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sabato, Luglio 27, 2024

    Una spremuta di …pesce d’aprile!

    Abbiamo perso il gusto di ridere, ma non venitemi a dire che è per colpa della crisi.
    Forse è più probabile che sia colpa di un mondo che ci sta togliendo, giorno dopo giorno, il piacere di vivere con i nostri simili e condividere con loro una spontanea e salutare risata.

    Capiamoci, forse ridiamo più di una volta, ma lo facciamo virtualmente e soprattutto in modo passivo.

    Questo sorriso pret a porter iniziò, probabilmente, con la Candid Camera americana, trasmissione televisiva che grazie ad una telecamera nascosta coglieva improbabili e divertenti scenette di inconsapevoli passanti, in seguito importata in Italia con lo pseudonimo di “Specchio Segreto” da quel genio della cinepresa che fu Nanni Loy. I “diversamente giovani” si ricorderanno sicuramente dei bellissimi sketch televisivi in cui il regista-attore metteva alla prova gli italiani, dal nord al sud della penisola, in situazioni esilaranti ma soprattutto dal grande taglio giornalistico di inchiesta sociale. I più giovani, per comprendere, potranno fare riferimento a “Scherzi a parte”, esilarante pure quello, come programma, ma staticamente limitato alla gag fine se stessa.

    Poi siamo passati a Paperissima e quindi, grazie ai social, Youtube e WhatsApp ci si è affidati ai mini filmati, professionali e non, sulle situazioni più assurde e ridicole, sia di noi umani che di animali (i gatti, in questo contesto, sono i veri dominatori).

    Divertentissimi, certo, ma tremendamente passivi.

    La risata è indotta, pilotata, plagiata …non la cerchi, non la crei, non la vivi … la subisci.

    Din din, arriva il Whatsapp, apri il video, due belle risate, clicchi condividi e via! Dieci contatti, dieci risate, e via! All’infinito …

    Perché queste esternazioni? Perché quest’anno il primo di aprile a scuola non è successo nulla che non fosse programmato, istituzionalizzato; né tra gli allievi, né tra i colleghi: nulla!

    Me ne sono reso conto tornando a casa e istintivamente ho cercato sulla rete i “Pesci di aprile” targati 2019 … chissà cosa hanno combinato le menti malate del pianeta …

    La prima notizia che mi ha sputato fuori il motore di ricerca riguardava la BBC inglese ed è del …1957! Ricordava il pesce d’aprile storico degli spaghetti che nascevano spontanei sugli alberi del Canton Ticino; un filmato da premio oscar.

    Ma nel 2019? … Nulla!

    Ricordo allora i 31 marzo passati a disegnare, colorare e sapientemente ritagliare i pesci di carta che avrei appiccicato sulle schiene dei miei compagni delle elementari. Richiamo alla mente le sere della fatidica vigilia trascorse con gli amici, ormai grandicelli, a studiare i più improbabili scherzi da propinare il giorno dopo alle vittime designate; era un tourbillon di idee, di sketch esilaranti anche se spesso improponibili. Si rideva più a immaginarli che a realizzarli, ma si rideva, a crepapelle.

    In verità si scherzava e si rideva tutto l’anno, rasentando, in qualche caso, la perversione involontaria come quella volta che inviammo all’amico di turno un falso telegramma di congedo militare e un destino crudele volle che, proprio nei giorni di euforia familiare arrivasse, quasi concomitante, la lettera di precetto con destinazione Alto Adige …

    Ma quello era il mondo di “Scherzi a parte” fai da te. Era il nostro universo attraverso il quale sorridevamo al mondo, alla vita.

    Nulla, però, in confronto a ciò che vissero i nostri padri e ancor più i nostri nonni. In epoche ben più problematiche della nostra, in tempi complessi e spesso anche violenti, i nostri “vecchi” sapevano cogliere sapientemente il momento dello scherzo, della goliardata, come la chiamavano loro.

    Quando, da piccolo, respiravo i racconti dei “grandi” con i quali recuperavano i loro momenti di spensieratezza del passato, restavo incredulo, faticando ad immaginare lo zio, il nonno o persino il bisnonno, impegnati in scherzi incredibili, quasi artistici. Eppure era uno spaccato vero di una società che non c’è più.

    Rischiamo così di snaturare la nostra umanità, di perdere una peculiarità dal potere enorme.

    Lo stesso Aristotele, nella Poetica e nella Retorica, infatti, non solo sostenne l’innocuità del riso, ma attribuì ad esso i caratteri di una forza intimamente sociale, di coesione e di equilibrio tra gli uomini.

    La libertà del riso – afferma il filosofo Andrea Tagliapietra – è totale: nulla riesce a intrappolare chi fa del riso l’arma letale contro ogni dittatura: del potere, della realtà che si pretende incontrovertibile, del principio di non contraddizione, del preteso limite invalicabile, della differenza tra senso e non senso, dell’assoluto.

    Che la risata sia con voi.

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