si può presumere che doveva essere molto simile ad essa.
Non ci sono documenti (per ora) che attestino quando la parte sopra il tetto venne demolita, forse proprio in seguito alle distruzioni cinquecentesche, poi probabilmente con la trasformazione dell’edificio in residenza nobiliare, la stessa non venne più ricostruita.
LA TORRE OVEST
La seconda torre è posta ad ovest, all’angolo opposto rispetto la torre grossa del fabbricato a “L” del castello, ed in pianta è di dimensioni molto simili a quella principale (circa 5,90 x 7,50 metri).
Oggi di questa torre resta solo più la parte bassa per un’altezza di circa 9 metri, che corrisponde al piccolo fabbricato a tre piani sporgente dal complesso del castello, prospiciente la piazza, a ridosso della scuola elementare, e terminante con un terrazzo.
Di questa torre sappiamo qualcosa di più, grazie ad un disegno redatto dal misuratore Abbondioli, datato 6 ottobre 1719 e conservato all’Archivio di Stato di Torino nel fondo Savoia Carignano, rilievo fatto fare su ordine del Consiglio nominato dal Duca per l’amministrazione dei beni del Principe di Carignano il 14 luglio dello stesso anno, per decidere cosa fare di questa torre perché pericolante.
In effetti il disegno dei prospetti fa vedere come la torre in quegli anni era gravemente lesionata ed in parte già crollata, tanto da chiedersi come facesse ancora a stare in piedi.
Ormai il castello da decenni non era più utilizzato come residenza signorile, ma, suddiviso in varie unità, veniva concesso in parte al feudatario ed in parte affittato.
Non servendo più per lo scopo originario il consiglio di amministrazione decise di non farla più riparare; così la torre venne abbattuta nella parte alta e ripristinata nella parte bassa per trasformarla in una casa d’abitazione a tre piani.
Da questi disegni però si riesce a capire molto bene come era in precedenza: alta circa 32 metri, all’ultimo piano ospitava un belvedere con ampie finestre arcate coperte da un tetto a padiglione.
La torre guardava verso il cosiddetto “giardino basso”, che nel Seicento copriva quasi completamente tutta l’attuale piazza da nord a ovest, circondato da un muro di cinta lungo il quale scorreva il canale dei mulini, ultimo residuo dell’antico fossato che nel medioevo circondava tutto il castello.
Alla torre si accedeva anche dal salone posto al piano primo (ora aula dell’asilo) mediante un disimpegno ricavato in un avancorpo posto a ovest del salone e adiacente alla torre, che nel disegno viene rappresentato quasi completamente diroccato, e di cui oggi non ne esiste più traccia.
Inizialmente la torre residua venne coperta da un tetto in coppi (come si vede in una rara foto del 1869), ma poi nel 1895 questo venne rimosso per realizzare il terrazzo che ancora oggi vediamo.
Nella descrizione riportata in un testimoniale di stato del 14 dicembre 1871, conservato nell’archivio dell’Asilo, si legge in che condizioni era questa porzione del castello, che tutto sommato si è conservata così fino ai giorni nostri (a parte il tetto), come si vede dalle foto allegate.
Estratto dal testimoniale di stato:
1 – Camera verso il giardino basso […] uscio segnato alla lettera a, chiuso da imposta semplice di pioppo sorretta da arpioni e bandelle colla serratura a chiave con finestra in quadro, con vetro e graticella. Finestra segnata b con inferriata, telarone e due chiassili di legno forte ferrati e cerniere con due naviglie di ferro provvisti dei vetri di cui tre sono rotti. Camino ivi a cappa e sfondato posto nel muro di levante. Pavimento ivi costrutto a quadrettoni ed in buono stato.
Coperto a volta.
2 – Gabinetto situato sotto il rampante della scala. Uscio segnato c chiuso con imposta semplice di pioppo, sorretta da arpioni e bandelle con piccolo catenaccio in mediocre stato. Ivi finestra munita della graticella a maglia con bacchetta di ferro, quivi pure tre piani di tavole di pioppo fissi al muro.
3 – Rampante di scala che ascende al piano superiore composto di sette gradini in muratura con travetti di legno rovere, altri otto gradini con pedata di sarizzo nel risvolto. Finestra che da luce alla scala, […] provvista di grande inferriata con telaio munito di due chiassili di pioppo, ferrati a parpaglioni a doppia cerniera con naviglie, provvisti i medesimi di dieci vetri dei quali tre sono infranti. Architrave soprastante minacciante rovina con puntello di legno.
Piano superiore
1 – Camera già inserviente d’uso di cucina. Uscio che darà accesso ai membri già descritti all’allegato C; esiste la chiambrana e la porta volante. Camino con fuocolare, potagiere mancante. Lavandino in pietra quivi unito alla finestra b senza modiglioni. Finestra segnata alla lettera b munita esternamente di grande inferriata sporgente, telarone a quattro chiassili di rovere ferrati a parpaglioni colle naviglie e muniti di ventiquattro piccoli vetri, serraglie internamente le quali sono sorrette da cardini e bandelle a fiamma. Sfondato munito di chiambrana e porta volante simile a quella unita all’apertura a. Pavimento di quadrettoni in mediocre stato. Coperto a solaio riparato mediante piccole liste di legno.
2 – Piccolo corridoio coperto a volta con pavimento a quadrettoni in mediocre stato.
3 – Balcone. Uscio munito di forte imposta di legno rovere, sorrette da arpioni e bandelle con catenaccio in buono stato. Balcone segnato col numero 3 costrutto in legno … formato con tavole di legno rovere scadenti, sostenuto da modiglioni pure di rovere, rinchiuso il tutto con tavole scadenti di legno. Finestrino a detto balcone munito di chiassile e telaio di rovere debitamente ferrato, e senza i necessari vetri. Piccola porta segnata in L che dava sul giardinetto questi presso, unita ora allo steccato della tettoia dell’Asilo infantile. Altro uscio del cesso munito di semplice imposta ferrata debitamente con saliscendi e cricca … Cesso ivi chiuso da bussola con suo sedile, il tutto in istato scadente. Coperto soprastante a soffitto con tegole. Uscio segnato h che dal piccolo corridoio n° 2 mette sulla scala chiuso questo con imposta semplice di tavole di pioppo sorrette da cardini e bandelle con piccolo catenaccio.
LA TORRE PICCOLA
Quasi nulla invece si sa della piccola torre, che in una planimetria settecentesca è riportata all’angolo opposto del cortile interno, dove oggi vi è il cancello interno che porta verso il vicolo del Teatro.
Chiamata “le petit tour” si presenta in pianta come una piccola torre a pianta circolare del diametro stimato di circa 2,50 – 3,00 metri che forma quasi un contrafforte d’angolo al muro di sostegno che divide la corte civile più alta, da quella rustica più bassa.
La planimetria senza data, conservata all’Archivio di Stato d Torino nel fondo Savoia Carignano, è collocabile tra il 1719 ( dopo che la torre d’ovest venne abbassata, come riportato nella mappa) ed il 1744, anno in cui la piazza del paese venne allargata a seguito della vendita di una parte del giardino del castello, che nella mappa è ancora riportato come giardino.
Nelle prossime puntate, nel tentativo di ricostruire l’antico castello, parleremo di altre parti del castello, ed in particolare della splendida facciata sul cortile, ma per ora, per meglio visualizzare quanto detto sopra, sulla base dei documenti ritrovati finora, e su quanto si può ancora vedere, allego un primo tentativo di ricostruzione storico-congetturale delle due principali torri del castello di Caselle.