“La pazienza è un albero: le radici sono molto amare,
ma i frutti dolcissimi”, proverbio tuareg
Il primo ricordo che mi viene alla mente di Praga? Uhm, devo fare un bel salto all’indietro nel tempo e arrivare all’anno 1990, quando con mio cugino Secondo Cravero e gli amici Gigi e Ezio Fiorio decidemmo di andare a visitare questa città subito dopo la “Rivoluzione di velluto” che poneva fine al regime comunista cecoslovacco. Da allora di tempo ne è passato parecchio, ma a Praga ci si torna sempre volentieri.
Capitale della Repubblica Ceca, è una delle città più belle e affascinanti d’Europa, viene soprannominata “la città delle cento torri“ e ha un fascino esoterico. A Praga, il fascino di ieri incontra una metropoli moderna, e questa splendida fusione attrae turisti da tutto il mondo.
I principali quartieri turistici si trovano nella zona centrale che è il cuore sociale e culturale di Praga. Di questa zona fanno parte la Città Vecchia o Stare Mesto, il Piccolo Quartiere o Mala Strana, il Borgo del Castello o Hradcany e la Città Nuova o Nove Mesto.
La collina di Hradcany e il Castello di Praga
Costruito nel IX secolo e residenza del Presidente della Repubblica Ceca fin dal 1918, il Castello di Praga è il castello a corpo unico più grande al mondo. Più volte, nel corso della storia, sono stati fatti interventi sulla sua facciata: gli ultimi lo hanno però riportato al suo aspetto originario e autentico, quell’aspetto danneggiato durante l’epoca socialista e rovinato dai restauri poco accurati degli Anni Novanta.
Visitare il Castello significa immergersi in un enorme complesso, dove troviamo la Cattedrale di San Vito, il Convento di San Giorgio con la sua collezione d’arte, il Palazzo Reale, il Vicolo d’Oro, il Belvedere e la pinacoteca.
Accanto alla fortezza, si estende uno dei quartieri più suggestivi della città, il quartiere Hradcany. Abitato fin dal III millennio a.C., ha al centro l’omonima piazza dove si possono ammirare i grandiosi palazzi dei cortigiani e degli istituti della Chiesa, come il Palazzo Lobkovitz col suo Museo Militare o il Palazzo Sternberk che ospita una collezione di arte antica europea.
Mala Strana
Soprannominato “il quartiere piccolo di Praga“, Mala Strana è in realtà una vera e propria città nella città. Qui il tempo pare essersi fermato: tutto è ancora identico a come è stato ricostruito, dopo l’incendio del 1514.
Situato appena sotto il castello, Mala Strana ha una duplice anima: da una parte, ha il carattere bohemien dei caffé, delle birrerie, delle gallerie d’arte e dall’altra è la sede delle ambasciate straniere che hanno trovato casa nei palazzi barocchi di via Nerudova, che ospita splendidi edifici ed è cuore di leggende: si dice che qui, nelle notti di luna piena, si sentano le note provenienti dalla “Casa ai tre violini”, dove vissero tre famiglie di liutai.
Stare Mesto
Nel cuore di Praga, un altro quartiere suggestivo è quello di Stare Mesto, un intricato dedalo di piazze e di viuzze che compongono la Città Vecchia, il centro storico della città.
Qui gli abitanti arrivarono subito dopo aver occupato la zona del Castello e Mala Strana, nel corso del XII secolo, qui si viene per ammirare la piazza Staromestske Namestí. È la piazza della Città Vecchia, ed è sede del municipio con la sua Torre dell’Orologio Astronomico, che si erge per 70 metri e che regala una vista straordinaria su Praga. È questa la vera attrazione della città e ad ogni ora l’orologio mostra la processione dei 12 apostoli, e lo spettacolo è suggestivo tanto quanto divertente.
Dal lato opposto rispetto alla Torre si trova invece la chiesa di Nostra Signora di Tyn, con le sue guglie gotiche che svettano a 80 metri d’altezza. Dalla piazza dipartono poi numerose stradine che conducono alla Moldava e al Ponte Carlo o alla Porta delle Polveri, su cui salire per godersi la vista sulla città.
Capitale della magìa
Per molti anni, il centro storico di Praga fu abitato da alchimisti, maghi, astronomi e astrologi. Oggi, la capitale ceca è considerata “la capitale della magìa” e, insieme a Lione e Torino, compone il cosiddetto “Triangolo della Magìa Bianca“.
Sembra che l’anima di quei maghi sia viva ancora oggi, nel cuore di una città ricca di misteri e di leggende. Rodolfo II, imperatore tra il XVI e il XVII secolo, ne chiamò alla sua corte un grande numero, per perseguire la conoscenza universale e metterla al servizio dell’uomo; pare lavorassero, trattati come schiavi, presso il Vicolo dell’Oro, dove Rodolfo II pretendeva tramutassero in oro i metalli.
Prima di lui, Carlo IV fece costruire la Città Nuova, Nove Mesto, come fosse una sorta di Gerusalemme Celeste, utilizzando una pianta ricca di corrispondenze tra divino e terreno.
Leggende del Ponte Carlo
Costruito tra il 1357 e il 1402 il Ponte Carlo è in realtà celebre per le leggende di cui è oggetto. La leggenda più affascinante, anche se a tratti un po’ macabra, ha per oggetto la statua di San Giovanni Nepomuceno. Si racconta che il re Venceslao IV, contrariato dal fatto che San Giovanni, allora prete di corte, si fosse rifiutato di riferirgli quanto detto in una conversazione con la regina, lo punì tagliandogli la lingua e uccidendolo. I suoi resti sarebbero stati gettati dal Ponte Carlo e, nel punto in cui caddero, avrebbero fatto brillare cinque stelle nell’acqua, quelle stesse cinque stelle che oggi sono il simbolo del Santo. La statua di San Giovanni Nepomuceno si trova oggi nel punto esatto da cui il corpo sarebbe stato gettato: si ritiene che, accarezzare la sua croce, porti fortuna. Ma non è questa l’unica leggenda. Carlo IV, quando ne ordinò la costruzione, chiese a tutti gli abitanti dei villaggi vicini di inviare quanti più albumi d’uovo riuscissero a recuperare, affinché potessero essere impastati con la malta per tener saldi i pilastri. Si racconta che, gli abitanti di Velvary, per la paura che i gusci si rompessero durante il viaggio, decisero di inviare… uova sode! Verità oppure no, secondo la leggenda per molto tempo tutto quanto si costruiva di giorno crollava durante la notte. A questo punto, l’architetto decise di fare un patto con il diavolo: se lo avesse aiutato nella costruzione, Satana avrebbe potuto rubare l’anima alla prima persona che avrebbe attraversato il ponte durante la notte. Pensando di ingannarlo, l’architetto liberò – all’imbrunire – un gallo sul ponte: ma il diavolo si accorse di tutto, e rubò l’anima di sua moglie dopo averla fatta giungere sul ponte per soccorrere il marito ferito. Infine, il Ponte Carlo pare essere legato a doppio filo ai Vodink, i folletti che secondo gli abitanti del luogo vivrebbero nelle acque della Moldava. Si racconta che trascinino le persone cadute nel fiume nelle loro grandi pentole per “conservarle”, ma c’è un fatto – curioso e crudele – di cui si dice siano stati protagonisti. Arrabbiato col proprietario di un carretto per aver sporcato le acque del fiume, un Vodink avrebbe atteso l’uomo in prossimità del ponte, mentre i cavalli si abbeveravano, per trascinarlo nella Moldava e imprigionare per sempre la sua anima nella sua pentola.