La notizia è arrivata all’improvviso, come le multe sul parabrezza o le tegole a Caselle: la mia dottoressa va in pensione. Una pensione meritata, vista la pazienza e la fatica impiegate per ricevere quei 3-4 milioni di mutuati alla settimana, la maggior parte dei quali malati immaginari che venivano a svernare nel suo studio.
Sarebbe stato troppo semplice avvisare prima, permettendo ai poveri pazienti di organizzarsi e di scegliersi un altro medico di Caselle. Invece un sacco di gente è andata nel panico, comprensibilmente gli anziani.
Anzi alcuni, sempre molto malati, erano abituati a bivaccare nello studio, dove dalle 5 del mattino si organizzavano partite di briscola, conferenze per sparlare sulla sanità, sul clima e sul governo, gare di bocce nel grigio corridoio e mercatini dell’usato dove si scambiavano dentiere, pancere, protesi varie, aspirine, pastiglie per la prostata, pillole di viagra o i più economici impacchi di amido.
Tutto finito. Un vero dramma. A parte vedere gli scavi, dove andranno questi poveretti? Comunque….
Sappiamo tutti che la burocrazia in Italia è terrificante, per ottenere un semplice documento si fanno mesi di code.
Cambiare medico per me è una tragedia, un’impresa epica ma soprattutto un fastidio enorme. Ma mi tocca.
Ci sono due modi: o dal sito apposito di internet (ideale per gli anziani), o tramite l’ASL locale. Escludendo subito internet, in quanto a causa di un’“anomalia di sistema” non vorrei poi trovarmi un dottore a Novara o Cuneo, scelgo tristemente l’ASL di Caselle.
L’ASL di Caselle è un grosso bunker grigio semivuoto, una cattedrale nel deserto che potrebbe essere utilizzata meglio, ad esempio spostando alcuni servizi sanitari da Ciriè (e non viceversa) rendendo tutto più comodo per le persone anziane. Ma la logica in Italia non esiste, basti vedere le ultime elezioni.
Intorno al bunker, quello che in un qualsiasi paese civile sarebbe un prato verde con fiori, alberi, panchine e anitre libere, qui è un povero prato spelacchiato con i resti di un unico albero che qualche genio ha tagliato tempo fa. Se ci fossero state le anatre, sarebbero finite nella grigliata di qualche nostro ospite.
Mi sono recato all’ASL in un giorno feriale prendendo ferie, prevedendo una giornata di coda: però devo ammettere che poteva andare peggio. Entrando, si notano alcune bacheche piene di stampati ed istruzioni molto semplici come il seguente esempio: per ottenere l’esenzione dei ticket, recarsi qui solamente il 30 Febbraio dalle 2.20 alle 3.10, solo se c’è la luna piena; portare tutti i documenti sanitari, delle fototessere e un attestato che attesti di essere ancora vivi; infine rispondere a un facile test composto da 137 domande sulla civiltà dei Sumeri. Procedendo, si nota il distributore dei numeri di fila; se non lo trovate non è un problema, perché ve lo ricorderanno le persone ingrugnite che sono sedute in attesa, fissandovi ferocemente per controllare che non passiate davanti a nessuno.
Sbagliando clamorosamente sono salito al primo piano, perdendomi in un labirinto di corridoi bui e vuoti che ricordano gli ospedali abbandonati di certi film horror. Alcuni cartelli ricoperti di ragnatele sulle porte degli studi hanno attirato la mia attenzione, dimostrando l’età di questo posto: “Vaccinazioni contro la peste” (chissà se c’erano già i genitori “No vax”, cioè quei bravi altruisti che non vogliono vaccinare i loro pargoli anche se appestano tutta la classe), “Sala visite soldati austriaci”, “Trattamenti per i contaminati di Hiroshima”, “Visite terzo plotone di stanza a Nha Trang, Vietnam”, “Distribuzione chinino”, “Visita della leva del 1936”, “Distribuzione olio di ricino”. Sono fuggito di sotto esterrefatto.
Gli impiegati agli sportelli fanno quello che possono, ma sono solo due per troppa gente; i tempi poi sono dilatati a seconda della pratica che ognuno deve svolgere: c’è chi prenota esami vari, chi deve cambiare il dottore, chi ha fatto fuori la suocera ma non sa se smaltirla nell’organico o nell’indifferenziato. C’è quel professore cattivone che ha dato un brutto voto ad un povero pargolo, il quale essendo molto sensibile gli ha rotto il naso con un pugno, c’è il gruppo di persone intossicate dallo spray al peperoncino buttato da alcuni buontemponi marocchini per poter rubare portafogli, infine c’è chi non ha un tubo da fare e vuole solo stare al caldo osservando la varia umanità che popola il bunker.
A volte scoppiano delle brevi risse all’arma bianca, ma questo riguarda il fondo della sala, dove una miriade di pazienti sta facendo l’esame del sangue e qualcuno non ha rispettato la fila.
Mentre attendo rassegnato il mio numero, entra un impiegato del Comune che fa l’errore di passare davanti a tutti perché “deve consegnare solo dei documenti” ad uno degli impiegati.
Apriti cielo. I più gentili si limitano ad urlargli dietro, i più nervosetti tirano fuori le varie Beretta e Smith & Wesson pronte a sparare. Ho visto anche alcune bombe a mano. Un signore non molla, e tenta di trascinare tutti in una rivolta popolare; per fortuna nessuno lo considera e continua a inveire da solo.
Finalmente tocca a me: “Buongiorno, per cortesia dovrei cambiare dottore”.
Impiegato: “Buongiorno, ha qualche preferenza?”
Io: “Si, vorrei una dottoressa ucraina di 22 anni, ninfomane ex modella”.
Impiegato: “Mi spiace, non ce l’abbiamo ma è rimasto questo neolaureato di 132 anni, molto in gamba, che nel suo caso svolgerebbe anche il compito di veterinario”. Ok, perfetto, affare fatto.
Mi consegnano una tessera, 10 buoni per una tracheite, un santino e una pomata per emorroidi.
Mentre esco dal bunker, realizzo che ho impiegato solo due orette per fare tutto: o sono su “Scherzi a parte”, oppure è andata incredibilmente bene.
Ma la procedura non è ancora finita: per legge, il dottore uscente deve consegnare tutta la documentazione sanitaria al paziente (cronologia degli esami e delle visite con i rispettivi referti, la lista dei medicinali che assume ed eventuali terapie o trattamenti, rianimazioni ed imbalsamazioni effettuate).
Qualche tempo fa, quando eravamo tutti scemi, avrebbe consegnato un dossier di cartone contenente tutti i documenti cartacei: comodo e immediatamente leggibile da chiunque.
Adesso che con la tecnologia siamo diventati tutti intelligenti, il dottore copia tutto dal PC alla chiavetta USB, procurata dal paziente, che a sua volta la consegnerà al nuovo medico.
Inizia quindi un incredibile pellegrinaggio dalla ex-dottoressa: come in un presepe, una fila di personaggi che invece di portare dei doni, portano la famosa chiavetta dei miracoli; addirittura è stata aperta una grotta come quella di Lourdes, per rendere tutto più suggestivo.
E qui ho visto delle cose incredibili: da quello che arriva con una grossa chiave tipo baita di montagna degli Anni 40, a quello che arriva con una chiave da 13. Da quello che porta la chiave a brugola al musicista che porta la “chiave di sol”. Ma ho anche visto il solito informatico svampito che, per farsi vedere intelligente, ha portato un disco fisso da 1 TB per contenere un solo file riguardante un raffreddore, curato con il Vicks.
E’ ovvio che, a causa di un virus informatico, i miei dati saranno tutti cancellati: nessun problema, basta andare su un qualsiasi sito in Cina e li ritroverò tutti.