Questo mese ci permettiamo, o meglio mi permetto, di personalizzare la rubrica sui disservizi per un fatto accadutomi. Come in molti ricorderanno, perché ce ne siamo occupati mesi fa su Cose Nostre, ad agosto scorso il dottor Rovere, uno dei due pediatri di libera scelta che esercitavano la professione su Caselle, è andato in pensione: morale della favola, è rimasto in attività solo il dottor Turra. Ancora peggio è andata a Mappano, dove esercitava solo il dottor Rovere e, quindi, da settembre scorso i bimbi dell’ex frazione non hanno più un pediatra di libera scelta sul loro territorio, con ovvi disagi. Chiedemmo spiegazioni all’ASLTO4 nella persona della dottoressa Tiziana Guidetto, responsabile dell’Ufficio Relazioni Esterne che ci rispose così: “Le carenze dei medici e dei pediatri di famiglia sono richieste due volte all’anno dalla Regione (in genere nei mesi di maggio e di novembre) a tutte le Aziende Sanitarie Regionali, come stabilito dagli Accordi Collettivi Nazionali dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta. Le carenze emergono sulla base di calcoli matematici definiti dagli stessi Accordi Collettivi Nazionali (si tratta di calcoli basati sul numero di abitanti – o, per i pediatri di libera scelta, di minori da 0 a 6 anni – proporzionato al numero di medici e ai loro massimali). (…) Al momento attuale, sulla base del numero di residenti nei diversi ambiti territoriali dell’ASL TO4 nella fascia d’età 0-6 anni proporzionato al numero di pediatri di libera scelta e ai loro massimali, non vi sono posti carenti di pediatria di libera scelta. Fatto, questo, legato alla marcata denatalità che si registra sul nostro territorio”.
Quindi il problema per ASL e Regione non esisteva e, ad oggi, continua a non esistere. Ma torniamo a quanto accadutomi in famiglia: giorni fa mia figlia tredicenne si ammala e andiamo dal dottor Turra, il suo pediatra. Con nostra grande sorpresa, mentre il dottore si appresta a prescriverle un farmaco, si rende conto, consultando il terminale, che mia figlia non è più sua paziente. Abbozza subito una motivazione: essendo “grande”, l’avranno tolta “d’ufficio” per far posto ad un neonato e quindi occorre farla assistere da un medico di base, per adulti.
Domanda: posto che se non c’è carenza, e ad oggi la situazione è immutata, perché si deve togliere, senza darne comunicazione, il servizio pediatrico ai ragazzi più grandi? Certo, per far posto (ed è logico, per carità…) ai neonati, ma la comunicazione preventiva dove è finita?
Visto il canale di comunicazione a suo tempo aperto con l’ASL, scrivo nuovamente alla dottoressa Guidetto che, gentilmente e celermente, mi risponde nel giro di qualche giorno quanto segue: “La norma regionale (Accordo Integrativo Regionale) prevede che, qualora i calcoli matematici definiti dagli Accordi Collettivi Nazionali non evidenzino una carenza, si debba comunque assegnare un pediatra di libera scelta ai neonati con contestuale cancellazione da parte dell’Azienda delle scelte dei minori di 13 anni compiuti e, successivamente, di 12 anni compiuti. Ovviamente, l’Azienda comunica preventivamente ai genitori con lettera la cancellazione; il Direttore del Distretto di Ciriè-Lanzo ha verificato che la lettera per sua figlia vi è stata inviata alla fine dello scorso mese di dicembre: siamo molto dispiaciuti che vi sia arrivata. Sulla tematica delle carenze dei pediatri di libera scelta, considerando che i calcoli previsti dalla normativa sono basati sul numero di minori da 0 a 6 anni proporzionato al numero di medici e ai loro massimali, possono essere utili i seguenti dati: dal 2012 al 2018 i bambini nella fascia d’età 0-6 anni nel Distretto di Ciriè-Lanzo si sono ridotti di 1373 unità (in tutta l’ASL TO4 di ben 5261 unità)”.
Può darsi che la lettera inviataci possa essersi persa in qualche ufficio postale, continuo però a non capire la logica che sta dietro a questi accordi: non c’è carenza, ma in base a calcoli predefiniti, se serve, i “grandi” vengono depennati per far posto ai “piccoli”… Mah! D’altronde la colpa non è di nessuno, o forse lo è di tutti: i funzionari applicano semplicemente le regole approvate. Il problema sta a monte, quando si è deciso si trasformare, nel 1992, le USL in ASL: da Unità Sanitarie Locali a Aziende Sanitarie Locali. Nell’acronimo è cambiata solo una vocale, ma ragionando in termini di economia, un’azienda dovrebbe lavorare in attivo. Quindi da “unità” ad “azienda” la differenza non è solo una lettera, c’è un abisso, socio-organizzativo, in mezzo.
Ivan Cuconato
La carenza esiste eccome e comunque è gestita malissimo! Non è normale che per far visitare un bambino si debba rimanere in una sala d’aspetto tre o quattro ore, con bambini piccoli che stanno male,si stufano, piangono, possono avere sonno e fame! Praticamente si sa quando si entra ma non si sa quando si esce! Allo stesso tempo non è normale che se l’orario di visita è dalle 14 alle 16, pur arrivando alle 13 ti trovi davanti già 20 nomi scritti su un foglio ma la sala è quasi vuota! Ebbene sì questa è la buona abitudine di scrivere il proprio nome su un foglio e poi andare a fare spesa o altro tornando dopo 2 ore mentre noi che non abbiamo la possibilità di avere i nonni che vanno a segnare il nome ci passiamo 4 ore in sala ad aspettare! È una vergogna! Per chi lavora come noi e non ha possibilità di avere i nonni che fanno la coda al nostro posto vuole dire perdere mezze giornate di lavoro! Tra l’altro mi è anche capitato di prendere un permesso dal lavoro,orario di visita dalle 14 alle 16,arrivare alle 15 e non trovare il foglio perché c’era già troppa gente! Ma scherziamo, un bimbo malato e non viene visitato pur essendo arrivati in orario di visita e ci viene detto andate al pronto! Ho chiesto all’Asl di poter cambiare pediatra ma le impiegate senza neppur guardare a video la disponibilità o meno mi hanno risposto più volte c’è CARENZA DI PEDIATRI sono tutti pieni non potete cambiare! Quindi ci troviamo in balia di carenza di pediatri e mal gestione da parte del pediatra stesso.