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giovedì, Maggio 16, 2024

    La storia di don Gaetano

    Li cunti di Vittorio

    Li Cunti di VittorioE’ meglio per un uomo ridursi in miseria, che perdere la dignità. Chi per interesse o convenienze si vende al potente, rinunciando al suo onore, come farà a presentarsi davanti agli altri?
    Davanti a coloro che hanno sempre avuto fiducia in lui?
    E’ quello che impareremo dalla vicenda di don Gaetano, che per non abiurare al suo onore, alle sue idee e valori rinunciò a molti scudi.

    Si dice che, una volta, Gaetano vivesse nel Casale di S. Leone, in quel di Gragnano: un uomo in gamba nel suo lavoro.
    Essendo un cristiano e un idraulico dalle mani d’oro, nonché uomo probo, dai costumi retti e ammodo veniva nomato “don Gaetano”.
    La mogliera di don Gaetano era una femmina scontrosa e acida. Stava sempre lì a biascicare giaculatorie e snocciolava rosari. Sempre pronta a confabulare con comari e “vaiasse”.
    Dato che don Gaetano, suo marito, non amava molto preti e potenti, stavano sempre a discutere e litigare.
    Essendo il nostro cristiano e sua mogliera di idee politiche contrarie, quando ci stavano le elezioni lei non gli preparava i maccheroni dopo la giornata di lavoro. Per la qualcosa don Gaetano se ne andava nella cantina di “O’Parulano”, dove lui stava volentieri a mangiare salsiccia e friarielli e scolarsi un litro di Gragnano. Ne approfittava anche per aizzare i contadini e lavoratori a ribellarsi ai soprusi e angherie.
    Era un mago, don Gaetano nel suo lavoro: piegando tubi e collegandoli tra loro con curve, manicotti, giunti, stoppa, minio e quant’altro. Avreste dovuto vederlo, tra l’altro, quando con la fiamma a benzina saldava il piombo degli scarichi: uno spettacolo. Addomesticava i tubi come nessun altro: li faceva passare sottoterra e poi arrampicare sui muri, fino alla casa dove doveva arrivare la benedetta e fresca acqua.
    Dopo aver terminato il lavoro e riposto attrezzi, filiere, giratubi, stoppa, minio, staffe e tutto quello che serviva per il mestiere, apriva la lucente “funtanella” di ottone e l’acqua, come per magia usciva fresca e limpida. Che bellezza vedere e ascoltare le grida di gioia e meraviglia delle femmine di quella casa.
    Subito dicevano: “Don Gaetano un caffè?” E se era ora di mangiare c’era, anche per lui,  un piatto di “vermicelli alla barzanella” e qualche fetta di soppressata.

    Don Gaetano ed il padrone di casa gonfiavano il petto per la soddisfazione. Avevano guadagnato rispetto e considerazione.

    Le più contente erano le buone femmine: ora non dovevano più andare al pozzo o alla fontana, giù in strada a prendere l’acqua con concole e secchie, non dovevano più issare sui “coruogli”, fatti di stracci, i pesanti mastelli per l’acqua.
    Subito correvano a chiamare le comari e “vaiasse” del vico, mostravano loro quella grande novità. Anche loro erano tutte contente. Sarebbe stato un aiuto anche per loro: potevano pigliare, con risparmio di fatica, un po’ d’acqua per cucinare e bere. Volentieri le femmine di casa avrebbero acconsentito a dare una mano. Cosa ci ha insegnato del resto il “Sempresialurato”?

    Nonostante ciò i tempi erano quelli che erano: magri. Pur con la sua bravura don Gaetano era spesso senza lavoro. Questo metteva a rischio  la zuppiera con i maccheroni o “pasta e fasuli” da mettere sulla tavola.
    Per la qualcosa donna ‘Ntunetta’, così si chiamava la mogliera di don Gaetano, lo assillava continuamente perché si desse da fare. Don Gaetano non era un cristiano che stava con le mani in mano, si dava da fare a trafficare e cercare. Ma, ahimè, non giravano, non scudi, ma manco “nichelli”.

    Ora bisogna sapere che in quella zona c’era un convento di frati molto grande e importante. C’erano molti frati. Ci andavano in pellegrinaggio molte persone da ogni luogo. Erano attirati dalla statua della Madonna che lì si venerava ed era reputata miracolosa. Era, quindi, un convento molto attivo e ricco.
    Per la qualcosa i buoni e “divoti” frati necessitavano di persone che trafficassero a tenere in ordine cose e servizi.
    Donna ‘Ntunetta, visto che aveva un fratello pure lui frate in quel convento, prese risoluzione di darsi da fare lei per trovare un lavoro a suo marito don Gaetano, e disse tra sé e sé: “Visto che qui si rischia di non avere più pappatoia, metto io i pantaloni e mi do da fare”.
    Andò da suo fratello al convento e, senza por tempo in mezzo, gli disse: “Puoi far lavorare quello sciagurato di senza Dio di mio marito nel convento?”
    Il buon frate, che non poteva dire di no a sua sorella, a malincuore andò dal priore e gli raccontò il fatto e gli disse: “Il marito di mia sorella è senza lavoro, possiamo pigliarlo nel convento?”

    Il priore conosceva bene l’uomo, bravo e volenteroso. Faceva proprio al caso loro. C’era un problema: il priore non voleva mettersi in casa un capopopolo e per giunta socialista.
    Non sapendo che fare si risolse a convocare tutti i frati in consiglio per conoscere la loro opinione e pigliare una risoluzione.
    Dopo tanto discutere ancora non si andava al punto.

    Prese, allora, la parola un fraticello ultimo arrivato il quale disse: “Facciamo così, chiamiamo don Gaetano e facciamo questo discorso: “Don Gaetano, si sa, voi siete un buon cristiano lavoratore e ammodo e fate certamente ai casi nostri. Noi frati abbiamo costume che chi viene a travagliare da noi deve giurare davanti alla Madonna che non sarà ne capopopolo né aizzatore né tantomeno socialista” Che ne dite?”

    Ai frati piacque questo ragionamento e tutti contenti del buon consiglio ricevuto diedero mandato al priore di convocare don Gaetano.
    Il priore chiamo il nostro uomo e gli srotolò lo spiegone, invitandolo a giurare davanti alla Madonna.
    Don Gaetano, che era furbo come mastro Lanza, capì al volo il trucco e chi l’aveva architettato. Subito rispose a tono dicendo: “Voi tenetevi il lavoro, io l’onore ed i pantaloni”.
    E se ne andò.

    Ci vollero mesi prima che don Gaetano e la sua mogliera tornassero a parlarsi.

    Per la qualcosa tornò appropriata la sentenza: l’onore tuo vale più di mille ducati.

    Vittorio Mosca

     

    Vaiasse: serva, donna linguacciuta.
    Parulano: venditore di pomodori e verdura in genere.
    Barzanella: tipica pastasciutta di Gragnano.
    Coruogli: ciambella di stracci per trasportare pesi in testa.
    Concola: recipiente in rame per diversi usi.
    Sempresialurato: Dio
    ‘Ntunetta: Antonietta.
    Mastro Lanza: figura mitica.
    Nichelli: moneta di scarso valore, centesimi.
    Fasuli: fagioli.

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