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Comune di Caselle Torinese
sabato, Luglio 27, 2024

    Roberta Bruno e le sue vigne

    Un sorso di futuro

    La storia di Roberta Bruno è fatta di coraggio e intraprendenza, guarda al futuro tenendo strette le proprie radici, nella ricerca della propria strada e nella voglia di cercare nuovi stili di vita che generino benessere non solo per sé stessi ma anche per il mondo che ci circonda. Ti travolge Roberta, con la sua vitalità e capacità di andare oltre; ascoltare il suo percorso di vita riaccende la speranza e pensi che la strada la tracciano i tanti giovani che, come lei, hanno il coraggio di fare del cambiamento una risorsa che fa nascere nuovi germogli. Perché come diceva Martin Luther King: “Il potere è la capacità di raggiungere degli scopi, il potere è la capacità di effettuare dei cambiamenti”
    “Sono da sempre una persona “in movimento”; – racconta Roberta – ho vissuto da piccola in Germania per alcuni anni, a seguito della trasferta di mio padre Stefano, al ritorno ho frequentato le scuole medie a Caselle e poi il liceo linguistico europeo a Torino, infine l’università in cui ho riversato il mio piglio imprenditoriale, laureandomi, nel 2017, in Management dell’Informazione e della Comunicazione Aziendale presso la SAA. Parallelamente, finché mi è stato possibile, ho giocato a pallavolo fino ad arrivare in serie A, una grande passione che ho dovuto abbandonare per completare al meglio gli studi: non è stato facile, ma alla fine penso sia stata la scelta giusta. Dopo la laurea ho deciso di ascoltare quel desiderio impellente che mi diceva di partire: mi sarebbe davvero piaciuto poter lavorare a Londra. Così mi sono messa alla ricerca di qualcosa che mi permettesse di realizzare questo grande sogno e il destino ha fatto la sua parte: di lì a tre giorni, ho scoperto che sarebbe iniziato un master internazionale di 18 mesi, da realizzare tra Torino, Londra e Barcellona. La possibilità di soggiornare nella capitale inglese, e l’argomento del Master mi hanno convinta: si parlava di sostenibilità ambientale, sociale ed economica nel settore alimentare. Il tema della sostenibilità mi era del tutto sconosciuto e la curiosità ha prevalso: l’occasione era davvero imperdibile! Sliding doors…. ho chiuso definitivamente con la pallavolo, dopo 15 anni di grande passione e mi sono gettata a capofitto in questa nuova avventura. L’agricoltura e l’imprenditoria fanno parte del mio DNA, infatti la famiglia di  mia madre, Enrica Ivaldi, da generazioni produce vino.
    Il master ha trasformato radicalmente il mio modo di vivere. Già al secondo giorno ho deciso di diventare vegetariana; la consapevolezza che man mano cresceva in me rendeva necessaria un’implementazione nella mia vita quotidiana. Non potevo studiare di sostenibilità, etica, salvaguardia del nostro pianeta e degli animali, ma soprattutto delle persone, rimanendo indifferente: poco a poco il mio modo di essere e pensare si trasformava in azione. Qualsiasi acquisto, dai vestiti, al cibo, agli oggetti, passava attraverso questo tipo di valutazione. Ho vissuto in due grandi città europee che mi hanno permesso di confrontarmi con altri giovani in una dimensione multietnica e perciò molto stimolante, inevitabilmente i miei orizzonti si sono arricchiti. A Londra mi sono scontrata con la realtà del capitalismo e della globalizzazione: lo sfruttamento delle risorse e delle persone in un mondo in cui tutto è accessibile e immediato. Mentre a Barcellona mi sono avvicinata a realtà locali che lavorano per creare valore sul territorio e a livello sociale. L’azienda per la quale ero stata tirocinante durante il master mi aveva proposto di rimanere a lavorare per loro, come commerciale estero, a Torino. Era una prospettiva allettante, che però non è durata a lungo quando, per problemi interni, sono stati costretti a liquidare tutto il personale. Allora ho cercato di nuovo lavoro, scegliendo un’azienda basata a Barcellona, dove avevo ancora qualche contatto. Ho rifatto le valigie e sono tornata nella città spagnola dove ho iniziato a lavorare per una start-up internazionale, avrei dovuto occuparmi dell’area commerciale, dei servizi di ricerca di mercato e marketing per alcune aziende italiane del settore alimentare. L’ambiente, composto da giovani di tutte le nazionalità, con una prevalenza femminile, era così coinvolgente che mi sono gettata a capofitto in questo nuovo lavoro, raggiungendo tutti gli obiettivi previsti con ottimi risultati tanto da essere assunta a tempo indeterminato. Sono rimasta a Barcellona per tre anni, due sono stati gli anni della pandemia, passati in un lockdown quasi totale. E improvvisamente tutto si è trasformato: sono stati mesi durissimi, la città semideserta e spenta non era più un piccolo Eden ma una prigione con vista mare, il lavoro assorbiva ogni energia, la mia famiglia era lontana e mi è mancata moltissimo. Questo periodo mi è servito per riflettere sulla strada che avevo intrapreso e mi sono resa conto che, anche con  un lavoro di spicco e ben retribuito, ero solo un tassello di un ingranaggio più grande e non potevo in alcun modo essere utile alla comunità. Ero stata soprannominata la “guerriera sostenibile” per aver cercato, nel mio piccolo, di attivare alcune semplici pratiche ecologiche anche nell’ambiente di lavoro come banalmente creare dei punti di raccolta differenziata ad ogni piano dell’ufficio, evitare che le luci rimanessero accese inutilmente e proporre iniziative sociali e inclusive . Avevo già maturato una certa nostalgia verso la mia famiglia e una possibile vita in Italia quando poi nel luglio del 2021 mio zio, che da sempre si occupava delle vigne di famiglia, è morto prematuramente in un incidente e io mi sono ritrovata a vendemmiare con la mia famiglia. Le mie radici le ho sentite fortissime: sono 195 anni che la mia famiglia produce vino. Quelle vigne a Strevi, nel Monferrato alessandrino sono da sempre parte di me; i miei avi sono stati tra i primi a produrre il famoso passito che tanto piaceva all’enologo Veronelli, amico di mio nonno. Non poteva finire tutto così, ad agosto ho deciso di aprire la mia propria azienda su quelle terre. Nonostante sia stata travolta dall’atavica burocrazia italiana, superate le prime difficoltà, grazie all’aiuto insostituibile della mia famiglia, a inizio 2022 è nato il progetto Gringhigna dell’Azienda Agricola Ivaldi di Roberta Bruno. Mi sento felice della mia scelta, e sono pronta a confrontarmi con il territorio che mi circonda, ma soprattutto con tante idee in testa che fremono per essere realizzate! Gringhigna avrà profonde radici nella tradizione di famiglia ma sarà moderna e diversa: queer e gestita da donne, una vera rivoluzione in un settore prettamente patriarcale. Metterò a frutto le esperienze di questi anni per far crescere la mia azienda; per ora sto imparando e lavorando molto, dalla manutenzione del vigneto alla produzione del vino. A seguito di questa vendemmia, infatti, uscirò con la mia prima linea di vini a Novembre 2022. Inoltre durante l’estate ho già inaugurato Gringhigna con i primi eventi di degustazione assieme all’azienda agricola Bagnario di Giampaolo Ivaldi. Per rimanere aggiornati, seguitemi sui social come @gringhigna e sul sito www.gringhigna.it, vi aspetto!

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