Matteo Perin, un libraio di “Ca’libro”

La nuova vita d’un  ex amministratore delegato

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Nell’era dell’e-commerce, in cui Amazon la fa da padrone, sembra non esserci più spazio per quei luoghi infinitamente rilassanti, ricchi di stimoli visivi e tattili oltre che di possibilità di confronto  e scelta che sono le librerie. Perché mai perdere tempo a cercare, sfogliare, ascoltare consigli se, con un semplice click, si ha la possibilità di ottenere l’ultimo best-seller? La lettura di un libro, fatta di pause e di lentezza, è sempre più sopraffatta dall’informazione “usa e getta” dei social, dove le notizie si affollano e scorrono veloci senza lasciare il tempo di pensare, di verificare, di riflettere. In questo scenario così complesso e contraddittorio, ci vuole una buona dose di coraggio e di passione a decidere di aprire una libreria, scommettendo sul futuro nelle vesti di libraio. Matteo Perin, l’ha fatto, a 41 anni, pensando innanzitutto che “fare un mestiere che ti piace, ti rende felice”, e questa non è  mai una banalità.

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Sono nato e cresciuto a Caselle, in pieno centro, in Via Mazzini – racconta Matteo – ho frequentato entrambi gli oratori e partecipato alle attività della parrocchia come animatore all’estate-ragazzi e a Pialpetta. Tra i miei ricordi di gioventù affiora un mitico momento di gloria: erano gli Anni Novanta, a quei tempi era assessore Giuseppe Musci e, nell’ambito della riqualificazione dell’allora pista di pattinaggio (ora Palatenda), vennero proposte diverse serate musicali con artisti di spicco, a cui mi venne chiesto di partecipare, visto che anch’io suonavo in una band. Il mio momento arrivò nella serata del celebre disk-jockey D’Agostino che aveva  radunato una folla considerevole di fans…, la sua performance durò poco più di un’ora, e spettò al mio gruppo continuare a tener viva la serata … fu un successo inaspettato e memorabile. –

Nel 2000, ho lasciato Caselle per andare a lavorare ad Euro Disney, esperienza fantastica dove ho avuto modo di incontrare giovani provenienti da ogni angolo del pianeta, questa Babele di  diversità è stato un momento di formazione molto importante e il mio trampolino verso il mondo. Ritornato in patria, mi sono trasferito a Torino dove, nel 2004, mi sono laureato in Scienze Politiche. Ho lavorato per 18 anni in un mollificio (un’azienda metalmeccanica che produce molle), all’inizio come lavoratore a cottimo fino a diventare amministratore delegato. Nulla a che fare con le grandi carriere di Steve Jobs e simili: l’azienda era arrivata a contare 14 unità operative, ma con indubbie soddisfazioni. Purtroppo le differenti vedute con l’altro socio  mi hanno portato a dare le dimissioni e a dovermi completamente reinventare. –

“A maggio 2019 ho aperto, insieme ad un’amica, la mia bella libreria, in Via San Giulia a Torino, nel quartiere Vanchiglia, consapevole delle grandi difficoltà del settore, ma anche convinto che avrei fatto qualcosa che mi sarebbe piaciuto e per cui valeva la pena investire soldi e cuore. Nulla è stato improvvisato, abbiamo pianificato un budget finanziario e siamo partiti da quello che avevamo… i miei libri, più di 3000, perché ho sempre profondamente amato la lettura, grazie al liceo classico frequentato in gioventù, l’altra esperienza fondamentale di formazione della mia vita.

La libreria è nata con due anime ben distinte: nel piano interrato sono stati raccolti  circa 12 mila volumi usati, prevalentemente di narrativa, al primo piano i libri nuovi, facendo scelte non troppo commerciali, per offrire una letteratura di qualità. La nostra proposta è  quella di porsi come luogo inclusivo, un polo di attrazione, in cui si “fabbrica” cultura attraverso eventi di vario tipo: incontri con scrittori, mostre di pittura, reading di poesie, musica, ma anche servizi familiari come  quello di… portineria (chiavi, ricevuta pacchi…) e angoli in cui poter gestire in tutta tranquillità il proprio lavoro al computer utilizzando il wi.fi gratuito. La scelta del nome non è stata casuale: Ca’Libro  è un richiamo ambivalente a chi sono stato: infatti “calibro” è un termine usato nella meccanica di precisione, e a cosa vorrei diventasse la  mia libreria: “casa del libro”. In effetti la nostra ambizione è quella di essere guide affidabili  per i nostri lettori, chiunque entra deve poter trovare  il suo libro, quello su “misura” per lui, dagli autori contemporanei, ai grandi classici, dalla graphic novel, ai libri per bambini, dal teatro alla saggistica. Trovare idee nuove ed accattivanti fa parte del nostro lavoro  di librai cioè di promotori della lettura. Molto successo ha avuto l’iniziativa “Occupa la tua mensola” in cui ogni lettore può occupare fisicamente una mensola della libreria per cercare di vendere cinque libri che, a suo avviso, occorre assolutamente leggere. Ogni potenziale libraio ha la sua foto, il suo nome ed una breve recensione, scritta di suo pugno, sul libro candidato. Chi vende di più, alla fine del gioco, guadagna un buono da spendere ovviamente in libri! È un lavoro divertente ma anche estremamente impegnativo che occupa l’intera giornata, a partire dall’orario continuato (dalle 10 alle 20) alla ricerca delle case editrici di riferimento, all’organizzazione degli eventi, alla lettura perché il libraio deve conoscere i suoi libri per poterli consigliare.
Tra le attività in divenire che riteniamo fondamentali ci sono quelle che riguardano l’educazione alla lettura nelle scuole di vario ordine e grado per far crescere  nuovi lettori consapevoli dell’enorme potenzialità che si nasconde dentro i libri. Leggere aiuta a diventare persone migliori in grado di scegliere in modo consapevole, occorre far diventare il libro un oggetto accattivante e le librerie luoghi in cui è bello andare e restare a passare del tempo.
Questa è la nostra sfida per il futuro: radicarsi sul territorio, rendendosi  riconoscibili attraverso proposte culturali rivolte a lettori ed aspiranti tali.-

“La cultura non salva niente e nessuno, non giustifica, ma è un prodotto dell’uomo: egli vi si proietta, vi si riconosce, questo specchio critico è il solo ad offrirgli la sua immagine” (Jean Paul Sartre)”

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