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Comune di Caselle Torinese
venerdì, Ottobre 4, 2024

    Una mostra esemplare ai Battuti

    In un precedente articolo abbiamo affrontato il tema della pace. In quello
    scritto si analizzava come la mancanza di accordi tra i maggiori stati del
    mondo, gli stati imperialisti, determinasse un’instabilità pericolosa.
    Instabilità che, attualmente, assume forme sempre più minacciose.
    La rottura dell’equilibrio, tra USA e URSS, alla fine del 1900 ha reso gli
    equilibri geopolitici fortemente squilibrati. Tuttora non si è riusciti a
    ricostruire un nuovo rapporto di fiducia tra i nuovi protagonisti dello
    scenario mondiale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti anche se pochi si
    rendono conto del terrificante scenario che si sta profilando.
    Poniamo che, in tempi ragionevoli, si riesca a riallacciare un dialogo tra i
    più potenti attori mondiali, e gettare le basi di un nuovo equilibrio,
    potremmo affermare che è stata trovata la “vera” pace?
    Evidentemente no.
    Si tratterebbe di un accordo basato sui rapporti di forza e relative sfere
    d’influenza (pax romana). Situazione che reggerà finché non cambieranno i
    rapporti tra gli attori.
    A questo punto poniamoci la domanda cruciale: che cos’è veramente la
    pace e come la si può conquistare?
    La vera pace è assenza di conflitti tra gli stati, concordia e rispetto per tutti
    i viventi. Ricerca del bene comune. Impegno da parte dei governanti a
    ricercare il benessere di tutti a prescindere dall’identità degli uomini e
    donne. È quella che viene definita la pax-evangelica.
    Probabilmente questa ipotesi, alla luce della realtà dei rapporti tra gli
    stati, ma anche tra singoli cittadini, è destinata a rimanere confinata nel
    mondo dell’utopia. Oppure esisterà per sempre ma solamente in due libri
    fondamentali: “La Città del Sole” del frate Tommaso Campanella e in “
    Utopia” di sir Thomas More, inglese.
    È questa la domanda che ci siamo posti noi dei Battuti pensando ad
    un’iniziativa sul Natale. Abbiamo detto: “Parliamo di pace”. Già, ma come?
    La risposta è stata ovvia: diamo la parola ai ragazzi e alle ragazze. Ne
    abbiamo parlato con le insegnanti delle elementari e le catechiste e la
    conclusione è stata quella di chiedere ai ragazzi e alle ragazze di scrivere di loro pugno, o realizzando disegni, un pensiero critico sulla guerra e la
    pace. Grazie all’impegno degli insegnanti e catechiste i ragazzi hanno prodotto molto materiale estremamente interessante che abbiamo esposto in una mostra.
    Sono pervenute riflessioni argomentate e profonde. Disegni eloquenti.
    Dagli scritti emergono anche preoccupazioni e proposte.
    Il risultato è stata una mostra molto bella a attraversata da una sincera
    tensione emotiva.
    Un dato emergeva: dagli scritti si evinceva chiaramente che non basta
    rinunciare alle armi se non si affrontano i problemi che sono alla base delle
    guerre: disuguaglianze, emarginazione, voglia di potere da parte degli stati…
    Una vera lezione che i giovani hanno dato a noi adulti. Sanno benissimo
    che le conseguenze delle attuali crisi le pagheranno loro.
    Una mostra che è stata sostanzialmente ignorata dai più. Questo, almeno
    io, lo davamo per scontato. Le iniziative problematiche e impegnative non
    sono molto amate e, soprattutto, non generano consenso.
    Desideriamo ringraziare tutti quelli che si sono impegnati per realizzare
    questa testimonianza.
    A questo punto leggiamo alcune riflessioni proposte dai ragazzi e ragazze.
    Leggiamo il primo scritto. Il suo autore mostra lucidità e profonda capacità
    di analisi politica:
    ”Secondo me, per evitare le guerre, l’unico modo sarebbe bloccare il
    mercato delle armi, cosìnon ci sarebbero più morti. I capi di stato non dovrebbero più considerare i confini, ma solo salvaguardare il bene della
    popolazione. Nel nostro piccolo invece possiamo iniziare a non farci la
    guerra l’un l’altro nella nostra quotidianità e mettere amore in tutto quello
    che facciamo.”
    L’autore di questo brano mette il dito in un problema cruciale e fonte di
    complesse implicazioni difficili da dipanare:la divisione spesso arbitraria
    del territorio.
    Stesso tenore nel seguente brano:
    “ Stop alla guerra! La pace va conquistata aiutandoci e non
    facendo più atti di ingiustizia. Dobbiamo smetterla di litigare per il
    territorio perché con la guerra muoiono purtroppo anche molte persone
    innocenti, che vorrebbero vivere serenamente.”
    L’insistenza con cui i ragazzi sottolineano il nodo
    del territorio come sede di valori identitari fa intendere che hanno
    compreso quali sono i nodi più difficili da affrontare.
    Lo scritto seguente mette in evidenza altri problemi cruciali.
    “La pace è un’amica molto gentile e tranquilla. La pace a volte viene
    interrotta da persone che non capiscono l’importanza di un’unione tra stati.
    La pace si può trovare nell’uguaglianza di religione, lingua ed economia.
    La pace però a volte viene interrotta dalla “gelosia.” Io penso che la pace
    sia un’amica importante e preziosa da mantenere nello scrigno e che, nel
    momento del bisogno, possiamo tirarla fuori.”
    Religione, lingua, economia, unione tra stati. Tutti aspetti centrali difficili
    da affrontare e risolvere. Eppure questi sono elementi ineludibili in una
    strategia pacifista.
    È sintetica ed efficace la riflessione di questa ragazza:
    “ Per fermare la guerra basterebbe parlare invece di usare le armi contro le
    altre persone.”
    L’assenza di dialogo è un’altra condizione che impedisce di conoscere le
    istanze che potrebbero essere alla base di un accordo: “Quando si smette di
    parlare cominciano le guerre”, ha affermato recentemente Zagrebelsky.
    Lo scritto che segue mette in evidenza un altro problema centrale:
    “ Secondo me la pace è quando delle persone si rispettano e si sopportano
    a vicenda.
    E che tutte le persone abbiano la possibilità di vivere e anche possibilità
    economiche e sociali per stare bene con gli altri.
    Ma la cosa più brutta è la guerra che purtroppo esiste.”
    Ecco un’altra indicazione importante: tutti dovrebbero avere adeguate
    risorse economiche. Le disuguaglianze e l’emarginazione sono alla base di
    molte tensione pericolose.
    Le riflessione su riportate sono alcune tra le molte pervenute. Tutte sono
    scritte a mano con la biro su un foglio di quaderno. Scritti supportati da
    bellissimi disegni. Da questi messaggi emerge la speranza che si realizzi
    quella che viene definita la pace “ evangelica”. È un’utopia? Forse.
    Questi giovani cresceranno e, sicuramente, cambieranno le loro istanze
    che prorompono dal loro entusiasmo ideale e giovanile.
    Tuttavia questa è l’unica strada percorribile per un mondo di pace.
    La domanda da farsi è: con quali strumenti politici e come?
    A questa domanda cercheremo di dare un’ipotetica risposta in un
    prossimo articolo.

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