Dove osano le aquile. Campo Imperatore, oltre 2000 metri ai piedi di Sua Maestà il Gran Sasso. Una gara di extreme triathlon che parte dal lago Campotosto, con ancora il buio a far da cornice e temperature tutt’altro che estive, e che vede gli atleti salire in bici, dopo 3.8 km di nuoto, per affrontare un percorso di 177 km con 3574 metri di dislivello…
E non è finita qua, perché, come se ancora non bastasse, rimane ancora da raggiungere la vetta dopo 40 km di corsa e circa altri 2000 metri di dislivello, con un vertical finale da 6 km degno dei migliori alpinisti, che termina nel bellissimo panorama di Campo Imperatore, proprio ai piedi del Gran Sasso.
Una competizione non per tutti insomma, ma è una di quelle sfide a cui il nostro Lorenzo, casellese d.o.c., ormai ci ha ampiamente abituato.
– Lorenzo, ennesima sfida, ennesima vittoria: ormai non sei più una sorpresa ma una splendida conferma. –
“Sì be’, non eravamo molti partecipanti alla gara full ma la qualità era alta e la gara molto dura, è andata bene”
– Come ti sei preparato per affrontare una simile impresa? –
“In inverno pratico molto sci alpinismo, sport che ha costruito la mia resistenza di fondo, e poi quotidianamente bici e corsa, compatibilmente con gli impegni lavorativi. Un po’ meno il nuoto, dato che ho iniziato a preparare la parte in acqua solo due mesi fa.”
– Effettivamente sei uscito in quindicesima posizione dall’acqua, per poi recuperare e superare gli altri concorrenti uno a uno, fino a che non ti sei ritrovato primo al termine della frazione in bici. –
“Sì, ho fatto una buona prova in bici, effettivamente.”
– Hai poi mantenuto la posizione di testa nella corsa, altro sport che ti è molto congeniale dato che hai portato a casa molte vittorie in questi anni nel trail running, come in una gara corsa sul Monte Soglio o nella Annibale Sky Marathon. –
“La corsa in montagna è l’amore di sempre e l’assistenza durante il percorso di un caro amico mi ha aiutato a rimanere concentrato e mantenere la posizione fino alla fine.”
– Hai una passione talmente viscerale per la corsa e per la montagna che un po’ di tempo fa hai anche vestito i panni dell’organizzatore, dando vita ad un trail in Valle d’Aosta con successo. –
“Abbiamo organizzato a Luglio il Dondena Trail, a Champorcher. È stata una gran bella esperienza ed è andato tutto molto bene, anche se devo dire che forse fare un Ironman è meno impegnativo che organizzare una gara così…”
– Che tipo di esperienza è partecipare ad un extreme triathlon? –
“Si tratta soprattutto di una sfida personale. Tutti gli atleti sono lì in primis per sfidare se stessi, poi eventualmente per la classifica, ma la graduatoria finale è la cosa meno importante.”
– Ho visto il video in cui quando affianchi il primo vi stringete la mano e scambiate qualche parola. Che cosa vi siete detti? –
“Ci siamo presentati e scambiati qualche consiglio sul proseguimento della gara. Questo è lo spirito che si respira in questo sport, ancor di più negli extreme. C’è solidarietà, collaborazione, rispetto totale per quello che ogni concorrente sta affrontando, a prescindere che sia primo o ultimo.”
– Fai parte di qualche squadra o gruppo sportivo? –
“Sono tesserato per la Filmar Triathlon di Caselle, squadra amatoriale della nostra città che ringrazio per il sostegno”
– Dopo questa vittoria e il terzo posto nell’Icon di Livigno dello scorso anno, senza contare le innumerevoli vittorie nelle gare di corsa e i piazzamenti nelle “gran fondo” in bici, e considerando il fatto che a volte sei arrivato davanti ad alcuni professionisti o appartenenti a gruppi sportivi, mi viene spontaneo farti questa domanda: non hai mai pensato in passato di avere i numeri per diventare un professionista? E dire che hai pure un lavoro anche discretamente impegnativo e non hai mai praticato attività sportiva a tempo pieno…-
“Mi è capitato di farmi questa domanda e mi sono sempre risposto di non avere le qualità per passare professionista. Obiettivamente, per poter eseguire quel salto ci vogliono numeri di un livello che non credo di aver mai raggiunto. Diciamo che sono un buon amatore e sono contento di esserlo.”
La cosa che stupisce di Lorenzo, nonostante gli straordinari risultati, è l’estrema umiltà con cui racconta le sue vittorie e con cui parla delle sue prestazioni e delle sfide future. Forse è proprio questo modo di affrontarle che ne ha fatto il campione che è oggi. Per tutti noi, amanti dello sport di questo territorio, è sicuramente un riferimento e un esempio da seguire.
Alla prossima vittoria, Allez Feis!
Mattia Contin
Dottore in Scienze motorie e sportive
Endurance coach