Allergia ai tulipani

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VenticinqueGocce2WebOgni tanto ci vuole: accantoniamo per un minuto la politica che arranca ed ha ormai sostituito il Gran Varietà dei tempi passati, l’economia dettata dalle aziende di rating e tutto ciò che ci fa cambiare canale scorrendo la lista di fatti orrendi durante il TG.

Partiamo: dire “te lo avevo detto” non rende l’idea. Non occorreva Ronaldo per vincere l’ennesimo scudetto! Non occorreva Ronaldo, che comunque costa come mantenere il parlamento europeo! Non occorreva Ronaldo per vedere quattro gatti con la bandiera bianconera festeggiare amaramente uno scudetto che ormai annoia.

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E soprattutto non basta Ronaldo per fare grande una squadra. Il popolo bianconero, di cui con fatica faccio parte, soffre l’ennesima Coppa dei Campioni mancata. Chiariamo: il buon Cristiano il proprio lavoro lo ha fatto sempre, da stakanovista, tanto da non essere poi così distante dalla vetta della classifica marcatori, con diverse giornate in meno giocate. Ed in coppa ha dato tutto: ha vinto partite da solo, ha motivato e spronato i compagni di squadra. Ma non è bastato.

Immagino abbiate visto giocare le altre squadre: Barcellona, Ajax, Liverpool, Tottenham sono dei mostri, perché li vedi correre veramente 90 minuti, perché ti fanno divertire, perché non mollano mai, perché al di là degli ingaggi stratosferici giocano a calcio e lo esaltano.

Piccoli gesti del buon Cristiano manifestano la delusione: al termine della partita a Torino con l’Ajax, mentre pare dire “ce la siamo fatta sotto”, e poi negli spogliatoi al termine della partita con la Fiorentina, vinta pure grazie ad una loro autorete, dove si vede il giovanotto distaccato, che non esulta, e comprende che l’obiettivo grosso è perso per l’ennesima volta.

Non per lui: ha vinto tutto ciò che è umanamente possibile, tranne il mondiale, ma per i restanti giocatori, per il pubblico, che, attonito, ancora una volta vede sfumare il trofeo più ambito, è una delusione.

Baratteremmo volentieri una manciata di scudetti per una sola Coppa dei Campioni. Sette  finali perse addolorano. Sette!

Stucchevoli poi le dichiarazioni di Allegri in conferenza stampa, prima e dopo la batosta: intanto occorrerebbe si recasse quanto prima da un buon logopedista per smussare o addolcire quella parlata che non è più toscano, perché non credo a Livorno si parli a quel modo.  E poi frequentare qualche buon maestro di Retorica (scritto con la Maiuscola), anche senza disturbare Socrate e Platone, ma imparare almeno a non ripetere sempre le stesse banalità all’infinito. Ormai è partito: grazie di tutto.

Necessita un cambio di passo da parte delle nostre squadrette: giocare contro i marziani impone un miglioramento ed un salto di qualità che va oltre il gioco stesso ed i moduli, ma comprende anche la mentalità, spazzare via i calcoli sperando che dall’urna esca sempre la squadra meno forte, via il difendere un misero golletto quando hai davanti un cacciatorpediniere velocissimo armato con ottanta missili Tomahawk, e che arrivi la voglia di entrare in porta col pallone, come dimostrato dai ragazzini classe 1998 che hanno umiliato i totem bianconeri, insomma una vera rivoluzione per spazzare via la noia tutta nostrana che ha fatto diventare il nostro campionato da più bello a più palloso.

Fuori dal nostro confine, ci hanno fatti neri. Ed in fondo, a pensarci bene, è la rappresentazione del nostro Stato, e di tutto ciò che combiniamo al suo interno, con le difficoltà quotidiane, con una economia sempre col fiato corto, col battibeccare tra polli presuntuosi. E potrei proseguire.

Il calcio nostrano e odierno rappresenta noi in fondo: tappiamo falle in continuo, sempre più grandi, e tentiamo di arginare, per esempio, la disoccupazione o il debito pubblico così come la Juventus, ed anche le altre, hanno cercato di fermare gli extraterrestri.

Una toppa qui, una più grossa di là, poi una promessa, un “lo faremo”, un “io non mi dimetto”, e ci si barcamena fino al crollo totale. Esagero?

E ora un altro giro: di Champions per i bianconeri, e di elezioni europee per i nostri venditori di fumo.

La Juventus il cambiamento lo ha già iniziato, ma porterà tanta sfiga: le nuove maglie sono semplicemente orrende. Rivogliamo le strisce bianconere, per una nuova speranza.

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Luciano Simonetti
Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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