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giovedì, Maggio 16, 2024

    Una spremuta di…Frecce!

    Il dramma del 16 settembre, con la tragica morte delle piccola Laura, ci impone una riflessione. Dal 1961, anno dell’istituzione della pattuglia acrobatica italiana, si sono verificati 20 incidenti di volo con un totale di 81 morti, tra cui 68 civili. Da sempre, infatti e purtroppo, le manifestazioni aeree hanno presentato seri rischi, non solo per i piloti ma anche per il territorio e la popolazione che ospita tali eventi.

    Ovviamente non intendo parlare delle frecce dei Pellerossa o di quelle della segnaletica stradale, proverò invece a dire la mia su quelle ben più famose e… Tricolori.
    So che scatenerò mille e disparate reazioni e per questo faccio una doverosa premessa: sono nato e vissuto a Caselle e per me, da sempre, l’aeroporto e gli aerei sono stati parte integrante e valorizzante della mia vita. Da bambino passavo intere giornate sul balcone a guardare gli aerei, che riconoscevo già dal rombo dei motori. Avrò scattato mille fotografie e costruito centinaia di modellini in plastica. Il primo, guarda caso, fu un G91 Pan della pattuglia acrobatica. Il più bel giorno dell’anno coincideva con il Salone dell’aeronautica e la manifestazione aerea.

    Ma la vita, per fortuna, è un continuo divenire e per questo motivo, ogni tanto, ci rendiamo conto che realtà che sino a ieri ci parevano belle, utili e condivisibili oggi, per una infinità di ottimi motivi, non possiamo più accettarle.

    Senza scomodare la Santa Inquisizione, la schiavitù o il colonialismo, che furono comunque parte integrante delle nostre “civiltà” passate, provate solo a pensare ai più recenti manicomi, le classi differenziali o il delitto d’onore, che solo ieri erano “istituzionalizzati”. Il mondo cambia, e si spera in meglio, non possiamo e non dobbiamo cristallizzarlo.

    E le Frecce Tricolori? Cosa c’entrano in tutto ciò?

    Il dramma del 16 settembre, con la tragica morte delle piccola Laura, ci impone una riflessione.

    Dal 1961, anno dell’istituzione della pattuglia acrobatica italiana, si sono verificati 20 incidenti di volo con un totale di 81 morti, tra cui 68 civili.
    Da sempre, infatti e purtroppo, le manifestazioni aeree hanno presentato seri rischi, non solo per i piloti ma anche per il territorio e la popolazione che ospita tali eventi. Non ultima la tragedia di Dallas dello scorso anno, dove sono morte sei persone a seguito di una collisione tra due aerei storici.
    La sicurezza, signori, non è più un optional e in questo caso il territorio che gravita sull’aeroporto ha il sacro diritto di essere tutelato. Se il Fokker precipitato nel 1974, l’Antonov nel 1996 e la Freccia Tricolore dell’altro ieri fossero rimasti in volo ancora per poche centinaia di metri, per Caselle e San Francesco sarebbero state tragedie immani. Lo schianto di un aereo è il rischio intrinseco per un’area di atterraggi e decolli e oggi, aumentare tale possibilità con eventi collaterali al traffico ordinario, mi sembra sinceramente assurdo.  Un rischio gratuito e insensato.

    A tutto ciò, se permettete, aggiungerei anche una specifica questione etica.

    Volenti o nolenti, la pattuglia acrobatica è comunque un’ostentazione militare. Militari sono i veicoli e militari i piloti.
    Oggi, per esempio, ci si chiede, a mio avviso giustamente, se sia logico festeggiare la festa della nostra Repubblica con una parata prettamente militare. Questo 2 giugno, infatti, sono sfilati davanti all’Altare della Patria centinaia di mezzi militari, così come sono sfrecciati nel cielo aerei ed elicotteri. Per una Nazione che ha il sacro vanto dell’articolo 11 della Costituzione che inequivocabilmente ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, è inaccettabile, soprattutto con le guerre che oggi insanguinano il mondo, festeggiare la propria esistenza come Stato esibendo, appunto, la propria forza militare.
    In via dei Fori Imperiali abbiamo il dovere e il piacere di applaudire i mezzi, le donne e gli uomini che ogni giorno difendono i nostri diritti e la nostra incolumità: le ambulanze, i soccorritori, la Protezione Civile, il Soccorso Alpino, la Forestale, i Vigili del Fuoco, i Finanzieri, i Carabinieri e la Polizia. Certo, anche i militari, pronti a difendere la libertà, nostra e di chi rischia di perderla anche oltre i nostri confini, ma con una presenza equa ed equilibrata agli altri corpi ed enti, senza ostentazione.

    Le Piazze Rosse dove esibire i muscoli di un potere militare purtroppo esistono ancora in altre città, Roma non deve essere tra queste.

    Cambiare si deve, ce lo impone la nostra coscienza civile, basta volerlo e iniziare a voltare pagina.

    Smettiamo di pensare che tocchi sempre a qualcun altro.

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