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venerdì, Marzo 29, 2024

    “Neta Urla” racconta

    50 anni di lavoro di parrucchiera, fra Caselle e Torino

    L’abbiamo incontrata alla Casa dei Pini. Nella casa di riposo sanmauriziese è adesso l’ospite più anziana, per via dei suoi 102 anni, che a breve diventeranno 103. Il suo nome per l’anagrafe è Anna Orla, ma, mi avvisa: “A Caselle tutti mi conoscevano come Neta Urla, la parrucchiera”. Abbiamo combinato l’intervista tramite un amico di famiglia, è felicissima di farla, e non nasconde un po’ di emozione. Annetta è lucidissima, gli occhi sono vivaci e sereni. La invitiamo a raccontarci qualcosa della sua lunga vita. È come togliere il tappo ad un lavandino pieno, i suoi ricordi scorrono fluenti ed intatti.

    “Sono nata l’8 novembre del 1916, a Caselle. Nata in casa, in via Torino 116, dove c’era l’abitazione dei miei. Gli Orla non sono originari di Caselle: mio nonno paterno era di Graglia, nel biellese. Faceva il muratore, e quando si trasferì per lavoro a Caselle mise su un’attività di fabbricazione di piastrelle. La sua prima abitazione era su quella che è ora via Guibert; partì da una stanzetta; poi lavorando e risparmiando man mano la mia famiglia riuscì a comprare altri locali e cortili fino ad affacciarsi su via Torino. Ancora nella casa su via Guibert nacque, nel 1884, mio padre Domenico, che continuò l’attività nel settore edile, come impresario. Il laboratorio per la fabbricazione delle piastrelle era nel cortile interno; mi ricordo gli stampi di legno, che dovremmo avere ancora da qualche parte in casa; facevamo le piastrelle di stile “veneziano”, quelle esagonali per i pavimenti. Mio padre fece la Grande Guerra negli alpini, come autista, nel fronte orientale. Però, prima di partire per la guerra, si era sposato con Maddalena Vaschetto. Da quel matrimonio siamo nati io, mio fratello Michele e mia sorella Maria”

    Hai qualche ricordo particolare di quando eri ragazzina?  

    “Si, mi ricordo un fatto che fece molto scalpore allora a Caselle: quando i fascisti diedero l’olio di ricino a un nostro vicino, che abitava in via Torino proprio di fronte a noi, ed era di fede socialista. La mia infanzia finì comunque presto: avevo solo 12 anni quando, per aiutare in famiglia, dovetti cominciare a lavorare: prima da Motu, ma lì restai solo qualche mese; poi mi assunsero alla Filatura Bona, dove lavorai per sette anni. Poi dovetti lasciare quel lavoro, perché mia mamma si era ammalata, e c’era bisogno di assistenza. Mio fratello Michele, che aveva due anni meno di me, nel frattempo era emigrato all’estero: si era comprata una moto ed era andato prima in Spagna, poi in Svizzera, dove aveva trovato lavoro come elettricista, e si era sposato con una ragazza spagnola, Isabel, che poi ha portato qui a Caselle. Mia sorella Maria si era sposata con Mario Castiglione, ed avevano un negozio di ciclista proprio di fronte al vecchio Baulino. In casa ero rimasta quindi solo io, ad assistere mia mamma e ad aiutare in bottega, dove vendevamo mattoni, calce e altro materiale edile. Mancata la mamma, nel 37, decisi di intraprendere un’attività mia. Trovai a Torino un negozio di parrucchiera, in corso Vittorio Emanuele, all’altezza delle Carceri Nuove, e del mattatoio, che allora era ancora in centro città; lì feci l’apprendista: ma non mi pagavano, anzi dovevo pagare io, imparando però il mestiere. Nel frattempo a Caselle, in via Torino, mio padre mi aveva sistemato una stanza affacciata al cortile, per ricevere le clienti. Il negozio che dava su via Torino era infatti occupato, in affitto alla Ferramenta dei Ferrero. Così aprii la mia attività di parrucchiera. Che ingranò subito bene: in quegli anni eravamo solo in tre a fare le parrucchiere a Caselle, e io mi feci subito una buona clientela, specie con le mogli dei militari che lavoravano all’Aeroporto. Ma non mi bastava, volevo un negozio tutto mio, a Torino. Così finita la guerra, trovai un locale in affitto, di proprietà del Cottolengo, in Lungo Dora Napoli, angolo via Mondovì. Lì cominciai a lavorare, e ad abitare, con un lettino nel retrobottega. Stavo lì dal lunedi al venerdi; sabato e domenica ero a Caselle, dove lavoravo ancora, per le clienti più affezionate. Da Lungo Dora Napoli mi spostai poi in Corso Emilia 17: un negozio con una bella vetrina affacciata sul corso, e finalmente il riscaldamento centralizzato, che mancava in Lungo Dora Napoli”.

    Una vita tutta di lavoro. Nessun spazio per il divertimento e la vita privata?

    Anna sospira, accenna, senza entrare troppo nei dettagli, ai tanti problemi di malattie in famiglia, e “Quando capitava qualcosa, ero sempre io a dover correre”. Poi le brillano gli occhi: “A Torino, qualche volta andavo a ballare al Gai in via Pomba, trascinata dalle amiche e dalle clienti. Ma più che il ballo, mi piaceva il cinema e il teatro: andavo a vedere le riviste all’Alfieri; mi ricordo una serata speciale con Anna Magnani al Carignano”.

    L’intervista volge al termine. “Avevo 62 anni quando ho chiuso l’attività a Torino dopo aver maturato il diritto alla pensione. Ho continuato poi per qualche anno con le clienti di Caselle, fin quando me la sono sentita. Ho continuato ad abitare nella casa di famiglia, in via Torino, fino a pochi anni fa. Poi le gambe hanno cominciato a non reggermi più, ed ero di peso alle mie nipoti”. Così il trasferimento alla Casa dei Pini, dove ora soggiorna dal 2014. Nel novembre del 2016 la festa dei 100 anni, con l’intervento del sindaco di San Maurizio Paolo Biavati e dell’Assessora al Welfare di Caselle Angela Grimaldi. Il segreto per la sua longevità, le hanno chiesto in quell’occasione: “Lavorare tanto, non guardarsi indietro e pensare sempre bene della vita”.

    Salutiamo Anna Orla con la foto di rito, con Cose Nostre in grembo: “È il giornale che leggo da sempre, da quando ha cominciato ad uscire e l’abbonamento costava 1000 lire” commenta Anna, con la precisione che la distingue.

     

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    Paolo Ribaldone
    Paolo Ribaldone
    Dopo una vita dedicata ad Ampere e Kilovolt, ora dà una mano a Cose Nostre

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