La notizia in anteprima è che il 23 settembre 2018 all’ “Hiroshima mon amour” di Torino si daranno convegno i Beatlesiani d’Italia per un altro Beatles Day! Il sogno è quello di avere ospiti-testimoni diretti del mito, come Freda Kelly, la segretaria personale del gruppo intervenuta nel 2017 o perché no? Sir Paul McCartney!
Siamo riusciti a carpire l’informazione durante l’ultimo dei nostri Incontri Letterari all’Unitrè di Torino, preparato in sordina, con qualche timore di rimostranze per la presenza (ovvia) di chitarristi e cantanti e finito in gloria con la quasi ufficiale richiesta di un corso sulla rivoluzione culturale di cui i Beatles sono stati mitici rappresentanti tra il ‘63 e il ‘75.
Sapevo da amici carissimi di questi incontri di appassionati cultori del mondo beatlesiano, avvenuti nel 2015-’16-’17, ma non immaginavo che accanto al semplice riproporre canzoni che sono rimaste indelebili, soprattutto nella memoria di persone definite per la prima volta teenagers, ci fosse una profonda ricerca culturale, da parte di scrittori, autori di testi, musicisti, sociologi. E’ stata una sorpresa in più.
Io ero allora una teenager con gonna a pieghe al polpaccio, a scuola dalle suore di Maria Ausiliatrice, eppure ripensandoci in questi giorni, furono proprio loro, le suore, a propormi nel ‘66 una esibizione sul palco della scuola con capelli appena un po’ più lunghi del maschiaccio che ero, con la chitarra e il testo de “La pioggia che va “ dei Rokes. Era uno stare all’avanguardia, un dare voce al fermento che da ogni parte ormai premeva, partito da lontano con il rock duro, soffocato ed addolcito qui in Italia, ma che di lì a poco avrebbe dato vita al Sessantotto.
Il sabato pomeriggio, alle 17,45 ascoltavo da sola alla radio la trasmissione “Bandiera gialla” di Arbore e Boncompagni che proponeva i migliori brani mondiali, banditi dalle emittenti tradizionali ed è lì che ascoltavo e cantavo imitando senza capire( imparavamo solo francese, non esistevano computer, telefonini…) i testi inglesi di Yesterday, Michelle, Obladì obladà, Yellow submarine ecc…Come tutti, penso, ho sofferto della separazione del gruppo, ho odiato Yoko Ono ma i Beatles mi sono rimasti dentro, legati a filo doppio con gli anni della adolescenza.
Mi sono accorta solo ultimamente con stupore che mentre altri gruppi famosi sono ormai dimenticati i Beatles continuano a piacere anche a molti giovanissimi e tra gli organizzatori del Beatles day i più “presi” sono i cinquantenni nati in pieno ‘68. Alla mattinata Beatles dei nostri Incontri erano presenti Alberto Pisci, docente di Religione al Liceo Einstein, fondatore con Meo Torta e Riccardo Codazza della costola torinese dell’Associazione Beatlesiani d’Italia il cui presidente è Rolando Giambelli, Luca Ragagnin, scrittore, critico musicale, paroliere ( anche per i Subsonica) ed Enzo Maolucci, (ora organizzatore del Salgari Campus sulla collina torinese) cantautore e autore di una tesi di laurea sui Beatles con Massimo Mila nel ‘70. Con loro, due chitarristi e due cantanti (p.s. segretissimo…si trovano spesso a suonare e cantare il giovedì sera al Corner House di C.Sebastopoli). Anche noi, mentre i testi apparivano sullo schermo abbiamo cantato tutti insieme Yesterday e siamo entrati nel clima giusto.
Luca Ragagnin e Alberto Pisci hanno affrontato il fenomeno Beatles dal punto di vista storico e sociologico, cercando di mettere in luce i cambiamenti avvenuti nel mondo musicale e nella società del periodo ‘63-’75 e mentre li ascoltavo mi rendevo conto di quanto ignorassi l’argomento pur avendolo vissuto! Era come se i Beatles avessero preso tutto quel che c’era in quel momento- musica nera, jazz, blues, rock, musica popolare- e ne avessero fatto un pacco unico da riaprire in modo totalmente diverso! Enzo Maolucci ha scatenato l’entusiasmo prima con affermazioni dissacranti e provocatorie sul clima di quegli anni e sulla povertà dei testi rispetto ai grandi temi della libertà, del pacifismo, della rivoluzione, infine regalandoci un riff di chitarra in una performance rock prima maniera, saltando e strappando la chitarra come un ragazzino.
Anche quest’anno parteciperanno al Beatles day molte band di giovanissimi appassionati, tra cui i Beatbox una band genovese composta da due ex New Trolls, Mauro Sposito e Alfio Vitanza, più Riccardo Bagnoli e Guido Cinelli, che fanno rivivere in modo perfetto la magia dei Fab4. L’evento Beatles day partito in sordina nel 2015, ha visto aumentare la folla di appassionati e ogni anno si è dovuta cercare una sede più capiente. Locandine e biglietti, cominciano ad essere oggetto di collezione come i mille altri cimeli legati ai quattro di Liverpool. Il mito continua.
Entusiasmo alle stelle, tutti i tranquilli corsisti Unitrè, per due ore, a prescindere dai gusti musicali, perfino gli appassionati di classica, sono tornati ragazzi, con una sensazione nuova però, la coscienza di aver vissuto un periodo di grandi cambiamenti culturali che vale la pena di approfondire. Per ora appuntamento al Beatles day 2018.