Un angelo in camice bianco

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Egregio signor Direttore,
desidero condividere con lei e con i lettori un episodio che ho vissuto.
Sono le 8 del mattino di alcuni giorni fa e mi trovo in ospedale a Cirié per un esame clinico. Essendo giunto in anticipo rispetto all’orario, decido di bere un caffè. Mi metto in fila per pagare la consumazione alla cassa. Davanti a me un giovanotto in evidente stato di necessità, sia sul piano della salute che su quello riguardante la lingua. Si esprimeva, ma la cassiera non comprendeva ciò che le veniva detto, neppure in inglese e il tempo passava. La fila di clienti formatasi dietro al giovane straniero nel frattempo iniziava a rumoreggiare in segno evidente di protesta. Dietro di me un “camice bianco”, che, vista la scena, è uscito dalla fila, si è scusato e si è avvicinato al giovanotto. Cercato di capire le esigenze, ha ordinato un cappuccino e un panino. Il giovanotto in quel momento era ancora più in imbarazzo in quanto non aveva sufficiente denaro.
Il “camice bianco” ha pagato e ha lasciato il resto al ragazzo che, ritirata le merce, si è recato dignitosamente in disparte per consumare, ringraziando con gentilezza il benefattore.
Pochi dei presenti hanno notato il gesto nobile del “camice bianco” e poco dopo la fila si è dissolta, ognuno è andato per la sua strada.
Ho voluto raccontare e condividere con lei e i lettori questo episodio, perché nello stesso istante in cui ho visto la grande difficoltà del giovane, ho pensato che se io fossi nato dalle sue parti oggi avrei potuto essere al suo posto.
Ed ho pensato ancora ai tanti nostri nonni e magari anche genitori emigrati nelle terre lontane d’America, le cui difficoltà saranno state esattamente come quelle del nostro giovanotto di oggi.
Ma il pensiero più grande è andato a quell’anonimo angelo che con un gesto da nulla ha permesso a una bocca di sfamarsi, ed ha evitato che il rumoreggiare della gente in coda potesse trasformarsi in un momento di razzismo.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Grazie Direttore per l’ospitalità.
Con i miei migliori saluti.

Lettera firmata

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Mauro Giordano
Sono nato a Torino il 23 settembre 1947, dove ho studiato e lavorato in tre aziende del settore servizi fino a tutto il 2005, quando, raggiunta l’età pensionabile ho potuto lasciare tutti i miei incarichi. Risiedo a Caselle dal 1970, anno in cui mi sposai trasferendomi da Torino nella nostra città. Fin dal 1970 ebbi l’onore di conoscere ed apprezzare il fondatore del mensile Cose Nostre, il dottor Silvio Passera, il quale fin dal primo numero mi propose di scrivere notizie relative alla Croce Verde, ente di cui facevo parte come milite a Torino e poi come milite della Sezione di Borgaro, poi divenuta Sezione di Borgaro-Caselle essendo stato il fondatore del sodalizio nel 1975. Una più corposa collaborazione con il giornale è avvenuta negli ultimi tempi e sotto la direzione di Elis Calegari, anche per effetto del maggiore tempo disponibile. Attualmente collaboro - con piacere e simpatia -anche alla stesura di notizie generali, ma sempre con matrice sociale. I miei hobby sono sempre stati permeati da una grande curiosità di tutto ciò che mi circonda: persone, fatti, lavoro, natura, buon umore e solidarietà. Ho avuto modo di conoscere tutta l’Italia, ed è questo il motivo che ora desidero dedicare tempo a “Cose Nostre”.

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