Oltre 65 milioni di persone nel mondo, nell’anno appena trascorso, per cause legate a conflitti, persecuzioni, cambiamenti climatici, mancanza di opportunità di sopravvivenza, hanno dovuto lasciare le proprie case e i propri affetti, affrontare viaggi pericolosi in cerca di sicurezza e dignità, scontrandosi con pregiudizi e ostilità.
Quando si parla di emigrati, l’espressione più usata da chi si definisce “democratico” (senza riferimento al partito con questo nome), e anche dal più onesto fra quelli che, più o meno inconsapevolmente, simpatizzano per le destre è: aiutiamoli a casa loro. In sostanza, si direbbe che una buona maggioranza preferirebbe che le risorse spese nel soccorso e nella gestione dei centri di accoglienza, ecc., venissero indirizzate su progetti di assistenza e opportunità di lavoro a casa loro. Una generosità interessata, soprattutto, per evitare di dover convivere, con persone provenienti da Paesi troppo diversi, per usi costumi tradizioni.
Sarebbe, senza dubbio, una magnifica soluzione anche per loro; chi non vorrebbe vivere nei luoghi nativi in pace e in una condizione sociale decorosa? Peccato che quella che sarebbe la migliore soluzione per tutti, sotto il profilo sociale e umano, non sia mai stata presa in seria considerazione dai governi e dalle istituzioni sovranazionali.
Il mercato continua imperterrito a procurarsi materie prime da questi Paesi, specie in Africa, con le buone e con le cattive, usando dei mercenari, sfruttando le loro terre, maltrattando e impoverendo la gente, a favore delle multinazionali del petrolio, e non solo quelle. E la politica (nel senso di istituzioni) è da sempre schiava del mercato.
Intanto l’idea che sia in atto una vera invasione è sempre più diffusa: quanti di noi sono consapevoli che in Italia ci sono poco più di 5 milioni di migranti? Quanti media ricordano che, in Italia, la percentuale dei migranti sul totale della popolazione è inferiore a quella di Germania, Regno Unito e Spagna? In realtà i Paesi che ospitano più rifugiati al mondo sono: Turchia, Pakistan e Libano.
Solo una minoranza arriva in Europa, la maggior parte riesce a sopravvivere in campi profughi, ove acqua, luce e fognature sono un lusso. E ancora: quanti media descrivono quello che accade ai migranti, vittime del caporalato, nella Piana del Sele (Salerno), a Sabaudia (Latina), nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) o nella “ricca” provincia di Cuneo? Anzi sono proprio quei media che nelle notizie di cronaca evidenziano l’origine di chi ha compiuto un reato, quando questo è preveniente da un altro Paese. E si guardano bene dal raccontare cosa accade ai migranti in Libia piuttosto che in Turchia. E si da poco risalto a coloro che veramente li vanno ad aiutare a casa loro, senza chiedere nulla in cambio a Governi e istituzioni sovranazionali.
Mi riferisco a associazioni umanitarie come Emergency, Medici senza frontiere, e poche altre simili, che hanno nel loro DNA dei principi di solidarietà che rispettano in assoluto la “dichiarazione universale dei diritti umani”, approvata all’ONU il 10 dicembre 1948. Emergency, ad esempio, sostiene con forza che: ogni essere umano ha diritto ad essere curato, a prescindere dalla condizione economica e sociale, dal sesso, dall’etnia, dalla religione e dalle opinioni. Ha dimostrato di mettere in atto questo principio costruendo e avviando centri chirurgici per vittime di guerra, centri di maternità, ospedali pediatrici, ambulatori infermieristici, in Afghanistan, Iraq, Sudan, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Italia. Ora sta realizzando un centro di eccellenza in chirurgia pediatrica in Uganda, sarà completato entro l’anno prossimo.
Dal 1994, anno della sua fondazione, negli ospedali, centri sanitari e di riabilitazione, Emergency ha curato gratuitamente, in strutture moderne e assolutamente confortevoli, ben 9 milioni di persone. Gino Strada, il fondatore dell’associazione, ama ripetere: “milioni di persone, in particolare bambini, muoiono ogni anno semplicemente perché non hanno accesso alle cure mediche. Mancanza di risorse? Mancanza d’interesse per le sofferenze altrui? Mancanza di responsabilità da parte dei Governi, e varie istituzioni? O tutti quanti questi motivi? Qualunque sia la ragione, la domanda rimane: dobbiamo continuare a tollerare questo scandalo o fare ogni tentativo possibile per salvare la vita a milioni di persone?”.
Purtroppo persone come Gino Strada sono rare e le prospettive sono tutt’altro che positive. L’individualismo è pensiero prevalente, la violenza e il disprezzo verso i più deboli, l’assuefazione alle tragedie umane, convivono in mezzo a noi.
“Aiutiamoli a casa loro!”
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Ernesto, complimenti… e uno dei tuoi molti interventi su Cose Nostre che apprezzo di più.. saluti.. e fallo girare che siano in tanti a leggerlo..