20.000 leghe sotto i mari

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CronacheMarziane

Nettuno nostro, che sei nei mari… per favore ascolta questa mia preghiera; lo so che non sono mai stato un buon “nettuniano” e che ti prego solo quando ho bisogno di te, ma sono comunque un buon pesce.

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Del resto, la maggior parte dei miei simili “nettuniani” ti prega solo quando ha bisogno, altrimenti non li senti mai e non li vedi mai la domenica mattina in chiesa, o meglio nella nostra grotta sottomarina.

Quindi, caro Nettuno ti prego: fai sparire la razza umana. Provoca un enorme tsunami che porti via tutta l’umanità, con la sua cattiveria. Inventa un maremoto che inghiotta tutti questi egoisti.

Mi chiamo Nemo e sono un giovane tonno, e in questo momento mi trovo al Pronto Soccorso di uno dei tanti ospedali di Atlantide. Ho girato tutto il giorno per trovare un posto, perché sono tutti al completo.

In questo periodo c’è un’epidemia di “Influenza ittica” e molti miei simili, pur avendo solo due linee di febbre e raffreddore, sono andati al Pronto Soccorso, invece di rimanere coricati al caldo nelle conchiglie.

Egoismo e ignoranza regnano anche qui purtroppo, e occupano i posti conchiglia di quelli che hanno patologie molto più gravi, o che arrivano con la subambulanza a causa di traumi o incidenti.

Mi trovo qui perché ho rischiato di morire: ho inghiottito dei piccoli pezzi di plastica, che ho scambiato per il mio cibo, ovvero il plancton. Naturalmente chi ha riempito i mari di plastica? L’uomo. Solo lui.

Noi tonni (come tutti gli animali sulla Terra) dobbiamo combattere tutti i giorni per la sopravvivenza sempre e solo a causa degli umani. Eccone alcuni esempi.

Molti miei amici sono stati ingannati: credendo di andare in vacanza al villaggio “Tonnara”, sono stati chiusi in recinti e bastonati fino alla morte da gruppi di “pescatori”, mentre ridevano e cantavano. Recentemente, quella scatola che ha lobotomizzato i cervelli degli umani che chiamano televisione, sta trasmettendo una pubblicità riguardo una oscura “Pesca dei tonni consapevole”. Nel senso che prima di bastonarci possiamo firmare la “Dichiarazione di suicidio”. Così coloro che ci mangeranno non avranno sensi di colpa.

Una mia zia, dopo un corso di cucina è andata a lavorare per gli umani. Alla partenza mi ha detto: “Ciao Nemo, vado a fare il sushi”. Non l’ho mai più rivista.

Una cara amica merluzza che credeva nella bontà dei bipedi ha conosciuto tramite la chat “Pinne solitarie” un affascinante capitano di una nave, e se ne è innamorata. E’ scomparsa. Lui si chiama Capitan Findus.

Alcune mie amiche aragoste, convinte a fare le modelle dall’agenzia “Belle cotte”, sono state messe in un acquario. Di un ristorante. In attesa di essere bollite vive.

Un mio lontano parente granchio, leggendo un opuscolo, credeva di stare in spiaggia tutto il giorno perché la pubblicità diceva “Vi rilasserete in mezzo a cocktail e ghiaccio”. Ora si trova in un ristorante bretone, su un plateau royale, adagiato su cubetti di ghiaccio, vicino a cocktail di gamberetti.

Ed ora ci mancava anche questa plastica. Così ho fatto una ricerca su Gloogle, il motore di ricerca di noi pesci, dove ho letto notizie tremende sui parassiti che abitano sulla terraferma.

Intanto ho capito che l’uomo sta distruggendo il pianeta che lo ospita, inquinando e sporcando ovunque.

Poi ho capito che le due invenzioni più tremende e dannose che ha creato sono gli idrocarburi e la plastica: adesso che ci penso, ho perso molti amici che erano a bagno in una sostanza nera e puzzolente, che di solito occupa i nostri mari quando una nave si incaglia e si rompe. E non sto parlando di quel Schettino.

Vorrei vedere cosa ne pensano gli umani, se gli riempissimo di alghe e nero di seppia le loro belle case.

Ma torniamo alla plastica. A quanto pare, l’uomo non può farne a meno. E’ onnipresente. Si trova nei negozi di alimentari, nelle ferramenta, dai giornalai, nelle grosse fabbriche di automobili, nei supermercati.

E pensare che, se fosse intelligente come noi pesci, potrebbe abolirla in quanto inutile. Anche se sono solo un tonno e non conosco il mondo umano, vi spiego cosa farei.

Quelle che chiamano “le borse della spesa”, potrebbero essere sostituite da grossi sacchetti di carta; l’acqua minerale potrebbe ritornare nelle bottiglie di vetro; le vecchie vaschette di alluminio prenderebbero il posto di quelle di plastica per alimenti; giochi, giocattoli e raccolte in edicola troverebbero contenitori in cartoncino; alcune riviste potrebbero essere infilate nelle buste di carta.

Le tonnellate di piatti, bicchieri e posate di plastica usate dagli umani nei giorni di festa per i loro discutibili riti tribali nei quali arrostiscono molti nostri simili, potrebbero essere sostituite da stoviglie in carta di riso.

A proposito di borse della spesa: ho letto su “Sogliole 24 ore” che ultimamente gli umani hanno iniziato una feroce polemica sul pagamento di alcuni sacchetti “biodegradabili” (cioè che inquinano come gli altri, ma di nascosto), al costo di ben 0,04 euro, che da noi corrisponde a 0,2 conchiglie. Due conchiglie. Un costo ridicolo, quasi insignificante. Non ci compro nemmeno il mangime per mio nipote.

Sono persino divertenti, gli umani. Perché quelli che hanno riempito il web con queste stupide polemiche sono gli stessi che buttano via 10-20 euro al giorno per i gratta e vinci. E nessuno si lamenta.

Oppure sono coloro che fino ad un mese fa si lamentavano perché non sapevano cosa farsene di tutte quelle monetine in tasca, che gonfiavano il portafoglio e davano fastidio.

 

Ma ho capito che gli umani sono come le pecore: se fa una cosa uno, lo seguono tutti senza ragionare. L’importante è essere sempre contro le istituzioni ed il governo, fino a quando conviene loro.

Discorso a parte, le automobili. Noi qui abbiamo da molti anni dei sommergibili con paraurti di acciaio belli e cromati, con dei cruscotti metallici colorati, con specchietti laterali di acciaio lucidi che riflettono le sagome dei coralli. Funzionano benissimo, non si rompono e durano per sempre, oltre ad avere un aspetto vintage.

Non capisco quindi perché i bipedi non possano sostituire le parti in plastica con queste cose; o meglio dovrebbero ritornare a costruire i mezzi in questo modo, perché negli Anni ’60 erano già così. Poi iniziò il decadimento generale, l’involuzione, con le scuse della sicurezza e della tecnologia.

Ma leggendo “Cozze Nostre”, forse ho capito perché gli umani non cambieranno niente: ci sono troppi interessi. I produttori di plastica, di armi e di idrocarburi sono troppo potenti per essere eliminati.

Caro Nettuno, abbi pazienza: quasi quasi ripenso alla mia preghiera. Non fare niente. Non farò questo favore agli umani. Perché ci penseranno da soli ad eliminarsi.

A causa della pesca eccessiva e senza controllo, io ed i miei simili siamo in calo, così come tutti i nostri cugini salmoni, triglie, sogliole, platesse, palombi, orate, branzini eccetera.

Persino le nostre pacifiche amiche balene si stanno estinguendo, cacciate dai Giapponesi e dai Norvegesi, che si autodefiniscono “Paladini della natura”. I nostri temibili bulli del mare che chiamano squali vengono uccisi per le pinne. Come se noi uccidessimo un umano per le braccia.

Per fortuna, non tutti gli umani sono cattivi. Abbiamo dei veri amici tra di loro, persone eccezionali che si chiamano W.W.F., Greenpeace, E.N.P.A., L.A.V., Animalisti vari, L.I.P.U., volontari dei canili e gattili, cliniche per ricovero di animali selvatici, parchi per la conservazione delle specie.

Combattono quotidianamente contro questi soprusi. Ma devono lottare contro quei potenti di cui sopra,  oltre alle solite ignoranza, prepotenza, arroganza. Molti, troppi ridicoli umani si credono dio.

Cari fratelli tonni, ora lancio un appello su Pescbook: mangiate più plastica che potete. Tutti quanti. No, non sono impazzito. Lo so che ci fa venire mal di stomaco, ma ascoltatemi.

Quando l’uomo ci gusterà al ristorante, la mangerà anche lui e starà male. Si chiama catena alimentare.

 
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