In un precedente articolo abbiamo affrontato il tema della pace. In quello
scritto si analizzava come la mancanza di accordi tra i maggiori stati del
mondo, gli stati imperialisti, determinasse un’instabilità pericolosa.
Instabilità che, attualmente, assume forme sempre più minacciose.
La rottura dell’equilibrio, tra USA e URSS, alla fine del 1900 ha reso gli
equilibri geopolitici fortemente squilibrati. Tuttora non si è riusciti a
ricostruire un nuovo rapporto di fiducia tra i nuovi protagonisti dello
scenario mondiale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti anche se pochi si
rendono conto del terrificante scenario che si sta profilando.
Poniamo che, in tempi ragionevoli, si riesca a riallacciare un dialogo tra i
più potenti attori mondiali, e gettare le basi di un nuovo equilibrio,
potremmo affermare che è stata trovata la “vera” pace?
Evidentemente no.
Si tratterebbe di un accordo basato sui rapporti di forza e relative sfere
d’influenza (pax romana). Situazione che reggerà finché non cambieranno i
rapporti tra gli attori.
A questo punto poniamoci la domanda cruciale: che cos’è veramente la
pace e come la si può conquistare?
La vera pace è assenza di conflitti tra gli stati, concordia e rispetto per tutti
i viventi. Ricerca del bene comune. Impegno da parte dei governanti a
ricercare il benessere di tutti a prescindere dall’identità degli uomini e
donne. È quella che viene definita la pax-evangelica.
Probabilmente questa ipotesi, alla luce della realtà dei rapporti tra gli
stati, ma anche tra singoli cittadini, è destinata a rimanere confinata nel
mondo dell’utopia. Oppure esisterà per sempre ma solamente in due libri
fondamentali: “La Città del Sole” del frate Tommaso Campanella e in “
Utopia” di sir Thomas More, inglese.
È questa la domanda che ci siamo posti noi dei Battuti pensando ad
un’iniziativa sul Natale. Abbiamo detto: “Parliamo di pace”. Già, ma come?
La risposta è stata ovvia: diamo la parola ai ragazzi e alle ragazze. Ne
abbiamo parlato con le insegnanti delle elementari e le catechiste e la
conclusione è stata quella di chiedere ai ragazzi e alle ragazze di scrivere di loro pugno, o realizzando disegni, un pensiero critico sulla guerra e la
pace. Grazie all’impegno degli insegnanti e catechiste i ragazzi hanno prodotto molto materiale estremamente interessante che abbiamo esposto in una mostra.
Sono pervenute riflessioni argomentate e profonde. Disegni eloquenti.
Dagli scritti emergono anche preoccupazioni e proposte.
Il risultato è stata una mostra molto bella a attraversata da una sincera
tensione emotiva.
Un dato emergeva: dagli scritti si evinceva chiaramente che non basta
rinunciare alle armi se non si affrontano i problemi che sono alla base delle
guerre: disuguaglianze, emarginazione, voglia di potere da parte degli stati…
Una vera lezione che i giovani hanno dato a noi adulti. Sanno benissimo
che le conseguenze delle attuali crisi le pagheranno loro.
Una mostra che è stata sostanzialmente ignorata dai più. Questo, almeno
io, lo davamo per scontato. Le iniziative problematiche e impegnative non
sono molto amate e, soprattutto, non generano consenso.
Desideriamo ringraziare tutti quelli che si sono impegnati per realizzare
questa testimonianza.
A questo punto leggiamo alcune riflessioni proposte dai ragazzi e ragazze.
Leggiamo il primo scritto. Il suo autore mostra lucidità e profonda capacità
di analisi politica:
”Secondo me, per evitare le guerre, l’unico modo sarebbe bloccare il
mercato delle armi, cosìnon ci sarebbero più morti. I capi di stato non dovrebbero più considerare i confini, ma solo salvaguardare il bene della
popolazione. Nel nostro piccolo invece possiamo iniziare a non farci la
guerra l’un l’altro nella nostra quotidianità e mettere amore in tutto quello
che facciamo.”
L’autore di questo brano mette il dito in un problema cruciale e fonte di
complesse implicazioni difficili da dipanare:la divisione spesso arbitraria
del territorio.
Stesso tenore nel seguente brano:
“ Stop alla guerra! La pace va conquistata aiutandoci e non
facendo più atti di ingiustizia. Dobbiamo smetterla di litigare per il
territorio perché con la guerra muoiono purtroppo anche molte persone
innocenti, che vorrebbero vivere serenamente.”
L’insistenza con cui i ragazzi sottolineano il nodo
del territorio come sede di valori identitari fa intendere che hanno
compreso quali sono i nodi più difficili da affrontare.
Lo scritto seguente mette in evidenza altri problemi cruciali.
“La pace è un’amica molto gentile e tranquilla. La pace a volte viene
interrotta da persone che non capiscono l’importanza di un’unione tra stati.
La pace si può trovare nell’uguaglianza di religione, lingua ed economia.
La pace però a volte viene interrotta dalla “gelosia.” Io penso che la pace
sia un’amica importante e preziosa da mantenere nello scrigno e che, nel
momento del bisogno, possiamo tirarla fuori.”
Religione, lingua, economia, unione tra stati. Tutti aspetti centrali difficili
da affrontare e risolvere. Eppure questi sono elementi ineludibili in una
strategia pacifista.
È sintetica ed efficace la riflessione di questa ragazza:
“ Per fermare la guerra basterebbe parlare invece di usare le armi contro le
altre persone.”
L’assenza di dialogo è un’altra condizione che impedisce di conoscere le
istanze che potrebbero essere alla base di un accordo: “Quando si smette di
parlare cominciano le guerre”, ha affermato recentemente Zagrebelsky.
Lo scritto che segue mette in evidenza un altro problema centrale:
“ Secondo me la pace è quando delle persone si rispettano e si sopportano
a vicenda.
E che tutte le persone abbiano la possibilità di vivere e anche possibilità
economiche e sociali per stare bene con gli altri.
Ma la cosa più brutta è la guerra che purtroppo esiste.”
Ecco un’altra indicazione importante: tutti dovrebbero avere adeguate
risorse economiche. Le disuguaglianze e l’emarginazione sono alla base di
molte tensione pericolose.
Le riflessione su riportate sono alcune tra le molte pervenute. Tutte sono
scritte a mano con la biro su un foglio di quaderno. Scritti supportati da
bellissimi disegni. Da questi messaggi emerge la speranza che si realizzi
quella che viene definita la pace “ evangelica”. È un’utopia? Forse.
Questi giovani cresceranno e, sicuramente, cambieranno le loro istanze
che prorompono dal loro entusiasmo ideale e giovanile.
Tuttavia questa è l’unica strada percorribile per un mondo di pace.
La domanda da farsi è: con quali strumenti politici e come?
A questa domanda cercheremo di dare un’ipotetica risposta in un
prossimo articolo.
Una mostra esemplare ai Battuti
- Advertisement -
- Advertisment -
METEO
Comune di Caselle Torinese
nubi sparse
12.2
°
C
13.9
°
11.2
°
92 %
2.1kmh
75 %
Ven
16
°
Sab
17
°
Dom
16
°
Lun
15
°
Mar
15
°
ULTIMI ARTICOLI
L’importanza di biblioteca e librerie
Sì, le biblioteche sono belle. Belle e importanti. Io amo molto la nostra biblioteca sita nei bei locali di palazzo Mosca. È un luogo...