Lo sbarco alleato sulle coste della Normandia del 6 giugno 1944, conosciuto come D-Day e con il nome in codice di operazione Overlord, è stato l’inizio di una più ampia e complessa campagna militare per liberare la parte nord-est dell’Europa dall’occupazione nazista. È stata senza ombra di dubbio la più grande invasione anfibia che un esercito abbia mai operato e imponente fu l’impiego di mezzi e soldati, infatti si trattò di 160.000 uomini, 130 navi da guerra, 12.700 aerei e 4.000 mezzi anfibi per il trasporto della fanteria e dei mezzi pesanti.
Il progetto dell’invasione ebbe una lunga fase di gestazione a partire dall’evacuazione di Dunkerque nel 1940. La prima idea di questo tipo era stata espressa dagli americani, in particolare dal generale George Marshall, ma trovò la resistenza di Winston Churchill che preferiva la strategia di fiaccare l’avversario colpendolo in più punti, soprattutto nel Nord Africa e in Italia. I preparativi dettagliati iniziarono dopo la conferenza di Teheran a fine 1943, nella quale Stalin, Churchill e Roosevelt strinsero gli accordi per una cooperazione tra i tre paesi che rappresentavano contro le nazioni dell’Asse. Fu così che, sotto il comando del generale statunitense Eisenhower, nel dicembre del 1943 si formò una commissione per pianificare le operazioni navali, aeree e terrestri in Normandia. Allo stesso tempo sarebbero state organizzate delle manovre diversive per attirare l’attenzione delle forze militari tedesche lontano dalla Francia.
Si scelsero le coste della Normandia perché l’obiettivo principale era quello di liberare la Francia togliendo ai tedeschi Parigi, che era stata il simbolo della più clamorosa sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. Era perciò necessario partire dal nord della Francia scegliendo un punto in cui i venti non fossero particolarmente forti da rendere difficili le operazioni militari ed era anche indispensabile la presenza nelle vicinanze di un aeroporto. Infine la Normandia era uno dei punti meno protetti dall’esercito tedesco perché un attacco da lì era considerato molto improbabile. Perché un’operazione di questa portata potesse funzionare era necessario un diversivo, e infatti venne deciso per Pas de Calais che era vicino alle coste inglesi e forniva un accesso diretto alla Germania e la Norvegia, facendo ipotizzare ai tedeschi che l’operazione sarebbe partita dal nord dell’Inghilterra. Per rendere credibili i diversivi vennero create delle strutture fittizie per confondere gli aerei ricognitori nazisti che fotografavano quindi carri armati di gomma, aerei di legno ed edifici scenografici. Infine venne individuato nel 6 giugno il giorno più favorevole per l’attacco considerando l’influenza della luna sulle maree e le condizioni del tempo.
Nel frattempo i tedeschi organizzarono un piano di difesa. Hitler infatti aveva incaricato Rommel, il leggendario comandante delle truppe in Nord Africa, di dirigere la difesa nella Francia del Nord, il quale sviluppò una difesa articolata soprattutto sulle spiagge, facendo costruire meticolosamente diverse fortificazioni unite tra di loro da una catena di bunker, filo spinato, campi minati e postazioni di mitragliatrici.
Quarantacinque minuti prima dello sbarco le navi iniziarono a cannoneggiare le linee difensive tedesche, dopodiché avvenne lo sbarco, non in maniera simultanea perché seguì il corso delle maree, cominciando alle 6,30 sulla spiaggia di Utah e proseguendo a ondate fino alle 7,20 sulla spiaggia Sword. L’invasione proseguì per altre tre ore con un mare agitato che non permetteva un movimento lineare delle imbarcazioni da trasporto con fondo piatto che trasportavano truppe e mezzi. Se l’approdo più facile avvenne sulla spiaggia Utah, dove la fanteria composta da 23.000 unità sbarcò in una posizione diversa da quella prevista e ricevette un contrattacco tedesco più smorzato e riuscì a conquistare le difese naziste, discorso inverso avvenne sulla spiaggia di Omaha, dove un difficile sbarco a causa delle condizioni del tempo si unì a un fuoco di sbarramento impenetrabile e che produrre notevoli perdite tra le fila alleate. Negli altri punti di sbarco, le spiagge Sword, Juno e Gold, l’avanzata delle fanterie britanniche e canadesi ottenne rapidamente successi insperati. Complessivamente inglesi e canadesi dimostrarono coraggio e una determinazione inaspettate ottenendo migliori risultati e in minor tempo rispetto agli americani.
La resistenza tedesca non fu all’altezza della situazione, in parte perché i rinforzi richiesti da Rommel giunsero in ritardo ma soprattutto perché erano impreparati a un’operazione così imponente. La spiaggia di Omaha, dove furono maggiori le perdite alleate, fu il punto più fragile di tutta l’operazione e preoccupò più volte il comando alleato.
Il successo del D-Day fu possibile grazie agli sforzi degli Alleati su tutti i fronti, imparando importanti lezioni dai precedenti insuccessi di Dieppe in Francia e ad Anzio in Italia. Anche la campagna di bombardamenti strategici, cominciata nel 1942, aveva indebolito l’industria tedesca e allontanato dalla Normandia risorse vitali per la difesa locale, e il conseguente dominio aereo aveva permesso agli Alleati di svolgere attività di ricognizione sulle difese costiere del Reich. Inoltre il successo ero dipeso anche dal controllo alleato dell’Atlantico e dalla campagna militare in Italia e l’offensiva bielorussa sovietica le quali tennero occupate per settimane le forze naziste.
A ottant’anni dal D-Day
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