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sabato, Luglio 27, 2024

    Costantino Nigra e i canti popolari del Piemonte

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    COSTANTINO NIGRA e I CANTI POPOLARI DEL PIEMONTE

    Il 1° luglio di cento e dieci anni fa (1907) moriva a Rapallo Costantino Nigra; era nato l’11 giugno del 1828 a Villa Castelnuovo, un piccolo comune canavesano della Valle Sacra vicino a Cuorgné.

    Diplomatico, segretario del D’azeglio, compagno di Cavour ai congressi di Parigi e Plombières, poeta romantico. Tra il 1854 e il ‘58 si dedicò, con l’aiuto di fedeli collaboratori, allo studio e alla raccolta di canzoni popolari piemontesi. Nel 1888 fu pubblicato il volume Canti popolari del Piemonte, raccolta di 150 canzoni. Per ognuna annotò tutte le varianti delle varie province e nei diversi dialetti, le loro affinità e le imitazioni rintracciate nella poesia popolare straniera. Aggiunse la traduzione in italiano dei testi e li corredò di note per valorizzare vocaboli e pronunce diverse. Una sola lacuna: l’esiguità di partiture musicali contenute nel suo volume, giustificato dal fatto che il Nigra era un letterato e non un musicista; ci penserà Leone Sinigaglia all’inizio del ‘900 a perfezionare quest’opera recuperando, sulla sola collina di Cavoretto, più di 500 canzoni complete di parole e musica.

    L’opera nel Nigra rimane un’importante opera di filologia, saggio di storia della poesia popolare che continua a conferire vita e calore; ancor oggi indispensabile base di studio per chi vuole avvicinarsi alla storia della nostra canzone popolare.

    Ed ora vi offriamo due di questi testi.

    CATTIVO CUSTODE

    Il tema della ragazza rapita, chiusa in una torre o in un castello e il numero cabalistico di “sette anni” sono forme ricorrenti nelle ballate europee. In questo canto la giovane è rinchiusa dal soldato a cui era stata affidata dal padre. Questa melodia, di cui si conoscono delle versioni provenzali e borgognone, C. Nigra la sentì spesso cantare dalle vendemmiatrici di Villa Castelnuovo e Castellamonte. Infatti si ipotizza che un tempo il canto, per la cadenza della melodia, sia stato usato durante le attività agricole come la mietitura o la fienagione.

    Numerose varianti sul tema sono raccolte come “Chansons de Moisson” in un canzoniere popolare francese.

    1. La fija d’un rich marcant tuti dijo ch’ l’é tan bela.
      Tanto bela chila a l’é, l’ha paùra d’sir rubeja.
    2. Sò pare la fa guarné da tre soldalin dl’armeja.
      Ël pì giovo di quei tre s’a l’é col ch’a ‘l l’ha rubeja.
    3. L’ha menala tan lontan, sinquanta e na giurneja;
      L’ha butala ant una tor, ch’a vëdìa né cel né tèra.
    4. L’ha lassala là set agn sensa deurve na finestra.
      A la fin de li set agn j’ha durvì na finestrela.
    5. La bela n’in guarda al mar, a l’ha vist venì sò page:
      « Òh me page benvenù, còsa disne an Inghiltèra? »
    6. « An Inghiltèra a parlo d’voi, che n’a sì dòna rubeja. »
      « Mi rubeja la son pa, che son dòna marideja.
    7. J’eu sposà ‘l pi bel soldà, ch’a i fussa ‘n tuta l’armeja;
      a pòrta la spa da là con la sua bandoliera,
    8. A pòrta capel bordà con la soa piumassera.
      L’anelin che l’hai al dil a l’é quel ch’a m’ha spuzeja. »

    CONVEGNO NOTTURNO

    Il tema del convegno d’amore notturno con l’epilogo dell’incontro promesso e accordato o non, è diffuso oltre che in Piemonte, in tutta l’area franco-provenzale, bretone e normanna.

    Nella ballata piemontese il convegno è promesso, ma poi alla sera quando il galante giunge all’appuntamento, rimane burlato, perché la ragazza non gli apre.

    1. “Pinòta, bela Pinòta, ‘namorame mi son de voi;
      ‘namorame son l’àútra sèira mentre ch’i j’era davsin a voi.
    2. Oh Pinòta, bela Pinòta, na licensa vorìa da voi;
      la licensa che mi vorìa, l’è na neuit a durmì con voi”.
    3. “La licensa l’é bele dàita, peuli vnì quand che voi volì.
      Vnì sta sèira su le des ore, ch’ pare e mare son andurmì”.
    4. Le des ore na bato e son-o, gentil galant a l’é rivà lì:
      Con un pé na pica la pòrta: “Pinòta bela vnì a durvì”.
    5. “Son descàussa e an camisòla, për sta neuit mi peuss pa venì.
      Mè papà s’a l’é andàit di fòra, mia mama na deurm con mi”.
    6. “mi sarìa già mai chëdumlo, mi l’avrìa già mai pensà,
      che na fija di quindes ane a m’avèissa mincionà”.

     

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    Michele Ponte
    Michele Ponte
    Nato a Torino. Lingua madre: Italiano; lingua padre: Piemontese. Mi interesso di letteratura e canzoni popolari del Piemonte. Ho realizzato alcuni Scartari (quaderni) intitolati: Spassgiade tra poesìe, canson e conte piemontèise (Passeggiate tra poesie, canzoni e racconti piemontesi) che sono stati presentati in varie occasioni con esecuzione dal vivo delle canzoni.

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