Una spremuta di … fiabe

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C’era una volta… una ridente cittadina, distesa su una verdeggiante e rigogliosa pianura ai margini della grande metropoli.

Era nota ai più soprattutto per la gioiosa armonia che caratterizzava la vita dei fortunati cittadini che la popolavano.

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Si raccontava che da anni immemori  le case, le strade, i parchi e le piazze di quell’ameno centro erano l’espressione più vivida del buon vivere; tutto funzionava egregiamente, i servizi erano ineccepibili, ogni angolo, anche il più recondito, era lindo, il traffico contenuto, gli spazi pubblici curati e diffusi, assicurata era la sicurezza di ogni singolo cittadino e persino le rotonde stradali erano piccole opere d’arte.

Il segreto di questo paese di Bengodi? Ogni cittadino, dal più giovane al più canuto, faceva solo e semplicemente il proprio dovere, in semplicità.

Gli automobilisti parcheggiavano nelle aree prestabilite e preferibilmente lontano dal centro, i passanti buttavano la cartaccia nei cestini e i negozianti, sorridenti, spazzavano i marciapiedi di fronte al loro negozio. Anche i residenti, al piano terra, tenevano con cura gli spazi antistanti le loro case e i proprietari dei cani raccoglievano con cura la pupù dei loro fedeli amici a quattro zampe.

A scuola gli studenti non solo non imbrattavano i muri o scheggiavano i banchi, ma aiutavano persino i bidelli (lì li chiamavano ancora così) a tenere in ordine cortile e giardino, così come tutti i cittadini portavano regolarmente i rifiuti dentro l’Ecocentro, segnalando sempre i rarissimi casi di chi gettava per strada l’immondizia.

Tutti avevano la bicicletta e l’ultimo giorno utile per pagare le tasse non c’era coda in Posta o all’Ufficio delle Entrate perché tutti avevano già provveduto prima.

Per strada tutti si salutavano, le auto si fermavano di fronte alle strisce pedonali e sulle piste ciclabili scorrazzavano solo le biciclette di cui sopra.

In centro non c’era una sola casa da ristrutturare , il piano colore era rispettato nei minimi particolari e chi aveva terra agricola la sfruttava come tale.

E gli amministratori locali?

Beh, loro lavoravano come gli altri, semplicemente.

L’attività ordinaria scivolava via nella quotidianità, in uffici lindi e semplici dove spiccava, in ognuno, un quadretto su cui era scritto “Stai lavorando per tutti, non per te stesso”.

Ad ogni tornata elettorale, poi, ogni nuova amministrazione si presentava con tre soli punti innovativi di programma, con tanto di date di realizzazione. Obbligo inderogabile: realizzarli, nei tempi stabiliti.

E vivevano tutti felici e contenti …

Ps

Si fa presto a dire che la colpa è di chi amministra (ultimamente, in Italia, questo giochetto sta svelando verità scomode …);  prima ognuno di noi faccia il proprio dovere, poi additi pure ipotetici colpevoli.

Pps

Quando questo pezzo uscirà, Caselle avrà già la nuova Amministrazione; auguri vivissimi di buon lavoro ai neo eletti e … non dimenticate i quadretti negli uffici …  Per i tre punti programmatici, poi, ho perso ormai ogni speranza, ma se qualcuno ci volesse mettere la faccia … una volta …

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