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venerdì, Aprile 19, 2024

    Il circo

    VenticinqueGocce2WebForse ci sarà un referendum, fatto sta che qualcuno dovrà pur decidere. Sono periodi febbrili per il TAV, tanto da mettere addirittura in discussione il rapporto tra Matteo e Giggino. Non ho, come immagino il resto della popolazione, i numeri per dire se il buco nella roccia sarà utile o meno, se sarà un fallimento od un successo, se veramente sia un’opera indispensabile, quindi cosa dire? La terminiamo? Molliamo lì tutti i cantieri dopo aver stuprato la Val di Susa? Qualcuno avrebbe dovuto già da molto tempo avere in pugno la situazione: noi possiamo solo affrontare l’argomento da un lato estetico, romantico probabilmente.

    Il colpo di fortuna è avere politici che comunque una via per uscire dall’impasse la trovano: la proposta è farla mini; la mini TAV.  Roba da far invidia a Mary Quant! Un po’ più corta? Finirebbe prima? Dove sbucherebbe? Il tunnel più stretto o più basso? Devo consultare Google Maps. Lo so, sono fesserie le mie elucubrazioni, ma questi pensieri che vengono rilasciati da chi governa la dicono lunga sulle capacità dei nostri statisti.

    Ovviamente anche se mini, ristretta, più bassa, si renderà necessaria una ulteriore analisi costi / benefici che Toninelli dovrà analizzare. Toninelli è quello che promuove l’elettrico e poi si compra il diesel…

    Altro materiale per Crozza, che ormai non ha più bisogno di collaboratori per i suoi dialoghi:  è sufficiente ascoltare i TG, e mettere giù qualche appunto.

    Anche solo la proposta di un referendum sul TAV è un qualcosa che richiama alla memoria Ponzio Pilato durante l’atto del lavarsi le mani.

    Francamente, io sarei già contento nel veder terminati i lavori in Corso Grosseto. Ciò che appare lampante è la continua incapacità (ed anche la mancanza di volontà) da parte dei politici di decidere: sono stati votati per prendere delle decisioni, non per demandarle a chi ha dato loro la preferenza. Oltre alla corruzione ci mancava pure l’inettitudine, come una malattia: intanto perdiamo tempo, noi, e prendono tempo, loro. Uno stallo che può unicamente farci precipitare.

    Continuiamo disingannati: avete visto la radicale trasformazione dell’altro Matteo? A Torino, al Lingotto, ha tirato fuori la sua vera natura: fare il barzellettiere, l’intrattenitore, come lui, Pierlui.. Certo non ha ancora la capacità di mangiarsi il palco come un Gigi Proietti, o l’acuta analisi di un Natalino Balasso, ma dobbiamo ammettere stia lavorando seriamente per cercare di lasciarsi alle spalle la politica e provare con l’avanspettacolo. Dategli un palco, un microfono e con l’aggiunta del suo ego smisurato verrà fuori qualcosa di buono. Sono certo che anche mamma e papà Renzi  gli abbiano battuto le mani da casa: da casa perché momentaneamente non possono scendere.

    Povero PD, che pena: Un gruppetto di litigiosi ormai scollati dalle necessità reali delle persone; al paragone riescono a rendere grandi pure Giggino ed anche il ministro che lavora con entusiasmo h 24 pancia a terra!

    Il nuovo leader del PD uscito dalle urne delle primarie, è Nicola Zingaretti. Quante “primarie” avranno ormai fatto? Non so, ma le paragono ad una eterna assemblea di condominio. Ospite di Fazio ha già dettato la nuova linea del partito, finalmente accortosi che le persone hanno problemi gravi e reali: infatti il primo passo sarà spostare la sede del PD lontano dal centro. Avrà pensato al parcheggio e alla ZTL? Dovrà avere una libreria all’interno ed uno spazio per i giovani, ed ovviamente riconquistare l’elettorato. Mi sono sempre chiesto come mai dopo una batosta elettorale i partiti sentano la necessità di ricrearsi una verginità ai nostri occhi, come se mai nulla di negativo fosse accaduto. A parte la nuova sede, riconquistare l’elettorato, la vedo dura. E non solo per il PD.

    Ne sentivamo la necessità! Del cambio di sede intendo. Lo faranno: in fondo è la cosa più semplice. Noi attendiamo, non certo fiduciosi, che qualche forza politica dia qualcosa in più al Paese, oltre alle belle parole e ai buoni propositi. Ad una recente puntata di Dimartedì, il circo settimanale, dopo aver opportunamente abbassato il volume, osservavo l’accapigliarsi disordinato degli ospiti; i soliti ovviamente: una vera lotta nel fango. Delle parole certo, ma pur sempre fango.

    Alla prossima.

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    Luciano Simonetti
    Luciano Simonetti
    Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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