Eppur mi son scordato di te, come ho fatto, non so. È la demenza, patologia in costante aumento nella popolazione. Attualmente si stima che nel mondo oltre 55 milioni di persone convivono con tale patologia. Numero che cresce rapidamente e che passerà a 75 milioni entro il 2030 e 132 milioni entro il 2050, con circa 10 milioni di nuovi casi all’anno (1 ogni 3 secondi).
Oggi le demenze rappresentano la settima causa di morte nel mondo eppure ad oggi non esiste un trattamento approvato dalla Food and Drug Administration per prevenire la progressione del deterioramento cognitivo in demenza.
Esistono però prove crescenti che uno stile di vita cognitivamente attivo e sano possano ridurre i tassi di demenza.
Tra i principali fattori di rischio vi sono la vita sedentaria, l’obesità e il sovrappeso, il fumo di sigaretta (attivo e passivo), l’inquinamento atmosferico, l’abuso alcolico e l’abuso di alcuni farmaci, l’ipoacusia (sentire poco), l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, l’ipercolesterolemia, un basso livello educativo, l’insonnia, l’alimentazione non corretta, l’isolamento, la depressione e l’inattività cognitiva. Proprio su quest’ultimo aspetto, e sulla ricerca in campo farmacologico, gli studi sono innumerevoli.
In particolare, sempre più interesse sta riscontrando lo studio delle potenzialità del cervello umano e dell’efficacia di una stimolazione diretta per migliorarne le capacità. Si tratta di un vero e proprio “allenamento” del cervello attraverso esercizi mentali mirati. Se nei soggetti con demenza è stato dimostrato che questo tipo di training procura benefici sia cognitivi che nelle attività della vita quotidiana, ora sappiamo che analoghi vantaggi possano essere conseguiti anche nelle forme di decadimento cognitivo lieve che, spesso, costituiscono l’anticamera della demenza.
Ma come stimolare il cervello?
Lo studio clinico COG-IT (Cognitive Training and Neuroplasticity in Mild Cognitive Impairment), che ha coinvolto 107 soggetti con decadimento cognitivo lieve, ha confrontato l’efficacia di due diverse modalità di training mentale: videogiochi e cruciverba.
Le evidenze emerse dall’analisi delle abilità mentali dei soggetti esaminati hanno rivelato che i cruciverba sono stati più efficaci dei videogiochi come metodica di training nel preservare le funzioni cognitive. Infatti, al termine delle 78 settimane complessive di studio i soggetti destinati a risolvere cruciverba erano migliorati, mentre quelli che si erano dedicati ai videogiochi erano peggiorati.
I risultati di questo studio sono particolarmente incoraggianti, perché i cruciverba rappresentano un passatempo ampiamente diffuso nella popolazione, facilmente accessibile ed economico.
Provare per credere.
Eppur mi son scordato di te…
Eppur mi son scordato di te, come ho fatto, non so. È la demenza, patologia in costante aumento nella popolazione. Attualmente si stima che nel mondo oltre 55 milioni di persone convivono con tale patologia. Numero che cresce rapidamente e che passerà a 75 milioni entro il 2030 e 132 milioni entro il 2050, con circa 10 milioni di nuovi casi all'anno (1 ogni 3 secondi)...