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lunedì, Maggio 13, 2024

    Philadelphia, tra Grace Kelly e Rocky

    “Non mi sono mai contentato di passare accanto a un sasso senza guardarci sotto”, John Steinbeck

     

    Cosa accomuna la bellissima e raffinata Principessa di Monaco con Rocky Balboa, interpretato da Sylvester Stallone? Semplice, la città dove è nata l’attrice e dove si ambientano alcuni film con protagonista il pugile italo americano: Philadelphia. Ma non solo, per i miei amici dal cuore granata, ricorda almeno nel nome, lo stadio dove è nata la leggenda del Grande Torino.
    Dopo questa precisazione sul titolo, con Anja Wenger siamo andati a vedere cosa ci offre questa elegante città della Pennsylvania, con circa 1.600.000 abitanti, sulle rive del fiume Delaware,  che fu la capitale provvisoria del paese dal 1790 al 1800.

    Independence National Historical Park
    Philadelphia si distingue per essere una delle città americane più ricche di storia, in particolare riferito al primo periodo degli Stati Uniti, quando le tredici colonie dichiararono la propria indipendenza dall’impero britannico. L’eredità di quel periodo si trova nel “Independence National Historical Park” che è stato definito “il miglio quadrato più ricco di storia di tutta l’America”.
    Il nucleo principale è la Independence Hall: è qui che sono nati gli Stati Uniti d’America. Dentro questo edificio sono state discusse e poi firmate prima la Dichiarazione d’Indipendenza il 4 luglio 1776, e nel 1787 la Costituzione degli Stati Uniti. È stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1979 e fa da sfondo al grande prato al centro del Historical Park.
    L’edificio venne costruito come Palazzo del Governo nel 1753, quando Philadelphia era capitale della Pennsylvania, lo stile è quello georgiano, realizzato in mattoni rossi e sormontato da un campanile. La parte centrale dell’edificio è quella originale, mentre il campanile che originariamente era in legno, è stato ricostruito nel 1828. Anche le ali laterali sono state demolite e ricostruite nel corso dell’Ottocento.
    Accanto all’edificio si trova la Liberty Bell, la Campana della Libertà, arrivata a Philadelphia nel 1752 da Londra, dove fu forgiata proprio nel quartiere di Whitechapel, quello da cui proveniva William Penn, fondatore della Pennsylvania. Questa campana in bronzo, pesante 950 kg, rappresenta di fatto il simbolo della Rivoluzione Americana: era l’8 luglio 1776 quando il batacchio della Liberty Bell radunò i cittadini per ascoltare la lettura della Dichiarazione d’Indipendenza firmata quattro giorni prima. Negli anni ’30 del 1800 divenne un simbolo delle società che si impegnavano per l’abolizione della schiavitù. L’incisione sulla campana recita un versetto biblico “Proclamate la libertà in tutta la terra a tutti i suoi abitanti”.
    A due isolati dalla Independence Hall c’è la Carpenter’s Hall, un altro edificio significativo per la storia americana. Qui infatti nel 1774 si riunì il Primo Congresso Continentale e sempre qui nel 1776 la Conferenza provinciale della Pennsylvania dichiarò l’indipendenza della Provincia della Pennsylvania dall’Impero Britannico. Fu sempre qui che il Congresso prese la decisione di bloccare la tratta degli schiavi dall’Africa.

    Elfreth’s Alley
    Elfreth’s Alley, lunga appena 120 metri, è probabilmente la strada più caratteristica di Philadelphia e sicuramente una delle più antiche. Camminando sui suoi ciottoli ci si sente catapultati indietro nel tempo.
    L’aspetto è simile a quello che aveva tra il Settecento e l’Ottocento, quando era conosciuta come una via di artigiani; piccole botteghe si alternavano in questo vicolo con i mestieri più disparati, vi abitavano e lavoravano falegnami che costruivano mobili, e soffiatori di vetro o fabbri come Jeremiah Elfreth, l’uomo da cui prende il nome la via.
    La strada rischiò di scomparire, come è accaduto ad altre vie simili, nel periodo di forte industrializzazione della città, ma nel 1934 una storica residente della via, Dolly Ottey, fondò la Elfreth’s Alley Association, impegnandosi con altri abitanti affinché il vicolo venisse preservato così com’era.

    Eastern State Penitentiary
    Il primo penitenziario al mondo, progettato da John Haviland e aperto nel 1829, è considerato la prigione che ha rivoluzionato il sistema carcerario americano e internazionale. Il complesso di celle dove sono stati detenuti gangster come Al Capone oggi è diventato un museo.
    È stato strutturato con una pianta radiale, sette corridoi che si diramano da un punto centrale. Le celle riscaldate e illuminate potevano ospitare fino a 500 detenuti.
    La struttura doveva ispirare la penitenza, da cui il termine penitenziario, e l’isolamento del detenuto era visto come fondamentale. Sull’esterno di ogni cella c’era un piccolo cortiletto personale in cui i detenuti potevano fare ginnastica, giardinaggio e anche avere un animale domestico.
    Questo sistema carcerario, conosciuto come “Sistema Pennsylvania“, si pose in contrapposizione al più diffuso “Sistema Auburn”, nel quale i prigionieri dovevano lavorare in silenzio e potevano subire punizioni fisiche. Quest’ultimo era il più diffuso negli USA, ma il nuovo penitenziario di Philadelphia ispirò oltre 300 carceri in tutto il mondo.
    In questo carcere Al Capone scontò la sua prima pena: era il 1929 e il gangster si fermò qui mentre viaggiava da Atlantic City a Chicago. La polizia lo sorprese all’uscita di un cinema con una rivoltella detenuta senza licenza. Il tribunale stabilì una pena di un anno e Capone trascorse 7 mesi di questo periodo in una cella che ancora oggi è visibile: arredata con tappeti e quadri, mobili eleganti e una radio per ascoltare la musica, si presenta così la stanza in cui il boss mafioso era detenuto.

    La scalinata di Rocky
    Ci sono film che hanno lasciato il segno e uno di questi è quello ambientato a Philadelphia con Sylvester Stallone nei panni del pugile più famoso del cinema. Ripercorrere i passi di Rocky è anche un modo di visitare una parte della città.
    Il protagonista del film vive a South Philadelphia e nei suoi allenamenti corre attraverso tutto il centro cittadino fino a raggiungere il Museum of Art, sulle cui scalinate sale per completare la sfida mattutina con se stesso.
    Se il museo è già di per sé una delle maggiori attrazioni della città, i film di Stallone hanno contribuito a rendere famosa anche la scalinata, i 72 gradini più fotografati di Philadelphia.

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    Giovanni Cravero
    Giovanni Cravero
    Giovanni Cravero meglio conosciuto come Vanni, nato nel 1952 a Caselle di professione Agente di Commercio da sempre e da sempre con la grande passione di andare in giro ovunque sia possibile. Ho cominciato a muovermi all’età di 17 anni e senza soste questo mi ha portato a vedere ad oggi oltre 80 Paesi in tutti i 5 continenti, oltre 800 località e oltre 200 Siti Unesco, che come mi dice Trip Advisor rappresentano oltre il 60% della Terra.

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