Basilio Bona, aiutato dalla moglie Fanny, fu munifico benefattore di molte istituzioni casellesi, in particolare l’Ospedale del Baulino, e fu presidente dal 1887 al 1908 dell’Asilo infantile in cui sono conservati due medaglioni bronzei, opera dello scultore Edoardo Rabino, che raffigurano i coniugi. Morì, dopo breve malattia, il 14 luglio 1915 a Domodossola.
Lo annunciarono su La Stampa la moglie Fanny Ambrosetti (1858 – 1920), i figli Osvaldo (1876 – 1942) e Alcide (con la moglie Emma Vercellone e i figli Fanny, Federico, Emanuele e Maria Valeria) e la figlia Adele (col marito Giovanni Battista Devalle e il figlio Giorgio). Fu sepolto nella tomba di famiglia fatta costruire nel Cimitero Superiore o Cimitero Monumentale Bosco presso il Santuario di Oropa (Biella).
Nel testamento si ricordò anche del natio paese di Sordevolo destinando 50.000 lire per due borse di studio a favore di ragazzi poveri, 25.000 lire per la Congregazione di Carità, 25.000 lire per il Comune affinché provvedesse alla costruzione di una mulattiera per collegare il paese a Issime in Valle d’Aosta.Dopo la morte di Basilio, a cui il Comune dedicò una via del centro cittadino, il Lanificio fu gestito dai figli Osvaldo (1876 – 1942) e ing. Alcide. Sotto la loro guida l’azienda raggiunse il massimo del suo fulgore arrivando a impiegare circa 1400 dipendenti.
Ai Bona si devono varie opere di utilità pubblica: la costruzione del viale alberato che collega il centro di Caselle con la fabbrica (poi intitolato ad Alcide), il complesso degli alloggi per gli operai al Caldano, il convitto per le giovani operaie provenienti da fuori paese, un nuovo reparto dell’Ospedale Baulino per gli operai anziani del lanificio e la torre dell’acquedotto sul prato della fiera. Il Lanificio Bona nell’autunno 1942 fu il primo stabilimento privato a far richiesta all’Arcidiocesi di Torino di assistenza religiosa agli operai.
Vi fu delegato don Giuseppe Pollarolo che per anni andò a predicare le pasque aziendali. Dopo la II Guerra mondiale il Lanificio entrò in una grave crisi produttiva, ridusse progressivamente i dipendenti e chiuse nel 1963. Oggi nell’area dell’ex Lanificio hanno sede diverse piccole industrie.
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Interessanti informazioni sull’attività del Lanificio Bona si trovano nei giornali pubblicati in occasione delle Esposizioni svoltesi a Torino nel 1884 e nel 1898. Nell’articolo di D. Vallino Le industrie biellesi e l’arte della lana, pubblicato sul giornale ufficiale Torino l’Esposizione Italiana 1884, è ripetutamente citato il Lanificio Fratelli Bona di Caselle.
«Di pari passo [rispetto ad altri lanifici biellesi] procede il Lanificio Fratelli Bona di Caselle Torinese, che io comprendo fra i biellesi perché il personale tecnico dirigente è esclusivamente biellese […]. I fratelli Bona hanno presentato della imitazione di pettinato veramente perfetta; il pregio di quel panno è ancora rialzato dalla difficoltà di esecuzione del damier, che così chiamasi il quadrettino bianco e nero. Questa perfezione di filatura deve dar del filo da torcere (se mi si passa il francesismo in vista della sua applicazione anche letterale nel caso) deve dare pensiero agli operai filatori nelle vallate biellesi, i quali erano tenuti per i migliori in questo lavoro speciale. […]Il pregio della tintoria razionale, dei processi scientifici applicati industrialmente è rivendicato dai fratelli Bona (allievi appunto di quella Scuola [professionale di Biella]), colla loro esposizione di mostreggiature militari, di quei panni cioè dalle tinte vivaci, che servono a specificare le diverse armi nei corpi dell’esercito. lo ho ammirato specialmente un rosso-viola (non so più se per bersaglieri o per allievi dell’accademia militare) il quale prima ci veniva dall’estero a molto caro prezzo e ora il Governo paga molto meno al fabbricante italiano …. forse per proteggere l’industria nazionale! […]Lascio i panni lisci che si ammirano anche perfetti nei neri dei fratelli Bona. […]Il merito della ditta Rosazza, Agostinetti e Ferrara e della ditta Fratelli Bona consiste specialmente (a mio parere) nell’aver portato all’esposizione tutta merce bella e tuttavia di loro fabbricazione ordinaria. […]I fratelli Bona (apro una parentesi, perché odo il lettore esclamare: e sempre i Bona; e dalli!… ma che ci ho a fare io se essi hanno data una distribuzione razionale alla loro mostra l’hanno fatta completa?) i Bona, dico, hanno presentato di tali filati di lana e di seta-cascame, forse per dimostrare che essi non li comprano più dall’ estero almeno per la massima parte. Questa è una vittoria dell’ industria paesana che segnalo volontieri. […] ».
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L’articolo Le industrie tessili – la lana, apparso sul settimanale I’Esposizione Nazionale del 1898, informava: «Anche il Basilio Bona di Caselle Torinese riconferma la fama dei suoi prodotti con pregevoli stoffe per uomo e per signora, liscie, diagonali, operate, ecc.; espone pure ratinees e scialli di ottima fattura e panni per militari. Richiama l’attenzione dei pratici una tavola grafica della riduzione e peso dei varii tessuti, colla quale si può esattamente calcolare a priori una stoffa di lana in tutte le sue particolarità: questa tavola grafica è di una indiscutibile utilità pratica nelle fabbriche ».
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Nell’altro settimanale Esposizione Generale Italiana e d’Arte Sacra – Rassegna popolare illustrata comparvero due significative notizie: «Fra i cuoi e le lane – [5 agosto] Accompagnato anche da alcuni componenti la Giuria, dell’ ispettore della Manifatturiera Prof. Porta e da altri, il Re [Umberto I] […] Passò poscia a visitare la mostra collettiva dei Lanajuoli Biellesi, nonché quella di Basilio Bona, dei fratelli Bona, di Rossi di Schio compiacendosi di trovare anche in questa industria un notevole progresso ».
«Esempio da imitarsi. – Un cenno speciale merita poi la grossa carovana operaia, lo stesso giorno venuta da Caselle Torinese a cura e spese del noto industriale cav. uff. Basilio Bona, che radunò attorno a sé 400 operai e fece loro visitare I’Esposizione. La numerosa ed allegra schiera di operai e operaie venne poscia raccolta a mezzodì sotto l’ampio padiglione del sig. Girardi Agostino (Salumeria Torinese), dove venne servito un ottimo pranzo. Si constatò allora come concordia, obbedienza ed affetto non sono parole vane, ma vivono e formano legame saldo e simpatico tra operai e principale, quando questi sono come il cav. Basilio Bona e quelli appartengono alla regione canavesana».