Qualche settimana fa è finita al centro dell’attenzione sui principali mass media la notizia dell’aggressione da parte di un gruppo di minorenni ai danni di loro due coetanei nel napoletano. E’ ritornato protagonista delle prime pagine il cosiddetto fenomeno delle baby gang.
Fenomeni di questo tipo, ma anche un altro fenomeno (non equiparabile ma pur sempre di matrice aggressiva) di cui se ne sta parlando da tempo come il bullismo, fanno riflettere sul tema della violenza, soprattutto perché in relazione alle giovani generazioni.
Una caratteristica di queste forme di violenza giovanile è l’organizzazione in gruppi più o meno strutturati, con un capo, un vice e gli altri membri consenzienti della banda. Non sono i singoli a perpetrare violenze fisiche o psicologiche ma sono vere e proprie organizzazioni di teppisti.
L’attività predatoria, che si concretizza in furti di cellulari, soldi, orologi ed altri oggetti è secondaria rispetto all’attività di controllo territoriale e di vero e proprio potere sui coetanei e non solo. L’accerchiamento a scopo intimidatorio di una camionetta di militari sul lungomare a Napoli perpetrato da una banda di ragazzi avvenuto solo pochi giorni dopo l’aggressione dei due ragazzi, si ascrive in un contesto tipico delle organizzazioni mafiose nelle quali vige il metodo intimidatorio e di protezione degli affari nelle piazze.
Spesso si tratta di minori allo sbando, cresciuti in famiglie sfasciate dallo spaccio e dalla camorra. La violenza l’hanno imparata per strada dove trascorrono la maggior parte del tempo. Nella sua “Storia dell’Italia mafiosa” il professore Isaia Sales illustra il processo di formazione e di espansione delle principali organizzazioni criminali in Italia.
La Mafia, la Camorra e l’Ndrangheta si differiscono da altre forme di delinquenza, per esempio il brigantaggio preunitario, per il loro rapporto con l’élites politiche ed imprenditoriali locali e nazionali. La violenza, anche solo minacciata, diventa lo strumento attraverso il quale le organizzazioni criminali impongono i propri interessi e il proprio status nella società civile. Questo spiegherebbe, secondo Sales, anche la diffusione delle mafie in contesti totalmente diversi e lontani da quelli d’origine.
La nascita di queste forme di criminalità è possibile grazie a due fattori: alla mancata presenza dello Stato e dei suoi rappresentanti che dovrebbero invece garantire il rispetto della legge e alla commistione delle istituzioni pubbliche con le organizzazioni mafiose. Quelle che oggi sono bande di minori diverranno, nelle peggiori delle ipotesi, la futura manovalanza criminale. La trasposizione cinematografica di Gomorra, film e soprattutto serie tv, ha proposto nuovamente il tema della malavita; ne ha mostrato i personaggi, i metodi e i meccanismi.
Esperti di vari settori hanno discusso in particolare del possibile potere di emulazione, o semplicemente di attrazione, che può avere una produzione di questo tipo sulle nuove generazioni. La violenza è parte integrante della società umana. La si incontra per strada, a scuola, sul posto di lavoro, negli stadi, nelle case, in televisione. Talvolta può risiedere in noi. E i più giovani, che hanno meno protezioni, ne sono anche i più suscettibili.