L’Italia è la mia terra, l’Europa è la mia patria. Non è uno slogan ma la voce dei tanti giovani che, sempre più numerosi, cercano oltre i confini nazionali nuove strade e nuove opportunità. Nell’Europa fragile, che alza le barricate e si chiude spesso in un ammutolito egoismo di parte, si leva il coro di chi rivendica il diritto di continuare a sentirsi “cittadino d’Europa”.
Luca Biolatto vive a Londra dal 2013 e ben rappresenta questo spirito “evergreen” di condivisione e libertà.
“Sono nato a Cirié nel 1981,- racconta Luca- e sono figlio di emigranti. La famiglia di mia madre, di origine abruzzese, proviene da Salle, un piccolo borgo dell’entroterra,in provincia di Pescara. Questo paese, come molti altri, fu luogo d’emigrazione verso Stati Uniti, Canada, Belgio e Venezuela. I miei nonni partirono al seguito del loro figlio maggiore, mio zio Rocco, che aveva trovato impiego a Caselle presso la Cartonda, mia mamma allora aveva 10 anni. Nello stesso condominio, al fondo di via Giovanni XXIII dove si trasferirono, viveva anche la famiglia di mio papà, fu così che si conobbero e si sposarono, nel 1974. La mia infanzia è indissolubilmente legata a Caselle: le partite nel giardino in fondo a via Cavour o al villaggio di Via Pirandello, invisi da chi cercava inutilmente di far crescere fiori là dove noi tendevamo a far scomparire l’erba!
I richiami per la cena che arrivavano in ordine sparso dai balconi delle case e soprattutto, il tempo dell’estate,trascorso interamente fuori casa, quando si rincasava furtivi solo per un pasto veloce e via! Il mio mondo confinava: ad ovest con lo stradone per l’aeroporto e ad est con il fiume Stura, nel mezzo c’era tutto quello di cui necessitavo: la famiglia, gli amici, la scuola, l’oratorio, la piscina, il campo da calcio. “What else?” direbbe George Clooney… non credo di aver avuto bisogno d’altro.
Alle superiori una compagna mi fece copiare una versione di latino e in cambio mi fece promettere che sarei andato a vedere cosa succedeva al gruppo del dopo-cresima… non l’ho mai ringraziata abbastanza per la piacevole scoperta: le serate all’oratorio, le gite organizzate dagli strepitosi animatori, Pialpetta, i primi Capodanni fuoricasa. Negli stessi anni prendeva forma il gruppo degli amici di “sempre”, piano piano cresceva attorno alle “sbarre”,là , al fondo di via Colleoni, dove le signore mettevano fuori le sedie e, mentre cucivano, si raccontavano le novità del giorno e noi , poco distanti, trascorrevamo le nostre giornate migliori, condividendo anche i momenti di dolore, come quando il nostro amico Fabio ci lasciò per sempre. Il tempo è volato: in un batter d’occhio siamo passati dalle prime bici, ai motorini, alle macchine e infine… a qualche passeggino! La semplicità di quel mondo e di quei gesti è rimasta nostalgica ed indelebile dentro di me.
Sono figlio di un appassionato calciatore che fu allenatore dei ragazzi della classe 1979/80, presso la MASV di Caselle , a lui è dedicato un “memorial” annuale organizzato dalla Don Bosco. Non ho ereditato questo talento paterno ma l’ho trasformato nella passione per il nuoto ,in particolare come istruttore, questa è davvero travolgente. La piscina di Caselle è stata e sempre sarà un luogo del cuore, in cui ritornare con enorme piacere.
Qui mi sono formato come bagnino prima e come istruttore dopo. Un’ istruttrice si infortunò, giuro non per colpa mia, e Cesare, che ancora gestisce l’impianto magistralmente, decise di provarmi , mi riconfermò nelle successive quindici stagioni, credo e spero non si sia pentito della sua scelta. Per quanto mi riguarda in quella vasca ho dato tutta l’energia e l’impegno possibile. Niente altro prima o dopo è riuscito ad assorbirmi con la stessa totale intensità. Nel 2005 mi sono laureato in Scienze Politiche, con una tesi sull’importanza economica dei rapporti sociali, in sintesi: la panetteria del paese non vende solo pane, è presidio del territorio e, per esempio, mette in contatto le persone quanto un ufficio di collocamento. Poi è arrivata la specializzazione con un Master in Intermediazione finanziaria e il conseguente lavoro, per cinque anni, in varie banche a Milano. Ero soddisfatto dal punto di vista lavorativo, la competizione per certi ruoli era stata anche feroce: avevo raggiunto una buona posizione e un lavoro a tempo indeterminato ma fu proprio allora che decisi che era giunto il tempo di nuove avventure.
Quando si raggiungono anche piccoli traguardi è importante porsi nuovi obiettivi : andare oltre, varcare altri confini, mettersi in discussione in situazioni complesse per conoscersi meglio,superare i condizionamenti che la società t’impone. Insomma mi sono regalato un classico anno sabbatico e, zaino in spalla, sono partito prima per Sydney, per migliorare l’inglese e lavorare come bagnino e poi per New York, per frequentare, per un semestre, un corso post-universitario sulla gestione del rischio finanziario alla New York University. Rimanere negli Stati Uniti, per via dei visti, era molto complesso così, rientrato in Europa, ebbi la fortuna di trovare lavoro a Londra: il viaggio continuava! Questa metropoli attrae profili altamente specializzati nel mio settore e ciò mi ha permesso di lavorare in contesti particolarmente dinamici ed imparare moltissimo dalle persone con cui collaboro. Attualmente lavoro per una società d’ investimenti e mi occupo di “analisi del rischio finanziario dei portafogli”, tematica scottante dopo la grave crisi finanziaria cominciata nel 2009, il regolatore a livello europeo prevede tutta una serie di attività al fine di mantenere certi pericoli sotto determinati livelli.
Semplificando posso dire che l’obiettivo è investire per raggiungere il miglior rendimento, col minor rischio. Mi piace vivere a Londra perché la città,benché molto estesa, ha mille anime: edifici mozzafiato, giardini e teatri in ogni angolo, un riuscito connubio tra modernità e tradizione, tra città e villaggio. Non è raro incontrare una volpe durante una passeggiata serale e onestamente mi emoziono ogni volta. Ammetto che resta immutata una forte nostalgia, ogni volta che devo ripartire da Caselle lasciando la mia famiglia e gli amici di una vita ma non posso negare che Londra sia magnifica.
Ho conosciuto persone da tutto il mondo, con storie fantastiche alle spalle e ho una cerchia di amici con cui ci si diverte e ci si supporta gli uni con gli altri. Insomma vivo bene ma, quando arriva il pacco di mia mamma con gli spaghetti alla chitarra e il suo sugo nei barattoli, sto ancora meglio! Dopo il risultato del referendum sulla Brexit, in verità, mi sono sentito un po’ tradito, anche se Londra in particolare,ha votato per rimanere in Europa ,ma purtroppo non è bastato. Per me e’ stato uno shock, un bagno di realismo ,la caduta di un mito. Rabbia tanta, ma anche un sorriso nel ricordare Giuseppe Culicchia che in “Torino è casa mia” raccontava come ai torinesi non piacesse Porta Nuova sempre piena di brutta gente: tutti quei siciliani, tutti quei calabresi. E mano a mano che questi ultimi si integravano iniziavano a lamentarsi dei marocchini, dei tunisini, degli algerini. Insomma c’è sempre qualcuno con cui prendersela… Gli inglesi usciranno dall’Unione Europea dopo un processo che durerà almeno un paio di anni. A giugno torneranno alle urne, il governo guidato da Teresa May spera di aumentare la maggioranza parlamentare in modo da poter negoziare con l’Europa con maggiore forza. Del domani non c’è certezza, credo che difficilmente sarà chiesto apertamente agli immigrati europei di lasciare il paese, anche se resta una opzione sul tavolo dei negoziati.
Molto più probabile sarà posta in essere una maggiore difficoltà nel ricevere i visti per poter vivere e lavorare in territorio britannico. Con le norme attuali il prossimo anno dovrei raggiungere i requisiti per chiedere la cittadinanza inglese e non dovrei avere problemi nel rimanere qui. Altrimenti…. sorriso d’ordinanza e ripartirò! Sono Casellese, Italiano e certamente anche Europeo. Spero che il futuro mi riservi la possibilità di scegliere dove vivere e lavorare, quantomeno all’interno dell’Europa, con la stessa semplicità che mi ha portato fin qui.
Non troverai nessuno, che voglia lasciare Londra. No, Sir, quando un uomo è stanco di Londra è stanco della vita; a Londra c’è tutto ciò che questa vita possa offrire (Samuel Johnson)