Proviamo a fare un gioco.
Poniamo che, per il sortilegio di un malefico mago o maga, sparissero dall’Italia tutti i volontari che operano nelle moltissime associazioni, gruppi, fondazioni e chi più ne ha più ne metta: cosa potrebbe accadere? Tutto procederebbe come prima? Oppure ci sarebbero contraccolpi?
Probabilmente molti penserebbero che si andrebbe avanti lo stesso, qualcuno che ci sarebbero problemi. Non possiamo escludere coloro che penserebbe che ci sarebbero in giro meno furbi. Tanto si sa, qualcuno pensa che fare il volontario, per molti, è l’occasione per ottenere vantaggi.
E se dicessi che, con la sparizione del volontariato, è lo stesso Stato che potrebbe entrare in una gravissima crisi?
Lo Stato non sarebbe in grado di garantire né la qualità né la quantità dei servizi sociali, spesso vitali e indispensabili, presenti nelle varie realtà del paese.
Le attività di volontariato sono presenti in tutti i settori della vita dello Nazione. Senza le attività e il supporto dei volontari queste attività potrebbero venire meno.
I settori e comparti in cui operano i volontari sono molti: sanità, associazionismo culturale, sostegno alle famiglie e persone in difficoltà economica e non solo, nei servizi di emergenza come ambulanze e vigili del fuoco, protezione civile, difesa dell’ambiente, accoglienza e cura degli animali randagi, tutela del patrimonio storico artistico. Ci sono inoltre molte associazioni che operano in collaborazione con istituzioni scientifiche impegnate nella lotta contro tremende malattie. L’elenco potrebbe continuare a lungo. Non c’è ambito che non si avvale della collaborazione dei volontari.
Poniamoci una domanda: cos’è che spinge una persona, ad esempio un volontario che tutti i giorni si reca in ospedale a collaborare col personale in attività collaterali- come quello di nutrire un ammalato impossibilitato a farlo da solo, in un’attività tanto utile quando oscura? C’è di sicuro una forte carica etica e una disposizione naturale alla solidarietà.
Questa, in realtà, è solo un’ipotesi. La verità è che ogni volontario è spinto a donarsi a partire da motivazioni che, spesso, nemmeno lui è in grado di chiarire. In sostanza la molla delle motivazioni che spingono alla pratica del volontariato sono tante quanto sono i volontari.
C’é chi lo fa per passione verso un certo ambito, c’è chi fonda un’associazione in seguito ad un evento tragico, chi perché in famiglia si è sempre fatto così. La molla che nuove gli individui verso gli altri alberga negli strati profondi della nostra dimensione spirituale ed ideale. A queste motivazioni si può aggiungere anche l’atavico istinto di conservazione e sopravvivenza: io aiuto te perché hai bisogno, ma tu aiuterai me se ne ho bisogno io. Questo istinto è presente anche in molte specie animali. È particolarmente evidente in alcuni ceppi di scimmie superiori quali i bonobo. Esiste, su questo aspetto, un bel libro dal titolo: “Il Bonobo e il Bambino”.
Tuttavia fare attività di volontariato non è semplice, bisogna essere disponibili a fare sacrifici anche importanti. Soprattutto per chi riveste cariche di responsabilità. Già, per fare il volontario non basta dare la disponibilità per un po’ di ore settimanali. questo è sufficiente per chi non riveste incarichi di responsabilità.
L’attività di un’associazione di volontariato deve essere organizzata secondo precise disposizione di legge e, soprattutto, ci va rispetto e trasparenza verso i sostenitori di queste associazioni. C’è la contabilità da curare, le attività da organizzare, promuovere la ricerca dei finanziamenti, la sicurezza del personale volontario, eccetera eccetera
Per molti volontari l’impegno continua anche tra le mura della propria casa. I responsabili di un’associazione importante devono operare con mentalità da professionista. sono a tutti gli effetti dei veri dirigenti. Responsabilità comprese.
Ci sono associazioni di volontariato che sono talmente importanti che sono un imprescindibile punto di riferimento. Collaborano a pieno titolo con le organizzazioni dello stato e internazionali. Qualche esempio tra i tanti: la Caritas, la Comunità di S. Egidio, Medici senza Frontiere, Emergency, Amnesty International.
In alcune aree del paese le associazioni di volontariato surrogano, letteralmente, l’atavica assenza dello Stato. Il mio pensiero va a certe combattive suore e parrocchie e associazioni laiche che operano in aree di frontiera. In sostanza sono l’unica speranza per non soccombere. Tant’è che spesso quelli che si sono esposti più di tutti hanno pagato con la vita: don Puglisi e don Peppe Diana in primis. E mica solo loro due.
Non bisogna, inoltre, dimenticare le tante persone, soprattutto donne, che sono costantemente impegnate in opere di accudimento e cura verso ammalati che versano in gravi condizioni. Non sono, ufficialmente, dei volontari, ma la loro attività è preziosa. Ho conosciuto persone che, in forma anonima e in umiltà, per tutta la vita si sono dedicate agli altri. Famigliari e non. Questa gente è generalmente mossa da una profonda fede religiosa o una forte carica etica e morale.
In conclusione. Nel mondo del volontariato c’è la parte migliore del paese. È una realtà trasversale dove le differenze politiche e culturali spariscono. Si da spazio alla propensione al bene presente potenzialmente in ogni individuo. Basta riconoscerla.
Rifaccio la domanda: che paese sarebbe l’Italia senza volontari?
Essere volontari
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