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sabato, Luglio 27, 2024

    Ma cinquant’anni fa cosa succedeva?

    Quando si ha una certa età si pensa spesso al passato; alla memoria si presentano in prevalenza episodi positivi, forse perché si era più giovani e spensierati. Ma qui non vorrei riportare sensazioni. Stiamo entrando in un nuovo anno, il 2024, mi chiedo se sarà meglio o persino peggio di quello che si è appena esaurito. Ho fatto una breve ricerca, su fonte attendibile, e vi riporto ciò è successo cinquant’anni fa. Dedico questo pezzo a chi allora non c’era ancora o non aveva l’età per comprendere quel che succedeva. Nell’inverno 1973/74, poche case erano dotate di impianto di riscaldamento a gas, alcune a gasolio o stufette a kerosene, altre usavano ancora legna e carbone. Si era nel mezzo di una crisi energetica, voluta dai Paesi arabi, per costringere l’occidente a far pressione su Israele, affinché si ritirasse dai territori occupati. Grazie a loro ci fu molta difficoltà per trovare combustibile per il riscaldamento. Personalmente ho patito molto questa cosa: ogni sera andavo letteralmente a elemosinare un fustino di kerosene per la mia stufa. Avere le possibilità e non riuscire a procurarsi l’indispensabile, perché scarseggia, è veramente deprimente. Una situazione quasi simile al primo dopoguerra. Ora, a nessuno serve il kerosene, ma, data la situazione nel medio oriente e in Ucraina, non è da escludere che si verifichi una carenza di gas e/o di energia elettrica. Passiamo al 1974. Fu l’anno che politicamente passò alla storia per il referendum sul divorzio. Il 13 maggio si registrò la sconfitta del più grosso partito di allora, la D.C., abituato ad avere un peso prioritario nelle vicende nazionali. Erano stati proprio loro a volere il referendum, per abrogare la legge, Fortuna-Baslini, in vigore dal ’70. Il Vaticano fu costretto a prendere atto dell’avvenuto tramonto delle forme più vetuste della sua influenza. Al governo c’era il democristiano Mariano Rumor; l’esito di quel referendum determinò indirettamente le sue dimissioni. Il 28 maggio, a Brescia, in piazza della Loggia, esplose un ordigno, nascosto in un cestino di rifiuti, in mezzo a una manifestazione antifascista. Il bilancio fu di 8 morti e 90 feriti. In estate, sulle spiagge più snob, comparve un costume femminile che consentiva una nudità quasi totale: il tanga. Naturalmente non mancarono le accuse di scandalo da parte dell’area cattolica. Ma poi si verificarono fatti ben più pesanti: il 4 agosto, altra strage, ancora di matrice fascista, stavolta su un treno, a 40 km da Bologna. Le vittime furono 12 e 48 i feriti. Pochi giorni dopo, l’8 agosto il presidente degli USA, Richard Nixon, fu costretto a dimettersi, per lo scandalo Watergate. In ottobre, a Torino, scesero in sciopero oltre mezzo milione di operai Fiat e indotto, per la decisione dell’azienda di ridurre il personale e porne migliaia in cassa integrazione. In seguito all’aumento esagerato delle tariffe elettriche, migliaia di utenti avviarono una protesta autoriducendosi la bolletta alla metà. Avremmo dovuto farlo anche alla fine del 2022, quando le tariffe del gas erano triplicate rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, producendo extraprofitti ai fornitori. Nello stesso mese di ottobre si registrò un mandato di cattura internazionale per Michele Sindona, finanziere siciliano, senza scrupoli, che provocò un crac finanziario di grandi proporzioni. In novembre, la strategia della tensione, a matrice fascista, si rifece viva a Savona, dove, una bomba ad alto potenziale esplose devastando un palazzo di cinque piani. In Grecia, l’8 dicembre la popolazione votò per l’abolizione della monarchia; almeno in questo siamo arrivati trent’anni prima degli amici greci. I francesi invece ci precedettero: il 15 dicembre il loro Senato votò la legge che permetteva l’interruzione della gravidanza. Il 20 dicembre una bomba a Gerusalemme provocò 13 feriti; l’attentato fu rivendicato dai palestinesi. In sostanza un anno difficile, uno dei peggiori del dopoguerra, non solo per i problemi interni, ma per le vicende internazionali, che esasperarono l’importanza strategica dell’Italia nel Mediterraneo e l’equilibrio delle forze degli USA e dell’URSS. Anno amaro per l’escalation del costo della vita, all’insegna della cassa integrazione per tanti dipendenti. Quindi? Sono passati 50 anni e sembra ieri. Ci sono troppe similitudini coi giorni nostri. Ora, fortunatamente, non registriamo attentati di matrice fascista, sarà forse perché occupano posti di potere? Però ci angosciano stragi di innocenti senza alcun limite di coscienza. E abbiamo un problema in più rispetto al 1974: uno sconvolgimento climatico che nessuno è in grado di valutarne con precisione le conseguenze. Speriamo in bene. Chi vivrà, vedrà.

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    Ernesto Scalco
    Ernesto Scalco
    Sono nato a Caselle Torinese, il 14/08/1945. Sposato con Ida Brachet, 2 figli, 2 nipoti. Titolo di studio: Perito industriale, conseguito pr. Ist. A. Avogadro di Torino Come attività lavorativa principale per 36 anni ho svolto Analisi del processo industriale, in diverse aziende elettro- meccaniche. Dal 1980, responsabile del suddetto servizio in aziende diverse. Dal '98 pensionato. Interessi: ambiente, pace e solidarietà, diritti umani Volontariato: Dal 1990, attivista in Amnesty International; dal 2017 responsabile del gruppo locale A.I. per Ciriè e Comuni To. nord. Dal 1993, propone a "Cose nostre" la pubblicazione di articoli su temi di carattere ambientale, sociale, culturale. Dal 1997 al 2013, organizzatore e gestore dell'accoglienza temporanea di altrettanti gruppi di bimbi di "Chernobyl". Dal 2001 attivista in Emergency, sezione di Torino, membro del gruppo che si reca, su richiesta, nelle scuole.

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