Il processo di Norimberga

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Per processo di Norimberga si intende un raggruppamento di due processi ai membri del partito nazista tedesco immediatamente dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Il primo, e più noto, è quello che passò alla storia come Processo dei principali criminali di guerra, che si tenne a Norimberga dal 20 novembre 1945 al 1° ottobre del 1946 e che coinvolse ventiquattro delle più alte cariche del regime nazista giudicate davanti al Tribunale militare internazionale (IMT). Il secondo, invece, è una serie di dodici procedimenti secondari a criminali di guerra di grado inferiore che riguardarono 185 imputati appartenenti al mondo politico, economico e sociale e che furono giudicati da tribunali militari statunitensi. Questi processi durarono fino al 1949 e ne fece parte anche quello conosciuto come il Processo ai dottori. La decisione di sottoporre i rappresentanti dell’Asse a un tribunale internazionale venne presa già durante la guerra dai tre capi delle potenze vincitrici, Roosevelt, Churchill e Stalin, che si erano incontrati prima nel 1943 a Teheran, e poi nel 1945 a Yalta e a Potsdam. C’è da sottolineare anche che era stato lo stesso primo ministro inglese a dichiarare nelle sue memorie che una Norimberga italiana era stata scongiurata vista l’uccisione di Mussolini e la caduta del fascismo. Venne scelta Norimberga come sede del processo per tre ragioni ben distinte. La prima perché la città tedesca era situata nel settore sotto il diretto controllo degli Americani, la seconda ragione risiedeva nel suo palazzo di Giustizia, spazioso, esente dai bombardamenti e con una grande prigione, e infine la terza perché la città di Norimberga era stata il luogo nel quale ogni anno veniva celebrata la “Giornata nazionale del partito nazista” e aveva perciò un profondo valore simbolico per il regime.
La validità e la legittimità del metodo con il quale venne affrontato il processo non furono immuni da critiche e in più di un’occasione eminenti personalità manifestarono perplessità sullo svolgimento legale e sulla credibilità del procedimento penale. Sul processo aleggiava sempre l’ombra che la vera e unica motivazione che animava l’assemblea fosse quella di un giudizio dei vincitori della guerra sugli sconfitti. Per questo motivo i procuratori designati procedettero a identificare gli atti d’accusa in crimini contro la pace, in crimini di guerra e in crimini contro l’umanità. Inoltre misero in primo piano un concetto, quello del complotto, inteso come piano organizzato per commettere uno o più dei tre crimini. Questo concetto prevedeva l’incriminazione per cospirazione, alla base della quale vi era la tesi secondo cui un delitto non fosse solo premeditato ma elaborato da un gruppo di persone, il che assumeva un carattere ben più grave. In realtà questa tesi non venne accolta, ma il concetto di complotto venne limitato al caso di crimini contro la pace, ovvero alla preparazione, allo scatenamento o alla prosecuzione di una guerra di aggressione o di una guerra in violazione di trattati o accordi internazionali.
Una caratteristica peculiare del processo fu la straordinaria copertura mediatica. Un pubblico di oltre 400 persone assistette ogni giorno alle udienze, insieme a 325 giornalisti provenienti da 23 paesi. Di fondamentale importanza, per far comprendere appieno le dichiarazioni dei procuratori e degli avvocati, fu l’installazione di strumentazioni per le traduzioni simultanee. Il procuratore capo americano Robert Jackson aveva deciso di sostenere l’accusa principalmente sulla base della quantità di documenti prodotti dai nazisti stessi piuttosto che su testimoni oculari, proprio per evitare qualsiasi denuncia di testimonianze pilotate. Le prove storiche raccolte a Norimberga non derivarono solo da documenti cartacei ma anche da filmati realizzati sia da nazisti sia da soldati degli Alleati. Il 29 novembre 1945 l’accusa mostrò un documentario lungo un’ora intitolato “I campi di concentramento nazisti”, basato sul monitoraggio di riprese effettuate dai tedeschi stessi. Al termine della proiezione tutta l’assemblea rimase in silenzio esterrefatta. Come scrisse un membro dell’accusa: “Lo scopo del processo di Norimberga non era semplicemente condannare i leader della Germania Nazista (…) la cosa più importante almeno così come mi sembrò, era tenere traccia per i posteri di ciò che aveva fatto il regime di Hitler”.
Il giorno dell’apertura i giudici erano seduti su un palco dietro al quale erano appese le quattro bandiere alleate. Ai piedi del palco c’erano gli stenografi, sulla destra la pubblica accusa, a sinistra, dietro un vetro, gli interpreti. Di fronte c’erano gli imputati e dietro di loro gli avvocati. Il banco dei testimoni era accanto alla cabina degli interpreti. Tutti erano dotati di cuffie per mezzo delle quali potevano seguire il processo nella lingua che desideravano. Il giorno successivo tutti gli accusati si dichiararono non colpevoli.
Il verdetto finale venne emesso tra il 30 settembre e il 1°ottobre 1946 nel rispetto della regola che almeno tre dei quattro giudici lo condividessero. Dodici imputati condannati a morte per impiccagione. Hermann Goering, vice-cancelliere del Terzo Reich e più importante dei gerarchi processati, si suicidò la notte precedente all’esecuzione. Il tribunale condannò poi tre imputati all’ergastolo e altri quattro a pene che andavano da dieci a vent’anni di detenzione. Tre imputati furono assolti. I processi del dopo Norimberga, che continuarono fino al 1949, giudicarono membri della Gestapo, delle SS, delle SA, industriali tedeschi, nel loro ruolo rivestito nell’esecuzione delle eggi razziali, nel processo di arianizzazione, nella distruzione del ghetto di Varsavia e nella fucilazione di massa degli Ebrei nei campi di concentramento.
C’è da dire che altri criminali di guerra vennero processati nei tribunali di quei paesi dove commisero i crimini e in quelli della Germania Occidentale molti nazisti ottennero il riconoscimento di circostanze attenuanti. Una parte di criminali nazisti poté, perciò, tornare alla propria vita e riprendere il loro posto nella società tedesca, soprattutto nel settore economico. Se è vero però che molti di coloro che si macchiarono di crimini atroci non vennero neppure mai puniti o processati, è altrettanto vero che il tribunale di Norimberga ebbe un ruolo pionieristico in molti sensi, stabilendo che “eseguire gli ordini” non era una difesa legittima per atti criminali e che anche i più alti funzionari di stato potevano essere sottoposti a giudizio.

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