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sabato, Luglio 27, 2024

    Luna, figlia desiderata

    Lo smartphone di Gianni cominciò a suonare improvvisamente. Il raglio d’asino che fungeva da suoneria si diffuse per tutto il capannone della piccola azienda metalmeccanica presso cui lavorava.
    Afferrò il telefonino e rispose:” Pronto…” All’altro capo della linea c’era Carmen la sua compagna, dalla voce squillante si intuiva la felicità.
    “Ciao Carmen, è successo qualcosa? Lo sai che i titolari si arrabbiano se veniamo chiamati durante il lavoro. Non potevi aspettare stasera?”
    “No, non potevo aspettare”, rispose Carmen, “Ho una notizia da darti che non sto nella pelle.” “E allora ?”, proferì Gianni. Con voce allegra Carmen disse:” Gianni, sono in attesa. Volevo dirtelo subito. Già qualche mese fa sapevo di essere incinta, avevo fatto un test. Ma volte non sono affidabili, per cui ho aspettato di essere sicura. Sono andata dal ginecologo e lui ha confermato: avremo un figlio!”
    “Ma che bello, finalmente ci siamo riusciti! I nostri genitori faranno i salti di gioia. Stasera si festeggia.”
    Questa notizia Carmen e Gianni la attendevano da tempo, da quando avevano deciso di andare a vivere insieme. Tuttavia avevano dovuto rinviare i tentativi di avere subito un figlio, maschio o femmina non importava. Le loro condizioni economiche non consentivano ancora un simile passo.
    “Sistemiamoci prima con il lavoro, miglioriamo le condizioni economiche e, appena possibile, compriamo un alloggetto per avere un tetto sulla testa. Dobbiamo creare le condizioni per farlo venire al mondo come si deve”, aveva detto Gianni. Carmen era impaziente, tuttavia riconosceva che Gianni aveva ragione.
    Gianni e Carmen si erano conosciuti, come capita in molti casi, durante una festa di comuni amici. Si erano rivisti in altre occasioni sempre nel solito gruppo.
    Avevano cominciato a scambiarsi opinioni e ben presto a… familiarizzare, e cominciarono anche ad uscire insieme. Si accorsero che stavano bene: divennero una coppia stabile.
    Cominciarono anche a valutare la possibilità di andare a convivere, ma era ancora presto.
    Gianni lavorava da operaio presso una piccola azienda metalmeccanica, Carmen aveva appena conseguito la laurea in economia e commercio con ottimi risultati e stava cercando lavoro, le sarebbe piaciuto lavorare presso un commercialista. Di sicuro, non appena anche Carmen avesse trovato un impiego, sarebbero andati a vivere insieme.
    Dopo vari tentativi arrivò l’occasione buona.
    Il colloquio per l’assunzione andò benissimo e fu assunta con un contratto a termine. Tuttavia il titolare, con parole attente e cortesi, ma senza equivoci, le aveva fatto capire che nello studio c’era bisogno di gente affidabile e sempre presente e, neanche troppo velatamente, aveva fatto intendere che una eventuale maternità non sarebbe stata gradita. Nel lavoro Carmen si dimostrò brillante.
    I giovani, a questo punto, decisero di cominciare a vivere assieme. Affittarono un alloggetto in attesa di poter comprarne uno adatto alle loro esigenze.
    Col tempo trovarono una certa stabilità economica e decisero di tentare l’acquisto di un appartamento adatto, ma non troppo costoso.
    Con l’aiuto dei loro genitori, i quali avevano messo a loro disposizione una somma non notevole ma utile, e contraendo un mutuo, avevano comprato un bel alloggio luminoso e accogliente in zona periferica.
    I genitori dei nostri giovani stravedevano. Avevano fatto molti sacrifici nella vita e dicevano:” Se non aiutiamo noi i nostri ragazzi, chi deve farlo? I risparmi che abbiamo fatto li abbiamo fatti anche per aiutare i figli.”
    I genitori di Gianni, Anselmo e Carla, e la mamma di Carmen, Maria (il papà di Carmen era mancato anni prima per una malattia contratta sul lavoro), accolsero la notizia del nipotino facendo salti di gioia. Nonno Anselmo già pregustava, se fosse stato un maschietto, di insegnargli un sacco di cose e di accompagnarlo a fare sport. Le nonne facevano il tifo per la femminuccia. In realtà questa notizia aveva portato una ventata di vitalità in famiglia.
    La gravidanza, agli inizi, fu senza problemi. Dopo qualche mese emersero delle complicazioni che costrinsero Carmen a prendere periodi a riposo. Il titolare dello studio subito non disse niente ma accortosi della gravidanza non si fece scrupoli: non rinnovò il contratto di Carmen che si trovò, sostanzialmente, licenziata. “ Vede Carmen, io l’avevo avvisata – disse il titolare dello studio – abbiamo bisogno di gente che sia sempre presente. Non possiamo permetterci una dipendente che stia lontana dallo studio per mesi.” Carmen senza peli sulla lingua rispose:” E tutti gli elogi che mi faceva? Spesso mi fermavo a fare straordinari e non li segnavo. Lei ha anche tentato di allungare le mani e ho fatto finta di niente e ora mi da questo benservito?” Il vecchio sfruttatore non rispose. Si limitò ad augurarle buona fortuna.
    Fu un brutto colpo. Nonostante che la ragazza sapesse dei rischi che correva, sperava, grazie al suo impegno e all’eccellente lavoro che svolgeva, che non sarebbe stata lasciata a casa. Confidava nella maternità.
    Gianni era preoccupato della situazione che si stava creando, diventata improvvisamente preoccupante. Infatti anche la sua azienda iniziava a trovarsi in difficoltà a causa delle committenze che cominciavano a scarseggiare a causa della crisi generale che serpeggiava.
    Che fare? C’era il mutuo da onorare tutti i mesi e poi c’erano le spese delle bollette e gli altri costi della quotidianità.
    Carmen e Gianni discutevano continuamente della loro situazione, non sapevano come uscirne. Erano disponibili a fare sacrifici, sapevano che fanno parte del gioco: sarebbe bastato?
    La mamma di Carmen si era accorta che c’era qualcosa che non filava liscio. Il volto della ragazza esprimeva bene il travaglio in cui si trovavano i giovani. Le disse:” State tranquilli, io e i genitori di Gianni non siamo certo ricchi, ma vi aiuteremo come meglio possiamo. Siamo abituati ad affrontare le difficoltà.” I giovani sapevano bene della disponibilità dei genitori, ma non volevano approfittarne troppo. Erano adulti. Toccava a loro risolvere i problemi.
    Le difficoltà cui stavano andando incontro fecero affiorare nella loro mente un tremendo interrogativo: potevano, in queste condizioni, permettersi un figlio, avrebbero dovuto rinunciare?
    Le discussioni tra Gianni e Carmen divennero animate e concitate. Affiorarono anche incomprensioni, normali in questi casi.
    Una sera Gianni in preda allo sconforto, approfittando che Carmen era andata da sua mamma, decise di andare a farsi un paio di birre nel bar del suo amico Ciccio che non vedeva da tempo e con cui si confidava. Erano amici fin dall’infanzia. “ Ciao Gianni, finalmente ti fai vedere. Quale buon vento ti spinge fin qui?” Gianni dopo aver salutato Ciccio si sedette e tracannò tre birre una dietro l’altra. Il barista capì subito che c’era qualcosa che non girava, conosceva bene Gianni, non l’aveva mai visto in quello stato e gli disse:” Cosa è successo? Non ti ho mai visto così e bere in questo modo. Confidati con me che ti sono amico e sono come un fratello.” Gianni gli raccontò della situazione in cui si trovavano e che stavano pensando alla possibilità di dover rinunciare al figlio.
    “ Siete scemi – proruppe Ciccio – non fatelo. Le cose si aggiustano anche quando sembrano tragiche. Questo giro lo offro io, poi basta bere e discutiamo.” “ Già”, disse Gianni, “tu nelle nostre condizioni cosa faresti?”
    “Vi capisco bene, riflette Ciccio, agli inizi anche io mi sono trovato in difficoltà. C’è voluto molto impegno ma poi ne sono uscito. Ti faccio una proposta su cui sto riflettendo da tempo. Tu capiti a fagiolo. Il bar va alla grande. In questa zona ci sono un bel po’ di aziende e studi. Parlando in giro mi sono accorto che c’è l’esigenza, per molti dipendenti di queste aziende, di avere un posto dove mangiare qualcosa a mezzogiorno. Ho deciso di aprire un self service, ma mi serve una mano. Io e mia moglie non possiamo farcela da soli. Vuoi venire ad aiutarmi? All’inizio come dipendente e se le cose girano come penso, potresti anche diventare socio.” Gianni spalancò gli occhi: si apriva una possibilità insperata. Ne parlò con Carmen che, ovviamente, fu d ‘accordo. Dopo la gravidanza lei avrebbe potuto occuparsi della contabilità e dare una mano in sala o cucina.
    Nacque una bella femminuccia che chiamarono Luna, in onore al romantico nome dell’astro che veglia sugli amanti.
    Ciccio e sua moglie Susanna furono i padrini di Luna.

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