Possiamo in un tempo come questo, che ci sta devastando con il peso di avvenimenti tali da travolgerci in una storia oscura, forse paragonabile solo a quella delle invasioni barbariche, respirare e guardare in alto? Mai come ora sento bisogno di poesia, di parole più vere e dense di significato, di emozioni limpide che non comportino dolorose scelte di campo.Così mi aggancio a un traino salvifico.
Mi è arrivato a proposito un invito, davvero gradito, a celebrare la giornata della poesia, coincidente con l’equinozio di primavera, dall’editore Aragno che nell’elegante sede di Palazzo Bellono in via Corte d’Appello, ha voluto presentare quattro giovanissimi talenti: Rudy Toffanetti, Emanuele Franceschetti, Massimo Del Prete e Pasquale Làera. Poesia fatta di parole per i primi tre e poesia fatta arte culinaria per Làera. Ingredienti diversi rimescolati, rivisitati e sofferti, alla ricerca di un’emozione condivisa, di un prodotto finale che sappia essere gustato e possa evocare anche ricordi personali, sapori e sentori. La prima domanda rivolta loro da Valentina Colonna, poetessa e musicista torinese, è stata: “ Come si riconosce il talento?” Concordano come sia difficile mettere insieme una definizione di talento, soprattutto in campo poetico, più semplice forse riconoscere il talento di uno chef come Laera che crea qualcosa di concreto come un cibo, gli dà vestito e lo presenta agganciandolo ad una bellezza gustabile! Rudy Toffanetti, insegnante di Lettere in un Liceo milanese, legge nella specializzazione che ognuno si dà anche solo nell’affrontare il gioco, per cui gli viene meglio un ruolo piuttosto di un altro, la scoperta del talento e sottolinea ancora la consapevolezza sociale che nutre poi il percorso del talento stesso. Emanuele Franceschetti, poeta, musicologo e insegnante di Storia della musica, sostiene che il talento non è documentabile, è liquido, al limite è misurabile rispetto ad una tradizione. Alla domanda sull’importanza di un progetto, il poeta Massimo del Prete, classe ‘93, laurea in Ingegneria chimica e Lettere moderne, sottolinea un aspetto interessante: “Il progetto riguarda non tanto la singola poesia, ma il fatto che i testi possano dialogare tra loro, intrecciare un tessuto che andrà a creare un libro di poesia con una sua identità.” Segue la lettura di alcuni testi: assaporo con attenzione i cambiamenti di toni, timbri, temi, la musicalità dei versi, la loro novità: non sono qui per valutare, non ne sarei in grado forse, ma sono tutti …talentuosi questi ragazzi! Hanno di poco passato l’età in cui siamo un po’ tutti poeti, quindi mi auguro che possano continuare il percorso iniziato. Potrebbe cambiare qualcosa, ma sono convinta per esperienza che se ami la poesia, tutto poi diventa poesia comunque, anche lo sguardo fotografico, la pittura, perfino la calligrafia, ogni tuo stare nel mondo. D’altra parte essere tra le pubblicazioni della collana “Licenze Poetiche” di Nino Aragno è una bella garanzia (già Mario Baudino mi aveva rivelato che questo editore pubblica per il piacere di avere ottimi materiali in catalogo e non per motivi commerciali…). Ascolto:
Di Rudy Toffanetti da “La luce della luna” ed. Aragno:
A te che il mondo è male/ e sembra che ogni alba ti ferisca/ dedico l’inverno e i cornicioni,/ dove i piccioni si riparano cercando/ il caldo dei camini- a te do tutto/ quello che è impreciso e ha paura/ …che ti sia leggero il cuore.
Di Emanuele Franceschetti da “Testimoni” ed. Aragno:
La memoria coltiva la sua lingua/ Dal fondo si riversa un sillabario,/ cose insepolte che ancora significano/ dietro la soglia incerta del visibile./ C’è un nome che non puoi dimenticare:/ i vivi e i morti restano indivisi/ nell’equivoco del tempo lineare./ La vita si contamina, persiste.
Di Massimo del Prete, da “ Remissione dei giorni” in uscita a breve per le ed. Aragno:
Il profumo, per esempio, non può farsi/ segnale di luce segno di te/ dei tuoi passi che sapevano/ di cocco e di anguria/ delle dita inzuppate di sale./ Nessun codice può darne e ritrasmettere/ l’esatta sequenza di molecole –/ per questo/ c’è bisogno di un corpo/ proprio oggi proprio adesso/ un corpo che ti nomini/ che provochi la tua esistenza –/ ma vedi/ questo bisogno e questa assenza/ sono la firma/ la linea spezzata dei nostri tempi./
Lo so, non sempre è chiaro ciò che racconta un poeta: c’è voluto tempo in lui per distillare emozioni, ci vuole tempo in noi per lasciar che le parole salgano a rivelarsi. Leggete piano. Non abbiate fretta. Ma torniamo alla cronaca dell’evento: al termine dell’incontro ci attende la poesia di una creazione di Pasquale Làera, na stella Michelin. Cresciuto alla scuola di Gualtiero Marchesi e poi di Antonino Canavacciuolo, Laera è attualmente chef del ristorante Borgo Sant’Anna a Monforte d’Alba. Sorride raccontando delle sue innovazioni anche esteriori: “Nel ristorante ho scelto tutto, dall’abbigliamento alla tecnologia, dai piatti, realizzati ad Asti da un artigiano che ha utilizzato la pietra di Langa, fino al servizio in sala, che viene fatto con le scarpe da tennis.” Laera, classe ‘88, è pacato e misurato nei gesti, ma gli occhi scuri e vivacissimi fanno trasparire vulcaniche passioni: ci racconta la sua creazione e prendo appunti! Assaggio la coppa dall’aspetto primaverile così cosparsa di primule freschissime: una panna cotta alla camomilla, con piselli e favette verdissime, fiori di sambuco preparati e conservati sott’aceto, zeste sottili di limone candite e grani di sale d’islanda: poesia che si svela piano con l’esplosione in bocca di sapori diversi e ben armonizzati, accompagnati ed esaltati da un brut Alta Langa. Ancora uno sguardo alla bella sala del palazzo ottocentesco con l’ installazione curiosa composta di libri veri, allegramente affacciati da una grande cornice dorata, quasi a ricordarci che vuole essere un posto per i libri ed i lettori, poi esco e guardo nel buio della via le grandi vetrine illuminate da cui occhieggiano morbide panche rosse e scaffali di libri dalle copertine grigioazzurre. Ci tornerò.
Posso dire di aver nutrito cuore, mente e corpo e mi allontano felice con il tesoro di tre libri di poesia. Guerra, Covid. Lo so. Vivo.
Naz
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