“Sono uno spirito libero. A qualcuno non piace, ma è quello che sono”
Diana Spencer
Si è celebrato il 25° anniversario della morte di Diana Spencer, Lady D, semplicemente Diana, un personaggio che ha superato ogni limite di popolarità, un fenomeno ancora prima di una persona, scrutata, giudicata, osservata, criticata, ammirata, odiata.
Diana Spencer, era una bionda e riservata ragazza britannica di 19 anni, come primo lavoro aveva fatto la “tata” poi maestra di scuola materna, scelta per diventare la moglie del futuro re con alcuni criteri oggi sicuramente obsoleti e per le sue nobili origini: la famiglia Spencer rappresentava l’antica aristocrazia inglese dal Medioevo. Diana entrò con la sua semplicità nel cuore dell’opinione pubblica di tutte le età e di ogni ceto, visitava i giacigli dei senzatetto, reparti di ospedali, compresi quelli con i malati di Aids, creando non poco scalpore. Indimenticabili i suoi viaggi in Angola e Serbia per sensibilizzare il mondo sulle mine antiuomo. Aveva a cuore le persone meno fortunate, avendo la convinzione che tutti siamo uguali e dovremmo avere le stesse opportunità. Soprattutto i bambini erano al centro delle sue attenzioni. Le sue biografie parlano di una infanzia poco felice: i genitori divorziarono con metodi ostili quando lei aveva 7 anni, privandola d’ un tempo felice, cresciuta da una matrigna con la quale non c’era un buon rapporto.
Lady Diana non è stata solo una principessa: ma anche un’icona di stile e buon gusto, baluardo di eleganza e umanità, sicuramente una delle persone più popolari e discusse della seconda metà del Novecento, ovviamente divisiva: la sua popolarità non poteva non creare parere contrastanti, su cui circolano tantissime storie, leggende e pettegolezzi. Una donna infelice, anticonformista, impossibilitata a condurre una vita privata e incapace di vestirsi di privacy e intimità. Diana, comunque, resta uno dei personaggi più amati dal popolo del Regno Unito, se non il più amato di sempre. La definirono “la principessa del popolo”, la veneravano come una star e le tributavano quel rispetto intriso d’ammirazione che si indirizza solo a qualcuno di speciale. Adorava i suoi figli, tanto che il suo approccio alla maternità fu molto diverso dalle consuetudini reali, cosa che le creò non poche critiche a corte: dava loro l’affetto e le coccole che a lei erano mancati, sensazioni che non l’hanno mai lasciata.
Diana Spencer morì venticinque anni fa in un incidente automobilistico. Fotogrammi impressi nella memoria collettiva di tutti che con il tempo hanno guadagnato un posto particolare come pochi fatti di cronaca riescono a fare, suscitando ancora oggi un’accorata commozione.
Una stella che smise brutalmente di brillare la notte tra il 30 e il 31 agosto del 1997 a Parigi sotto il ponte dell’Alma.
Un quarto di secolo dopo il suo mito resiste, perché di questo si tratta. I suoi amatissimi figli ne hanno seguito le orme in molte iniziative spesso a lei dedicate. Infrangere gli schemi può sembrare inutile e assurdo ma nel lungo periodo può creare salutari rinnovamenti.
Non ho seguito molto Diana in vita, “dopo” come molti altri, ho rivalutato la sua figura, immagino quante volte avrà fatto buon viso a cattiva sorte in un menage un po’ anomalo e un po’ “affollato” per sua stessa ammissione, ha scelto anzi preteso di non mascherare le crepe del suo matrimonio, così come il manifestare emozioni e sentimenti,
Qualcosa di lei e delle persone come lei resta per sempre.
La migliore delle eredità.