Sui diritti non si torna indietro

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9Il mese scorso ho scritto che tira una brutta aria, forse qualcuno non avrà condiviso alcuni punti di vista, ma non si può negare, che tiri una brutta aria. Tutti dovremmo chiederci: che fare? Singolarmente è chiaro che nessuno può fare molto, ma c’è un vecchio detto, che tutti conoscono: l’unione fa la forza. Entrare in azione, partecipare, attivarsi, protestare, proporre. Occorre una spinta all’azione, al sentirsi parte, che nasce dall’urgenza di voler migliorare la realtà che ci circonda, ma anche dalla consapevolezza che la partecipazione ha fatto tante volte la differenza. Occorre alzare la voce contro le disuguaglianze e le ingiustizie, denunciando i crimini più odiosi, costruendo comunità di attiviste e attivisti in difesa dei diritti umani. Non occorre inventare nuove associazioni, perché, esiste, da più di sessant’anni, Amnesty International, che è sempre stata libera e indipendente. Amnesty ha operato sin dalla sua nascita facendo pressione sui governi, sulle grandi multinazionali, sulle istituzioni pubbliche e private, perché contrastino le violazioni dei diritti umani, proteggano le vittime e perseguano i colpevoli. Tutte le azioni e le denunce partono dall’accertamento dei fatti. I ricercatori vanno sul campo, raccolgono dati e prove, intervistano le vittime, denunciano i colpevoli. Amnesty ha elaborato un sistema di verifica che permette, non certo di denunciare tutte le violazioni del mondo, che sono purtroppo infinite, ma di essere sicuri che quelle che si denunciano sono affettivamente accadute, in quelle precise circostanze. Per questa ragione non si teme di andare talvolta controcorrente. A esempio, per quel che riguarda la crisi Ucraina, l’associazione è stata accusata di essere troppo super partes; ma obiettività non significa seguire chi strilla più forte, non significa adottare i titoli di prima pagina, ma piuttosto verificare le situazioni con serietà e responsabilità. Amnesty, poi, si mobilita, attraverso i gruppi locali, sparsi in 70 paesi, organizzando eventi, denunciando attraverso i media tutti gli abusi e le ingiustizie che riesce ad accertare. Inoltre, è tutt’altro che trascurabile l’attività di educazione ai diritti umani che l’associazione propone per tutti i livelli di scuole. Forse non tutti sanno che anche nella nostra zona esiste un gruppo attivo di volontari di Amnesty International, che opera da più di trent’anni. La prima sede del gruppo era proprio a Caselle, poi per varie vicissitudini si è spostata a Ciriè, ma è attiva su tutti i comuni del circondario. Chi scrive è volontario attivo sin dalla nascita del gruppo, e dal 2017, è responsabile dello stesso. In questi 30 anni, abbiamo organizzato numerose conferenze, invitando testimoni e relatori esperti; esposto banchetti negli spazi pubblici, allestito mostre; ma, l’impegno maggiore è stato rivolto alle scuole, partendo dal presupposto che la scuola è il luogo in cui i diritti umani debbono essere capiti, rispettati e difesi, combattendo l’indifferenza dilagante. Ogni anno abbiamo proposto un percorso educativo, che le scuole hanno sviluppato, producendo molto materiale che poi abbiamo esposto in pubblico. Il tema proposto quest’anno scolastico è: il seme dell’odio e del pregiudizio. A tal proposito vale ricordare una frase di Andrea Camilleri: “Stiamo educando una gioventù all’odio. Stiamo perdendo la misura del peso della parola. Le parole sono pietre che possono anche trasformarsi in pallottole. Bisogna pesare ogni parola per fermare questo vento dell’odio. Il futuro è nelle mani dei giovani. Non disilludetemi”.
Vorrei inoltre cogliere l’occasione per ricordare che, il prossimo 25 novembre, è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’espressione “violenza sulle donne” comprende qualsiasi atto che provochi sofferenze fisiche, sessuali e psicologiche sulle donne o addirittura sulle bambine; spesso compiute, purtroppo, tra le mura domestiche. In un’epoca che si professa civilizzata come la nostra il fenomeno sta raggiungendo dimensioni che definire barbariche è poco. La modernità è arrivata in molti settori, ma rapporti più civili tra i sessi sembrano essere ancora una conquista lontana. Amnesty con le campagne “mai più violenza sulle donne” si è sempre mobilitata per combatterla, per sostenere le vittime e fare pressione in direzione del cambiamento. Quindi, se ritenete che valga la pena spendere un pochino del vostro tempo per dedicarvi a diffondere questi temi sono a vostra disposizione per fornire eventuali chiarimenti. Contattatemi, contattateci.
Amnesty International gruppo Italia 124

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Ernesto Scalco
Sono nato a Caselle Torinese, il 14/08/1945. Sposato con Ida Brachet, 2 figli, 2 nipoti. Titolo di studio: Perito industriale, conseguito pr. Ist. A. Avogadro di Torino Come attività lavorativa principale per 36 anni ho svolto Analisi del processo industriale, in diverse aziende elettro- meccaniche. Dal 1980, responsabile del suddetto servizio in aziende diverse. Dal '98 pensionato. Interessi: ambiente, pace e solidarietà, diritti umani Volontariato: Dal 1990, attivista in Amnesty International; dal 2017 responsabile del gruppo locale A.I. per Ciriè e Comuni To. nord. Dal 1993, propone a "Cose nostre" la pubblicazione di articoli su temi di carattere ambientale, sociale, culturale. Dal 1997 al 2013, organizzatore e gestore dell'accoglienza temporanea di altrettanti gruppi di bimbi di "Chernobyl". Dal 2001 attivista in Emergency, sezione di Torino, membro del gruppo che si reca, su richiesta, nelle scuole.

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