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sabato, Luglio 27, 2024

    Risorgimento 2.0

    Terminata la kermesse infinita delle promesse elettorali, che talvolta oltrepassano il ridicolo, ora si dovrebbe pensare e passare ai fatti. Cosa che, come spesso capita ormai da anni in ambito politico, è assai più complessa. Per non perdersi nell’ennesima ipotetica riforma delle pensioni o nelle improbabili politiche atte per incrementare l’occupazione giovanile, e per riconciliarsi con la storia patria, suggerisco una visita al Museo Nazionale del Risorgimento italiano di Torino.

    Un paio d’ore che possono rasserenarci rispetto a quanto sentito in tutti i giorni precedenti al 4 marzo. Il Museo del Risorgimento racconta il processo storico che a partire da un evento di respiro internazionale come la Rivoluzione Francese porta al compimento l’unificazione d’Italia attraverso alleanze, accordi, battaglie e plebisciti. Al centro del percorso vi è l’Ottocento, il secolo nel quale il senso d’appartenenza e d’identità nazionale prende forma e dona ad un’espressione geografica una veste statuale.

    Il museo fu istituito nel 1878, all’indomani della morte di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. Nasce perciò con la finalità di commemorare il defunto sovrano e per ripagare i cittadini di Torino dell’avvenuto trasferimento della capitale del Regno. Infatti lo spostamento prettamente strategico della capitale a Firenze nel 1864 aveva generato violente manifestazioni di protesta popolare che furono sedate nel sangue provocando alcune decine di vittime.

    Anche il museo ha cambiato diverse volte sede prima di giungere definitivamente nel 1938 a dove si trova oggi, nel caratteristico Palazzo Carignano, edificato da Guarino Guarini. L’esposizione si suddivide in 30 sale per un totale di circa 3500 metri quadrati. Le sale del museo sono state dipinte su base tematica per facilitarne l’approccio. Il colore rosso, per esempio, contraddistingue una sala dove si racconta un periodo storico di particolare tensione.

    Il percorso didattico museale, realizzato in maniera impeccabile, descrive le varie fasi del movimento risorgimentale italiano. La Rivoluzione Francese come elemento dal potere detonante e di risveglio delle coscienze; l’età napoleonica ovvero un nuovo periodo di dominazione straniera; la Restaurazione e i principi ispiratori del Congresso di Vienna; i moti e le rivolte dei bienni 1820-1821 e 1830-1831; le rivoluzioni del 1848 e lo Statuto Albertino; le Guerre d’indipendenza; la spedizione dei Mille; l’Unità d’Italia con i suoi grandi protagonisti, in primis, Mazzini, Garibaldi e Cavour; la presa di Roma.

    Particolarmente suggestiva è la Camera dei Deputati del Parlamento Subalpino che accolse il Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna fino al 1860. Maestoso è, a conclusione della visita, il salone che avrebbe dovuto ospitare la Camera dei deputati del Parlamento del Regno d’Italia.

    Purtroppo i lavori di realizzazione terminarono dopo il trasferimento della capitale ed oggi viene adibito a mostre temporanee. Attualmente vengono esposti dei grandi dipinti rappresentanti la storia militare italiana dal 1848 al 1860.

    Di fronte a questi reperti esposti nelle teche e a questi quadri appesi che rappresentano la volontà di una nazione di diventare libera ed indipendente una domanda sorge spontanea: oggi abbiamo bisogno di un Risorgimento 2.0?

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