A tutti è chiaro come abbiamo vissuto nell’ultimo anno e mezzo: in una sorta di Fortezza Bastiani, quella che Dino Buzzati ci ha raccontato nel suo celeberrimo “ Il deserto dei Tartari”.
La nostra non era una fortezza diroccata ormai ignota ai più, tuttavia diroccata da tempo era la nostra economia, così come malmesso era il nostro senso di Stato, di casa comune. Il nemico – prima impalpabile, poi sempre più presente – ha preso a materializzarsi in forma subdola, aggredendoci con imboscate che ci hanno colto impreparati, prima che cominciassimo ad approntare una difesa. Non avendo da subito regole ferree, ne è nata una babele, supportata da una infodemia senza eguali, che ci ha calato in depressioni profonde, temendo nuove Caporetto senza una “ linea del Piave” sulla quale arroccarci, scoprendoci nudi e impreparati a fronteggiare la prima vera emergenza da due generazioni a questa parte.
Rigoristi e possibilisti ci hanno messo del loro a complicare le cose e abbiamo scoperto, per lunghi mesi, che la nostra non era propriamente una corazzata, ma un guscio di noce in procelloso mare.
L’avvento d’un nuovo corso, l’arrivo d’una più calda stagione hanno fatto sì che il subdolo nemico potesse essere messo all’angolo e che un po’ di normalità riprendesse a scorrere.
I prossimi mesi porteranno euforia, ogni numero – per fortuna, tranne quelli legati alla pandemia… – marcherà vistosi segni positivi ed è qui che dobbiamo evitare illusorie sbornie. Il copioso denaro che arriverà dovrà essere speso con senno assoluto, giacché è un prestito in formato bond che andrà restituito a partire dal 2028. E non si tratterà di noccioline.
Certo è che l’occasione per svoltare è ghiotta, ma bisognerà vedere come si frapporrà la più scarsa e vorace classe politica che la nostra repubblica abbia mai avuto.
In perenne campagna elettorale, in cui quasi tutto è artato e strumentale, sembrano cadere nel vuoto i richiami del Presidente Mattarella, uno dei pochi a rammentarci che basterebbe seguire i principi della nostra somma Costituzione per ispirare un rinascimento equo e solidale.
Anche Caselle avrà parecchio denaro da spendere, tra tranche derivanti dagli effettivi pagamenti avvenuti della carsiche Aree ATA e dalla quota parte che comunque ci spetterà, e mi auguro che venga speso a ragion veduta.
Via Cravero è stata rimessa a nuovo con la motivazione che si presentava l’occasione di accedere a un finanziamento importante e che se no quest’occasione sarebbe andata persa. Ma adesso che si fa? Al momento d’andare in stampa non si sa neppure se un’inaugurazione avremo, se quest’arteria larga e bella possa diventare una nuova e godibile zona pedonale, unendola alla restituzione di scopo che in nuce aveva “ l’isola” di via Torino: nel momento in cui in ogni parte d’Italia fioriscono gazebo e dehors per rilanciare buona parte dell’economia di vicinato, noi ci presentiamo, dal Prato della Fiera alla chiesa di San Giovanni, con un serpentone di splendidi “sanpietrini” trasformato in un budellone per le auto in cui, tra l’altro, il pit stop non può essere contemplato.
Non è per criticare sempre, ma ci sono delle cose che davvero lasciano basiti. Per dire: ma le bellissime luci a led poste davanti a casa mia, alla Y tra via Martiri, Strada Caldano e Viale Bona ce le hanno messe perché si vedesse meglio la “rotonda” diroccata che, mesta e incolpevole, attende da due anni che un’anima pia ricomponga cordoli e autobloccanti offesi? Dal mio balcone “ Bastiani” attendo da tempo una mano amica. Invano. Invano scruto un orizzonte deserto.
Fortezza Bastiani
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