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sabato, Luglio 27, 2024

    C’era una volta il filatoio “Moto”

    Dal 1986 è una grande area mercatale e di parcheggio

     

    Un grande complesso di archeologia industriale casellese fu l’ex Filatoio e Torcitura “Moto” che si trovava in regione Porta Palmera o anche Primiera più conosciuta come “Al sole” in strada San Maurizio. Abbiamo scritto si trovava perché ora non esiste più. Era una vastissima area industriale di 13.494 mq, ma il tutto è sparito per far posto dal 1986 ad una vastissima area modernamente attrezzata per il mercato settimanale, per le fiere, le grandi manifestazioni e per il parcheggio. Questa nuovissima struttura che è andata ad arricchire importanti servizi della città nel 1993 è stata intitolata a Giovanni Falcone, il magistrato ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992 a Capaci.


    È una lunga storia quella dell’ex area Moto che Giancarlo Colombatto nel numero di maggio di Cose Nostre del 2017 ne scrive ampiamente e con ricchezza di particolari storici. Qui invece solo qualche considerazione e qualche cenno per riaffermare la piena condivisone con l’autore della sconsiderata totale eliminazione del complesso che dopo ormai 35 anni ripete ancora con forza che si doveva, si poteva, salvare le parti più significative di quello che fu una tra le più importanti industrie del nostro territorio nell’arco di tre secoli.
    Questa nostra storia inizia nel primo ‘700 con la costruzione da parte dei Borrione di un edificio per filatoio per la seta composto da un nucleo molto sobrio, con finestre alte e strette, quattro cameroni per le macchine e tre per altre lavorazioni. Si aggiungono poi 45 camere che servono da alloggio al maestro del lavoro, al direttore, alla direttrice ed a 140 giornalieri. Un grandioso loggiato, un vasto cortile per la rimessa di otto vetture e la scuderia completano l’interno dell’edificio. All’esterno si andò formando il maestoso parco dominato da un secolare cedro del Libano. Successivamente fu costruita la grande Cappella dedicata a San Giobbe, il patriarca al quale la Bibbia diede un notevole risalto elevando la sua proverbiale pazienza a detto popolare.
    Dopo i Borrione seguono i conti Fontanella di Baldissero alla guida del filatoio. Seguirono poi altre due famiglie tra le quali quella di Motto Michele, dal quale derivò il nome di questo posto in “Moto” (si pronuncia “mòtu” in piemontese) nome giunto fino a noi anche dopo il cambio di proprietà che ne è seguito con l’avvento della famiglia Vialetton. Infine subentrò la Società Torcitura di Caselle che mantenne l’attività lavorativa fino all’anno 1961. Poi subentrò il silenzio ed ebbe inizio il lento ma inesorabile degradare dell’area.
    La storia ci racconta che Michele Motto iniziò la sua attività nel 1715. La Cappella arrivò dopo, infatti se ne parla solo nella relazione della visita pastorale dell’Arcivescovo fatta nel 1769. La Cappella era dotata di una magnifica tela posta sull’altare maggiore che dava risalto all’abside e di altri quadri del ‘700 che si intercalavano nei vani della corona interna degli stucchi.
    Ora non c’è più nulla. Anche il grande polmone verde con alberi d’alto fusto è solo un lontano ricordo. Tutto è diventato un’immensa e anonima area mercatale.
    Certo non si poteva lasciare lì un’area così fatiscente e degradata, qualcosa andava fatto in tal senso e indubbiamente questa trasformazione fu ed è molto utile alla città anche perché si trova quasi in centro, alla confluenza di via Cravero con via San Maurizio e via Circonvallazione.


    Ma – lo ripetiamo ancora – moltissimi casellesi si domandano ancora oggi se non fosse possibile salvare almeno la Cappella di San Giobbe, quest’opera d’arte sia pure minore, lasciandola incastonata nell’ampia area quale scheggia di storia locale a ricordo di un tempo in cui, sulla strada di questo canale dei Molini, Caselle costruì la sua zona industriale traendone lavoro e ricchezza con battitoi, cartiere e filatoi di ogni tipo.
    Ma non è stato così, evidentemente arte e storia molte volte contano poco, a volte niente.

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    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza è un giornalista e scrittore. Maestro del lavoro, Casellese dell’Anno, premio regionale di giornalismo; tra i fondatori, redattore e direttore di Cose Nostre per 32 anni. Finalista del 3°concorso letterario Marello. Autore di diversi libri di storia locale. Ha scritto per il Risveglio, Oltre e Canavèis.

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