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Comune di Caselle Torinese
sabato, Luglio 27, 2024

    Chef Sergio Cosma, un casellese in Antartide

    È iniziata presso la base italo-francese “Concordia” sul plateau antartico, a oltre 3mila metri di altezza e a 1.200 chilometri dalla costa, la 20a campagna invernale del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e gestito dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) per il coordinamento scientifico, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale -OGS per la gestione tecnica e scientifica della sua nave da ricerca Laura Bassi.
    Come ci dice Cecilia Migali dell’Ufficio Strampa del CNR: “ A trascorrere nove mesi a Concordia in completo isolamento per via della temperatura, che durante l’inverno australe può raggiungere anche i –80 gradi, sarà un team selezionato di 13 ‘invernanti’: 6 del PNRA, 6 dell’Istituto polare francese Paul Emile Victor (IPEV) e 1 medico dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). La squadra porterà avanti attività legate a 29 progetti italo-francesi di climatologia, glaciologia, fisica e chimica dell’atmosfera e biomedicina, realizzando anche attività di manutenzione della stazione.
    Mentre a Concordia si apre la stagione invernale, chiude, a Baia Terra Nova, la stazione costiera Mario Zucchelli, che riaprirà il prossimo ottobre con l’arrivo del contingente della nuova spedizione estiva. La 39a campagna estiva ha coinvolto, tra le basi “Mario Zucchelli”, “Concordia” e la nave “Laura Bassi”, 130 tra ricercatori e tecnici impegnati in 31 progetti di ricerca su scienze dell’atmosfera, geologia, paleoclima, biologia, oceanografia e astronomia. I dati raccolti saranno elaborati e analizzati nei laboratori di diversi enti di ricerca e università italiane. La spedizione è stata supportata anche dalle Forze Armate che hanno partecipato con 16 esperti militari di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, impegnati ad affiancare sul campo i ricercatori. Alla spedizione hanno partecipato anche alcuni componenti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Le attività della 39a campagna estiva proseguono fino a marzo sulla Laura Bassi, che nel Mare di Ross sta portando avanti tre progetti di ricerca sullo studio delle dinamiche fisiche e biogeochimiche di specifiche aree antartiche.
    La chiusura della spedizione estiva presso le basi coincide anche con la conclusione della 3a campagna di perforazione del progetto internazionale Beyond EPICA-Oldest Ice, coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr al quale partecipano per l’Italia anche l’Università Ca’ Foscari Venezia e l’ENEA, che gestisce le attività logistiche insieme all’IPEV. Il progetto mira a tornare indietro nel tempo di 1,5 milioni di anni per ricostruire le temperature del passato e le concentrazioni di gas serra, attraverso l’analisi di una carota di ghiaccio estratta dalle profondità della calotta glaciale. Alla fine di questa stagione di perforazione il team ha raggiunto una profondità di 1836,18 metri, mentre sono stati processati 1367 metri di carote di ghiaccio, inviate alla Stazione “Mario Zucchelli” per raggiungere l’Europa.”
    “Nel corso di questa 39a campagna estiva abbiamo visto in azione 31 progetti di ricerca dai quali ci aspettiamo di ricavare rilevanti dati scientifici nel campo delle scienze dell’atmosfera, della geologia, paleoclimatologia, biologia, oceanografia e astronomia”, afferma Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di scienze polari del Cnr. “Continueremo a ricevere dati dai sistemi di acquisizione automatici, dagli osservatori permanenti e dalla nave Laura Bassi, che lascerà la zona antartica solo a inizio marzo. Uno sforzo importante che ha messo in luce come l’azione coordinata di università ed enti di ricerca supportata dalla logistica possa produrre scienza ad altissimo livello”.
    “Anche quest’anno tutti gli obiettivi programmati sono stati raggiunti, grazie al supporto del personale tecnico e scientifico che ha operato in Antartide, ma anche grazie al contribuito di quanti hanno lavorato dall’Italia pianificando le diverse attività e garantendo tutti gli approvvigionamenti necessari”, commenta Elena Campana, responsabile dell’Unità Tecnica Antartide dell’ENEA.

    Protagonista nel luogo sulla Terra che è il più isolato ed estremo del pianeta, con un alto spessore di ghiaccio, che supera i 3000 metri, una temperatura minima che può arrivare fino a -80°C e un clima paragonabile a quello del deserto del Sahara, con aria secca e piovosità nulla il casellese Sergio Cosma. Questo luogo incontaminato si chiama Antartide, un continente grande cinquanta volte l’Italia, diventato, proprio per le sue particolari caratteristiche geografiche e climatiche,  un enorme laboratorio di  ricerca internazionale. Ed è proprio alla base “Concordia” che, a partire dal mese di novembre, sta   trascorrendo il suo primo anno “fuori dal mondo” Sergio Cosma, chef  antartico per scelta, deciso a rimettersi in gioco in un’esperienza davvero unica e straordinaria.
    “Sono nato a Ciriè ma cresciuto a Caselle – racconta Sergio – e dopo aver conseguito il diploma di cuoco, mi sono temprato lavorando sia in Italia che all’estero e, nel 2017  rientrato a Torino, ho aperto un pastificio – gastronomia alla Crocetta.  Nonostante l’esperienza positiva ho deciso, nel 2022, di lanciarmi in  nuove sfide e così mi sono candidato come chef per le spedizioni in Antartide .È possibile candidarsi solo alla stagione estiva ( da novembre a febbraio) oppure per tutto l’anno; lo stipendio particolarmente allettante e la voglia di dare una svolta decisiva alla mia vita mi hanno fatto propendere per l’opzione più drastica: un anno intero in Antartide! Così, nell’agosto del 2023, ho partecipato alle selezioni con l’ENEA : mi sono recato a Roma, al Centro di Medicina Aerospaziale, per superare visite mediche e psicologiche molto accurate, simili a quelle sostenute dai piloti d’aereo, in quanto anche la più piccola indisposizione può essere un problema, in un mondo dove, a causa dell’aria   rarefatta e della pressione, si vive come a 3600 metri d’altitudine.  Successivamente è stato attivato un percorso di conoscenza con tutto il gruppo, assistiti da una psicologa che ci ha formati sull’esperienza futura.  Infine abbiamo trascorso tre giorni a Colonia, presso l’Agenzia Spaziale Europea per essere monitorati: tutti i dati raccolti serviranno per i prossimi astronauti. Vivere in Antartide, in particolare nel periodo di massimo isolamento che è l’inverno, è come vivere su un altro pianeta, per questo veniamo “studiati” per capire come il corpo umano si adatti a un ambiente quasi extraterrestre. Sono partito all’inizio di novembre con un grande entusiasmo affrontando il lungo ponte aereo che in circa 3 giorni mi avrebbe portato in Antartide: Milano/Dubai, Dubai/Sidney, Sidney/Chistchurch (Nuova Zelanda) e infine con l’aereo militare sono atterrato alla stazione scientifica “Zucchelli” che si trova su una piccola penisola rocciosa, lungo la costa. Sorvolare questi luoghi porta con sé emozioni inesprimibili e la consapevolezza di entrare a far parte di un mondo altro, distante anni luce  dalla nostra quotidianità. Durante la permanenza alla base Zucchelli, che è aperta solo nel periodo estivo, abbiamo goduto della luce del giorno perenne, 24 ore col  blu cobalto del cielo, ci siamo acclimatati  ai -30°C dell’estate antartica e abbiamo ammirato foche e pinguini, le ultime forme viventi prima di addentrarci nell’altopiano antartico dove ha sede la base italo-francese “Concordia” .Quello che si è presentato ai nostri occhi è stata un’infinita landa, un deserto bianco dove l’unico colore è quello del ghiaccio perenne. Questa stazione, nata nel 2005, dista  circa 1200 chilometri dalla “Zucchelli” e è l’unica, in tutta l’Antartide, a essere gestita in cooperazione dall’Italia e dalla Francia, da qui il nome che invita all’unione di intenti e al superamento dei contrasti, una sfida importante per un gruppo di persone sconosciute che deve convivere in un ambiente piuttosto “ristretto”. Alla “Concordia” si svolgono 46 progetti di ricerca che vanno dalla glaciologia, alla climatologia, alla sismologia, dalla biomedicina, al geomagnetismo oltre agli studi dell’ESA ( European Space Agency) sull’effetto dell’isolamento su chi soggiorna tutto l’inverno. Sono arrivato in estate, nel periodo di massima animazione dove ogni giorno c’è un andirivieni di personale: la base può accogliere quasi un centinaio di persone: atterrano piccoli aerei e arrivano i rifornimenti di viveri e carburante anche via terra. La “Concordia” infatti è raggiungibile solo in questo periodo, da novembre a gennaio, in inverno rimane completamente isolata e nessun mezzo può atterrare. Attualmente siamo rimasti 13 “invernanti”, così vengono definiti coloro che stazionano per tutto l’inverno. Devo ammettere che il momento di massimo sconforto l’ho attraversato proprio quando, a fine gennaio, ho visto partire l’ultimo aereo e ho salutato molti amici tra cui l’aiuto cuoco con cui avevo condiviso, davvero in sintonia, i primi mesi. Forse solo allora, con un groppo in gola, ho davvero realizzato che sarei stato isolato per i restanti nove mesi, tra timori e aspettative. Attualmente sono l’unico cuoco della base, i miei compagni d’avventura sono in maggioranza francesi. Sono presenti anche tre donne, tra cui due medici. Siamo del tutto autosufficienti e addestrati a qualsiasi evenienza: io faccio parte del medical-team e ho imparato ad affrontare le più svariate emergenze di tipo medico e non solo. A differenza degli scienziati che devono fare esperimenti all’esterno, io mi muovo prevalentemente all’interno della struttura, tanto che sono stato soprannominato “il gatto della stazione”: stiamo aspettando l’arrivo dell’inverno che porterà 24 ore di buio totale per cui si spegnerà anche l’ultimo colore presente che è il bianco e le temperature si abbasseranno ulteriormente. È importante che le giornate siamo cadenzate da dei ritmi quotidiani e il momento dei pasti diventa molto importante anche come spazio di convivialità e condivisione, per questo il ruolo del cuoco è particolarmente importante. La parte più difficile  è la lavorazione delle materie prime, per lo più congelate, che richiedono un particolare procedimento per diventare ottime pietanze. Cerco di offrire una cucina varia; ovviamente mancando, in questa stagione, i cibi freschi  come frutta e verdura, un ruolo importante lo giocano esperienza e creatività.

    La giornata è molto libera e, assolti i compiti culinari, c’è tempo anche per la noia, nonostante possiamo usufruire di giochi come il ping-pong o il calcetto, le ore si dilatano e c’è spazio anche per riflettere e pensare al dopo. Tra  i progetti futuri, di quando rientrerò nel mondo, c’è una tappa vacanziera alle isole Bora-Bora oppure alle Fjji, per riassaporare il calore del sole e i colori del mare. Chissà come sarà rivedere il verde dei prati e toccare l’erba! Sento molto la mancanza dei miei due cani. Non è facile adattarsi a questa vita da “astronauti” terrestri ed è liberatorio almeno far volare i pensieri. Ma l’avventura continua…”

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