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lunedì, Aprile 29, 2024

    L’ultimo vaccino

     

    Good Morning Cose Nostre! Dato che durante il Covid 19 che ho contratto nel 2020 ho strizzato parecchio (pensate che, visto che si trattava dei primi casi, ricevevo tutti i giorni le telefonate dal mio dottore e dalle pompe funebri), ho deciso di fare tutti i vaccini.
    Dopo aver prenotato sull’apposito sito “il Piemonte ti tacchina”, eccomi quindi a Caselle, all’A.S.L. di Via Genovarola, una costruzione grigia e semideserta che ricorda quei film di fantascienza post apocalittici, dove le città distrutte sono deserte e piene di rottami di auto.
    Entrando nel tetro corridoio della struttura con il timore di incontrare un gruppo di zombie che si sono nascosti, sono rimasto subito impressionato dalle segnalazioni: la freccia a sinistra indica “Vaccinazioni Covid”, quella a destra “Obitorio”; ne deduco che finalmente il Sistema Sanitario ha perfezionato e velocizzato le pratiche.
    Sebbene con mezz’ora di anticipo, sono entrato nella sala di attesa, aspettandomi il solito caos: nessuno! Ho subito pensato di essere su “Scherzi a Parte”, o di aver sbagliato stanza.
    Evidentemente il virus ormai è passato di moda: oltre agli idioti che sostengono che non esista (non hanno mai avuto una mamma che ci è morta), molti se ne fregano, altri credono che sia finita.
    Ma non è così: purtroppo i mass media, in questo momento, parlano delle guerre che hanno occupato le prime pagine, e il virus è passato in secondo piano. Ma tranquilli, andrà tutto bene.
    Vengo subito chiamato da un gentile dottore e dalla sua assistente, che mi fa accomodare mentre prende una siringa dal vicino vassoio di metallo, nascosta da pinze, tenaglie e chiavi inglesi.
    La piccola stanza ha un che di inquietante: situata in un seminterrato, dominata da un grande tavolo operatorio e circondata da scaffali colmi di recipienti contenenti diversi organi umani sotto formalina; ma la cosa che domina tutto è una grande apparecchiatura somigliante ad un isolatore, che arriva dal tetto e finisce sul tavolo, producendo scintille e scariche elettriche. Strana anche la antica targhetta sulla porta all’ingresso, coperta da ragnatele: Studio Medico Dr. Frank & Stein. Mah.
    Mentre mi tolgo la camicia, impressionando l’infermiera con il mio fisico scolpito nel Raschera, il dottore mi rivolge alcune domande riguardanti la mia salute fisica e mentale, della serie:
    –    Ultimamente ha fatto altri vaccini, anche con L.S.D. o eroina?
    –    Le viene mal di testa dopo la prima damigiana?
    –    Ha subito operazioni chirurgiche? Ad esempio, prima era una donna?
    –    Questo terzo braccio le è spuntato dopo il precedente vaccino?
    –    Ha mai avuto allucinazioni, tipo sentire le parole “Per cortesia” oppure “Ho sbagliato”?
    –    Di notte dorme attaccato a una trave, con la testa all’ingiù? E come fa con la diarrea?
    –    Assume antidepressivi come il Grignolir, il Dolcettasi, il Barbersan o l’Erbalucina?
    –    Si alza spesso di notte per fare plin plin o ha una cisterna sotto il letto?
    –    Vive con un uomo in gravidanza?
    –    Ha trovato un no-vax con un barlume di intelligenza?
    –    Non avrà mica una BMW GS?
    –    Recentemente è andato a svolgere un trekking estremo in Nepal o in Kazakistan?
    –    È mai stato rapito più volte dagli alieni?
    –    Quando ha fatto l’ultima revisione?
    –    Ha mai notato dagli avvoltoi volare in tondo sopra la sua abitazione?
    Le domande scorrono velocemente, tutta un’altra storia rispetto al primo vaccino, dove si dovevano compilare tonnellate di fogli sotto lo sguardo severo di alcuni feroci ex legionari russi. Oggi sembra quasi una chiacchierata tra amici, che si poteva benissimo svolgere in birreria.
    A un certo punto, l’infermiera mi dice: “Fatto”. Come sarebbe? Non ho sentito niente (curiosamente questa frase me la ripetevano sempre alcune ex, non ho mai capito perché). Bravissima, un tocco veramente molto delicato: non sono mai stato molto amico degli aghi. Sarei un pessimo tossico.
    Quindi mi rivesto, mentre il dottore attende altri pazienti che non arriveranno mai (infatti, sotto il camice nasconde il completo da padel).
    Mentre esco tutto contento per aver fatto in fretta una volta tanto senza code o intoppi, entra un’altra infermiera tutta agitata: “Dottore, non ha mica visto la siringa che devo usare oggi per sterilizzare chimicamente il mio gatto? L’avevo messa sul vassoio…”
    Bear

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