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sabato, Luglio 27, 2024

    Scherzare col fuoco

    Pillole1WebSin da piccoli ci hanno insegnato a non provocare se non si vuol essere provocati o peggio aggrediti. I nostri genitori ci hanno insegnato a rispettare i diritti di tutti. Una cosa molto semplice, normale. Oggi, però, il mondo sembra essere capovolto e la normalità si è trasformata in qualcosa di straordinario. I valori e i principi che dovrebbero essere alla base di una società civile sembrano dissolti. In molti Paesi le parole uguaglianza, solidarietà, diritti, sono tabù; queste parole sono state cancellate dal vocabolario. La politica, ha smesso di occuparsene, e ogni giorno, purtroppo anche in Italia, assistiamo a nuove derive di estremismo e totalitarismo. Pensavamo di aver già chiuso i conti con ideologie razziste e fasciste; invece viviamo in un clima di odio e menzogna che le alimenta costantemente. Il progresso tecnologico ha battuto sul tempo il progresso sociale in cui credevamo e le conseguenze sono sotto i nostri occhi. Dalla guerra dei nervi passare al conflitto armato la strada è breve. La prospettiva che abbiamo di fronte è tutt’altro che rosea; gli stolti non lo sanno che la guerra, è un elemento fondante della politica. Quella politica che usa, se scrupoli, tutti i mezzi per mettere fuori gioco figure elette democraticamente e gradite dal popolo (vedi Brasile e Venezuela). Quella politica che si arricchisce sulla produzione di armi e mezzi di guerra sempre più sofisticati e potenti. E prevale la logica, che il conflitto sia necessario, anzi inevitabile, di volta in volta individuando il mostro di turno, (Saddam, Gheddafi, Assad, Kim Jong), accusandolo di “terrorismo”. E s’ignora che non esiste nessuna differenza tra terrorismo e guerra; anzi, la guerra non è altro che la più organizzata forma di terrorismo. Il sito della CIA, l’Agenzia di intelligence americana, definisce terrorismo “ogni atto di violenza premeditato contro civili e perpetrato da gruppi o altri individui”, escludendo quindi la possibilità che le forze armate in divisa possano compiere atti di terrorismo. L’opinione pubblica, poi, è ovviamente costernata quando viene informata su atti di terrorismo compiuti da qualche squinternato manipolato, ma non lo è altrettanto quando ad eseguire atti di crudeltà gratuita sui civili inermi sono i militari al soldo delle nazioni. Il combattente può torturare e ammazzare, fa parte del suo mestiere, è giustificato, esegue gli ordini.  Ovviamente, nessuna persona di buon senso vuole la guerra. Perché mai un contadino, un operaio, un insegnante, dovrebbe rischiare la vita in guerra quando il massimo che ne può ottenere è tornare a casa tutto intero? Ma, sono i capi delle nazioni a determinarne la politica, ed è sempre piuttosto semplice trascinare la gente dove si vuole, sia all’interno di un sistema democratico, che in una dittatura di qualsiasi colore. La gente può facilmente essere condotta ad ubbidire ai capi. Si deve solo dire che sono attaccati, che verranno privati dell’essenziale da quel nemico inventato e accusare i pacifisti di mancanza di patriottismo e di esporre il Paese al pericolo. Ha sempre funzionato. Da sempre è accaduto in tutte le guerre: la scelta d’intraprendere un conflitto è sempre stata motivata da falsità e propaganda. La guerra è per definizione una menzogna. Il mondo dell’informazione ha una forte responsabilità rispetto alla manipolazione del pensiero delle persone. Ad esempio la recente campagna di denigrazione delle ONG (organizzazioni non governative, senza fini di lucro), ha criminalizzato, senza alcuna distinzione, tutte quante, anche quelle che davano un minimo di assistenza medica e psicologica alle persone migranti, in seguito ai salvataggi in mare. Necessita più che mai smascherare le menzogne per evitare di essere manipolabili. Non possiamo restare indifferenti; non possiamo tacere né di girarci dall’altra parte. É indispensabile praticare diritti, perché la pratica dei diritti costituisce di per sé una pratica di pace. Fino a quando non rispetteremo i diritti di tutti non ci sarà giustizia perché ci sarà sempre discriminazione; non ci sarà libertà perché ci sarà sempre un sopruso, e non ci sarà pace perché ci sarà sempre una nuova guerra. Dobbiamo toglierci dalla testa che un mondo solidale e di pace ci verrà costruito e regalato dalla politica nazionale e internazionale. Loro piuttosto continuano a scherzare, incoscientemente, col fuoco, appiccando incendi anziché spegnerli.

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    Ernesto Scalco
    Ernesto Scalco
    Sono nato a Caselle Torinese, il 14/08/1945. Sposato con Ida Brachet, 2 figli, 2 nipoti. Titolo di studio: Perito industriale, conseguito pr. Ist. A. Avogadro di Torino Come attività lavorativa principale per 36 anni ho svolto Analisi del processo industriale, in diverse aziende elettro- meccaniche. Dal 1980, responsabile del suddetto servizio in aziende diverse. Dal '98 pensionato. Interessi: ambiente, pace e solidarietà, diritti umani Volontariato: Dal 1990, attivista in Amnesty International; dal 2017 responsabile del gruppo locale A.I. per Ciriè e Comuni To. nord. Dal 1993, propone a "Cose nostre" la pubblicazione di articoli su temi di carattere ambientale, sociale, culturale. Dal 1997 al 2013, organizzatore e gestore dell'accoglienza temporanea di altrettanti gruppi di bimbi di "Chernobyl". Dal 2001 attivista in Emergency, sezione di Torino, membro del gruppo che si reca, su richiesta, nelle scuole.

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