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giovedì, Aprile 18, 2024

    La cosa bella

    Non è semplice: ho provato a pensarci, ma non c’è traccia di attività umana che non abbia fatto i conti col morbo. Nulla, niente è rimasto fuori dalla sua portata, è dentro di noi, se non come infezione, come pensiero fisso. Sempre.
    Bene, dopo questa botta di sana allegria vediamo su cosa discorrere.
    A parte Lui (sempre maiuscolo perché lo temo), le notizie senza le quali non potremmo vivere ci sono: le vicissitudini di Harry e Meghan, per alcune settimane, hanno preso il posto dei comuni lassativi, specialmente dopo la loro ospitata dalla grande Oprah Winfrey; l’Inghilterra per alcuni giorni ha distolto lo sguardo dai problemi reali per dedicarsi ai Reali, questi ultimi di caratura veramente infima: ne escono due personaggi in cerca di ulteriore notorietà, ma l’ombra di Lady Diana li oscura, giustamente, e la storia della povera ragazza che non sopporta le ferree tradizioni della corte non regge.
    Buttiamoli nel dimenticatoio.
    Una notizia mi ha rasserenato, togliendomi gli affanni: Pirlo è confermato, così come Ronaldo. Sono contento, perché se il primo con la sua strabordante ilarità e vivacità riuscirà a tenere in pugno lo spogliatoio, il secondo ci porterà (è sicuro, è sceso a Torino proprio per quello) la coppa con le orecchie sotto la Mole!
    Ovviamente aspettiamo, noi bianconeri , che il regalo di Pasqua fatto all’attaccante del Benevento Gaich, venga ricambiato. Si chiama Adolfo il giovane, ma è argentino; chissà, qualche nonno nostalgico del passato? In fondo, quanti nazisti sono scappati in Sudamerica…
    Altra notizia che sa di riciclo: l’ennesimo condono fiscale. Non riguarda pagamenti inesigibili dell’ultimo periodo, che poi sarebbe comprensibile vista l’economia alla canna del gas, bensì cartelle esattoriali tra il 2000 e il 2010, quando la parola Corona faceva pensare solo alla birra, all’alpinista o al fotografo; certo sono alterato, deluso, e mi sento pirla all’ennesima potenza, perché la semplice ricetta è non pagare, aspettare, non farsi intimidire dai solleciti. Arrivare ad un livello di menefreghismo senza confini, serenamente, tanto prima o poi arriva l’ennesimo regalo agli evasori seriali. Occorre solo perseveranza.
    Andiamo avanti: Enrico, dai, ma veramente? Hai lasciato una carriera a Parigi, dove gli studenti ti adoravano, ti sei commosso nel lasciarli, e adesso una sorte misteriosa ed inaspettatamente burlona ti ha portato alla guida del PD. Sei troppo pulito, onesto, sensibile e moralmente integro per mischiarti con quei personaggi che litigherebbero anche giocando a freccette.
    Non so, ma ti vedo come uno dei protagonisti del film “Il dottor Stranamore” mentre cavalca il missile atomico appena sganciato  sul bersaglio urlando di gioia; mi auguro tu possa scrivere una storia di successi e di non rivederti tra qualche tempo seduto sui gradini di Montmartre col viso rigato di pianto, magari ripensando al passaggio del campanellino tra te e il Bomba.
    Potremmo chiudere con Angela: chiedeva una chiusura draconiana, ma ha cambiato idea: nella sua giacchina sobria, di fronte agli oltre 80 milioni di tedeschi ammette di aver sbagliato, e lì, chiede scusa per l’errore.
    Non aggiungo altro.
    E qualcosa di bello? C’è ovviamente: è stato per i pochi minuti di un brano di Sanremo, quando due giovani sicuramente emozionati, Francesca e Fausto, i Coma _Cose, si sono guardati negli occhi con una dolcezza infinita; uno sguardo prolungato, bello come

    un dipinto. Quanto vorremmo per noi uno sguardo come quello, fiamme negli occhi!

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    Luciano Simonetti
    Luciano Simonetti
    Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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