Seguendo il taglio, proposto alcuni articoli fa, di informazione basata su numeri e dati, mi sono imbarcato sulla (ero certo: non facile…) caccia di oggettivi dati su una delle più spinose e dibattute questioni nostrane: il reddito di cittadinanza.
Il destino ha voluto che il mio smanettare sul PC mi facesse incocciare, quasi immediatamente, in un articolo della rivista Micromega, periodico del gruppo Repubblica-L’Espresso.
La mia ricerca si basava fondamentalmente su due punti focali:
- La legislazione europea in merito a forme di sostegno economico per i meno abbienti
- La presenza in Europa di interventi assimilabili al reddito di cittadinanza
Invece di un lungo e laborioso spulciare tra link e siti, non ho dovuto che utilizzare il banale “copia e incolla” che mi permette di riproporvi, su queste pagine, una sintesi significativa dell’articolo della rivista:
“(L’estensore dell’articolo, n.d.r.) Una breve ricerca su internet: ecco una parte del testo della raccomandazione 92/441 CEE pubblicato anche sulla Gazzetta ufficiale.
Leggo:
Ogni lavoratore della Comunità europea ha diritto ad una protezione sociale adeguata e deve beneficiare, a prescindere dal regime e dalla dimensione dell’impresa in cui lavora, di prestazioni di sicurezza sociale ad un livello sufficiente.
Le persone escluse dal mercato del lavoro, o perché non hanno potuto accedervi o perché non hanno potuto reinserirvisi, e che sono prive di mezzi di sostentamento devono poter beneficiare di prestazioni e di risorse sufficienti adeguate alla loro situazione personale.
Poi leggo:
(12) … il Parlamento europeo, nella sua risoluzione concernente la lotta contro la povertà nella Comunità europea (5), ha auspicato l’introduzione in tutti gli Stati membri di un reddito minimo garantito, inteso quale fattore d’inserimento nella società dei cittadini più poveri;
O anche
il Comitato economico e sociale, nel suo parere del 12 luglio 1989 in merito alla povertà (6), ha anch’esso raccomandato l’introduzione di un minimo sociale, concepito ad un tempo come rete di sicurezza per i poveri e strumento del loro reinserimento sociale
E dunque l’Europa raccomanda a tutti gli stati membri:
di riconoscere, nell’ambito d’un dispositivo globale e coerente di lotta all’emarginazione sociale, il diritto fondamentale della persona a risorse e a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana e di adeguare di conseguenza, se e per quanto occorra, i propri sistemi di protezione sociale ai principi e agli orientamenti esposti in appresso.
E questo significa che al reddito minimo garantito si può avere accesso senza limiti di durata, purché il titolare resti in possesso dei requisiti prescritti e nell’intesa che, in concreto, il diritto può essere previsto per periodi limitati, ma rinnovabili.”
Incredibile.
Soprattutto se si legge la data dell’articolo: 30 marzo 2012 (!), nell’era del Governo Monti!
Ancora più stupefacente scoprire, alcune righe sotto, che “In tutti i Paesi dell’Europa questo è realtà. Non in Italia, in Grecia e in Ungheria.”
Ma allora, oltre che esistere, in che cosa consiste il reddito di cittadinanza nei paesi europei?
A voi il piacere di leggere questi numeri:
Danimarca: Il sussidio è tra i più ricchi: la base per un singolo over 25 è di 1.325 euro (escluso l’aiuto per l’affitto, che viene elargito a parte), che arrivano a 1.760 per chi ha figli.
Germania: Dal 1° gennaio 2013 il contributo di primo livello (il più alto) è di 382 euro per un singolo senza reddito. Sussidi per l’affitto e il riscaldamento vengono elargiti a parte, come le indennità integrative per i disabili, i genitori soli e le donne in gravidanza. Lo Stato pensa anche alla prole: 289 euro per ogni figlio tra i 14 e i 18 anni, 255 euro tra i 6 e i 14 anni, 224 euro da 0 a 5 anni
Francia: Ne ha diritto chi risiede nel paese da più di 5 anni, ha più di 25 anni, chi è più giovane ma ha un figlio a carico o 2 anni di lavoro sul curriculum. Un singolo percepisce 460 euro mensili (in aumento dai 441 del 2007), una coppia con 2 figli 966 euro.
Gran Bretagna: i single tra i 16 e i 24 anni percepiscono 56,80 pound a settimana, gli over 24 arrivano a 71,70 (per un totale di circa 300 sterline al mese, pari a 330 euro, contro le 370 del 2007). Lo Stato aiuta chi ha bisogno anche a pagare l’affitto e garantisce alle famiglie assegni per il mantenimento dei figli.
Belgio: Quello belga è un sistema rigido, ma generoso: 725 euro il contributo mensile per un singolo. Con un’ulteriore serie di misure per garantire il diritto alla salute, al lavoro, alla casa, all’energia, ai servizi pubblici.
Irlanda: 849 euro il contributo massimo per un singolo. E grazie al Back to Work Allowance nell’isola un disoccupato che intraprende un’attività lavorativa continua ad usufruire dei sussidi per diversi mesi dopo l’avvio del lavoro.
Mi dicono che da noi qualcuno voglia proporre un referendum per abolirlo … benché, alla data della stesura del mio pezzo, il reddito non sia ancora a tutti gli effetti legge delle Stato.
Non ho parole.