Ecco ci siamo, la solita provocazione. Chiariamo, se qualcuno pensa che intendo proporre nuovi finanziamenti a pioggia alla Chiesa, è fuori strada. Vediamo di che si tratta. Recentemente è riemerso, agli onori della cronaca, un problema che in realtà esiste da sempre: il problema dell’emarginazione giovanile in certe aree periferiche del paese. Soprattutto al Sud. Problema che non riguarda solo la fascia giovanile ma anche quella adulta, le cui condizioni di vita sono le conseguenze dello stato in cui sono stati costretti a crescere. Ovviamente accanto a queste cause c’è l’atavica assenza dello Stato evidenziata dalle condizioni in cui si trovano la scuola e altre strutture e servizi di sua pertinenza. Le aree periferiche in stato di emarginazione non sono presenti, tuttavia, solo al sud. Questo problema riguarda anche altre aree del nostro paese, soprattutto le periferie delle grandi città con realtà altrettanto gravi. I segni più evidenti del degrado culturale e di vita sono evidenziati dall’elevato tasso di abbandono scolastico. Questo è il dato più drammatico. Vediamo. In Italia il tasso di abbandono scolastico si assesta intorno a 11,5% a livello nazionale. Due punti più della media EU. In Sicilia e Campania siamo oltre il 15%. Questo determina a cascata una serie di problemi: scarso livello culturale significa poche possibilità di inserirsi in lavori qualificati, incapacità di capire problemi appena più complessi… In simili condizioni si è facilmente preda della criminalità organizzata. Il risultato è un aumento esponenziale della microcriminalità, se non criminalità vera e propria. I drammi sono sempre dietro l’angolo, come dimostrano recenti episodi. Pensare di affrontare questa situazione di allarme sociale inasprendo le pene è come gettare polvere negli occhi. Ovviamente accanto a queste situazioni ci sono altre cause che aggravano il problema. Che fare? Prima considerazione: pensare di risolvere questo atavico problema con soluzioni a breve e di corto respiro è velleitario. Occorre un progetto di ampie vedute e che deve svolgersi sul lungo periodo. Impossibile con l’attuale classe politica, anche di sinistra. La prima mossa non può che essere il miglioramento del sistema scolastico con il tempo pieno per tutti, compresa la mensa. È la mossa più importante. Aumentare la presenza nel sociale dello Stato con apposite iniziative. In molte aree del Sud e non solo, spesso l’unica struttura che opera a livello sociale è la parrocchia con gli oratori. Spesso piccoli e che vivono di buona volontà. Hanno una grande conoscenza del territorio e sono il punto di riferimento contro l’emarginazione e nel contrasto alla criminalità. Tentano di far sì che i giovani non cadano nelle loro maglie. A mio avviso lo Stato dovrebbe stipulare accordi con i singoli oratori per potenziare le strutture e coinvolgere personale qualificato. Ho conosciuto, negli anni passati, diverse suore e sacerdoti che operano in quelle aree. Fanno miracoli e, spesso, ci rimettono la pelle. I nomi li conosciamo. Anche certe palestre fanno molto come il maestro Gianni Maddaloni a Scampia e l’impegno del grande ex campione della boxe Patrizio Oliva. Bisogna che lo Stato si avvalga di queste organizzazioni: ci sono già, conoscono il territorio e le problematiche sociali, inoltre sono un punto di riferimento certo. Ovviamente non basta tutto questo se non migliora la qualità di vita di quelle popolazioni. Per far questo bisogna innescare un percorso virtuoso che preveda di affrontare l’annoso problema delle infrastrutture ( strade, ferrovie locali ecc.) come ho già ricordato in altri articoli.È una grande opportunità per tutto il paese e, direi, dell’Europa. Come finanziare tutto ciò? Con il debito buono, come dice Draghi. Quanto qui esposto è soltanto una piccola traccia di una sfida enorme che da troppi anni aspetta di essere affrontata. Ci riusciremo? Non so, ma ho molti dubbi. Tuttavia è una sfida che non possiamo permetterci il lusso di perdere. Ne va della dignità e del futuro dell’Italia.
Vittorio Mosca
E se finanziassimo gli oratori?
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