E’ un periodo strano, per troppi tratti indecifrabile. Aggiungo: per me, incomprensibile.
Tu chiamale, se vuoi, transizioni. Per uno che, anche senza aver letto troppo Erich Fromm, s’è sempre schierato apertamente più per l’essere che per l’avere, vivere questi tempi bassi è pena profonda.
Scoprire come si sia travalicato ogni concetto di politica, come al bene comune venga preferito in ogni ambito l’interesse singolo o di parte, lascia intravedere uno scarso futuro per questo nostro bellissimo, disgraziato Paese.
L’arte legata al decidere di non decidere da sempre ci conduce per mano e l’abbiamo scoperto una volta di più nelle rievocazioni doverose del quarantennale dell’assassinio di Aldo Moro: il suo martirio fu figlio di troppe verità nascoste e della volontà di non decidere: immolato a tutela di interessi mascherati da ragion di Stato. La rilettura di certe sue parole non solo ci fa percepire la statura gigantesca posta appetto a certi nani attuali, ma ci pone a confronto con realtà impietose tuttora irrisolte. Lo spessore di frasi cesellate, l’attualità dei suoi principi dovrebbe ben farci comprendere come percorsi sciagurati abbiano farcito l’Italia di vacuità, come da troppi anni si sia rincorso più l’apparire che l’essere.
Se poi ci si aggiunge che l’ultimo periodo ha preferito proporci la variante anomala e ancor più fatua legata al preferire all’essere fugaci apparizioni sui “social”, ben si può capire ciò che si vada considerando e come certi paragoni siano improponibili.
Incredibilmente però c’è tutta un’altra Italia che vive, lavora e spera. Che continua a guardare ben oltre le proprie mura e l’interesse.
Un pezzetto affatto trascurabile, tra pochissimo, avrà casa temporanea a Tiggiano, nel Salento più affascinante e profondo, laddove si terrà il sesto convegno Gepli, il convegno dei giornali editi dalle Pro Loco italiane.
La salvaguardia e la valorizzazione del proprio territorio, del proprio patrimonio culturale non c’entra nulla con monsieur Chauvin e il deprecabile sciovinismo. Quello praticato dalle Pro Loco e dai suoi giornali è tutt’altra cosa.
Ha a che fare con l’amore per la propria terra, con lo spirito di servizio più alto e meno remunerato al mondo.
Non vive di transizioni o passaggi. Sceglie al contempo di avere ed essere, nel modo più puro e meno interessato: avere cura e interesse per ciò che è stato, è e sarà il proprio “loco”; essere protagonista di un amore ricambiato dalla sola gioia di donare e donarsi.
I giornali editi dalle Pro Loco d’Italia raccontano le speranze e le aspirazioni della provincia italiana e non è affatto sminuente raccontare un mondo piccolo che spesso cela tesori artistici ed umani totalmente da scoprire.
Che cosa avranno da dirsi i giornali posti sotto l’egida di Gepli? Si racconteranno della voglia senza posa di mostrare che l’Italia non è quella roba stanca, bolsa e sporca che esce da troppi TG. C’è un mondo che pulsa, capace di slanci troppo spesso inimmaginati da un “palazzo” sempre più lontano e avulso dalla vita reale.
Connotare l’operato delle Pro Loco italiane e dei loro giornali con la volontà tesa a soddisfare stomaci voraci di sagra in sagra (ciò sia detto con tutto il rispetto possibile per chi organizza kermesse…) è fortemente riduttivo.
Va conosciuto d’appresso il nostro mondo e non solo per sentito dire. Esattamente come tutto il fantastico mondo del volontariato, è colonna vertebrale d’Italia: con la sua forza aggregativa e aggregante dà un senso a migliaia di luoghi, a migliaia di vite.
Non so se da Tiggiano arriverà un messaggio nuovo, l’importante è che si prosegua sul cammino tracciato.
Un cammino fatto di intenti e tenacia, di speranze e concretezze, capace di far intravedere la luce oltre al buio delle transizioni.