Potrebbe sembrare un annuncio, invece è l’acronimo utilizzato in medicina per indicare l’Aneurisma dell’Aorta Addominale cioè una dilatazione localizzata e permanente dell’aorta, il più grande vaso sanguigno del nostro corpo. Gli aneurismi sono solitamente asintomatici fino alla loro rottura che può portare ad una gravissima emorragia interna e alla morte. Solo in Italia ogni anno si contano 6.000 decessi per tale motivo. L’ecografia e l’ecocolordoppler rappresentano gli esami più utilizzati nella pratica clinica per lo screening dell’AAA in quanto molto specifici e sensibili, non sono invasivi e non espongono i pazienti a radiazioni.
La rottura di un AAA fu la causa della morte di Albert Einstein, probabilmente anche a causa del suo stile di vita poco sano. Lo scienziato era infatti un fumatore, aveva una alimentazione trascurata e non faceva attività fisica (nessuno è perfetto!). All’età di 69 anni iniziò ad avere episodi intermittenti di dolore addominale severo, sintomi che diventarono più gravi alla fine del 1948, quando fu sottoposto ad una laparotomia esplorativa dove fu diagnosticato “un aneurisma dell’aorta addominale grande come un pompelmo”.
In quel periodo non era ancora nota la chirurgia dell’aorta addominale, ma il dr Nissen, chirurgo che lo operò, procedette a coprire l’aneurisma con del cellophane giallo che fu suturato al retroperitoneo su entrambi i lati dell’aneurisma, con la speranza che il cellophane causasse un processo infiammatorio e una fibrosi sulla massa pulsante, impedendone così la crescita e la rottura. Einstein si riprese lentamente dall’operazione, lasciò l’ospedale e continuò una vita normale.
Sei anni dopo l’intervento però, si ripresentarono gli stessi sintomi, ma in forma più grave ed estesi anche alla regione inguinale sinistra: la massa pulsante era cresciuta considerevolmente. Il direttore del dipartimento di chirurgia della New York University, scrisse che lo scienziato più famoso del mondo aveva un aneurisma espansivo dell’aorta addominale che costituiva un’indicazione urgente per un intervento chirurgico in assenza del quale sarebbe morto. Nel 1955 però pochissimi centri avevano abbastanza esperienza per poter effettuare tale tipo di intervento. Il 15 aprile, Einstein fu ricoverato sotto shock all’ospedale di Princeton: la massa pulsante era palpabile e gli provocava un violento dolore. Nonostante la raccomandazione del chirurgo, Einstein rifiutò di sottoporsi all’intervento, sostenendo di aver vissuto molti anni, sempre impegnato e godendosi la vita, quindi non voleva subire le difficoltà di un’operazione, e infine disse: “Vorrei partire quando voglio. È di cattivo gusto prolungare la vita artificialmente; ho fatto la mia parte. È ora di andare e me ne andrò in modo elegante”. Albert Einstein morì nel sonno all’ 1:47 del 18 aprile 1955 presso l’ospedale di Princeton. L’autopsia confermò che la causa della morte fu la rottura del grande aneurisma dell’aorta addominale.
Dal 1955 ad oggi sono stati fatti passi da gigante sia per quanto riguarda la prevenzione che per la diagnosi e la terapia chirurgica con l’utilizzo delle endoprotesi. Fondamentale il ruolo che anche qui gioca la prevenzione primaria con uno stile di vita sano e corretto, evitando il fumo di sigaretta, effettuando attività fisica aerobica regolarmente ed evitando alimenti e bevande dannose. Anche la prevenzione secondaria, cioè la ricerca dell’aneurisma quando questo è ancora silente, è fondamentale. Pertanto “AAA aneurisma dell’aorta addominale cercasi” non vuole solo essere un facile slogan, ma un invito a tutti ed in particolar modo alle categorie più a rischio a sottoporsi a controlli periodici.
(La storia di Einstein è tratta da: “Albert Einstein y su aneurisma de la aorta” di Jorge Cervantes Castro.)