Comunque vada, sarà un lungo mese quello che ci si para davanti.
La guerra? Al momento non si vedono spiragli di luce e di pace. Da quasi cento giorni, niente di nuovo sul fronte orientale, parafrasando Remarque. Solo scenari apocalittici, dettati da ciò che di peggio l’uomo sa mettere in campo. L’orologio della storia pare aver messo le sue lancette indietro di secoli, proponendo una guerra di posizione fatta di trincee, di assedi, lanciando allo sbaraglio migliaia di vite.
Assistiamo a qualcosa d’inusitato: un’aggressione brutale fronteggiata da una guerra “ per procura”. Occorre, e solo attraverso una via negoziale, trovare un’ipotesi di pace, provando concretamente a fermare la possibile distruzione del nostro continente, in termini sociali, politici ed economici. Se gli Stati Uniti e il Regno Unito, per rilanciare la loro economia sotto scacco, hanno tutti gli interessi ad armare e a prolungare la guerra, l’Europa non può e non deve ritrovarsi a combattere per conto terzi. Questo conflitto lascerà deserti morali, odi perenni, lande desolate e improduttive, e non è facendo pagare cambiali per una futuribile appetita ricostruzione, in cambio di armi, che può sorgere il nostro domani. Nessuno si illuda.
Chi non può essere illuso è certamente il popolo casellese che tra meno d’un mese si recherà alle urne e che da pochi giorni ha ricevuto la notizia che l’affare legato alle ormai famigerate Aree ATA, così com’era stato concepito, non si può più fare.
Il prossimo sindaco avrà il suo bel da fare per far sì che la commedia non si trasformi in tragedia.
Dopo vent’anni di saliscendi, qualcuno avrà il dovere di spiegarci il fallimento e noi abbiamo il diritto d’avere risposte certe e definitive. Anche se da tempo avevamo già capito che aria tirava e non ci voleva grande scienza per capire come sarebbe andata finire. Opportunità definitivamente persa? Staremo a vedere come e con quali giravolte la politica casellese cercherà di venir fuori da questi meandri.
Capitolo elezioni.
Basta scorrere qualche pagina sui social per percepire che mai come questa volta c’è attesa e fermento.
Quattro le liste in lizza e in altre pagine di questo giornale troverete l’ampio spazio che abbiamo dato loro per presentarsi e convincerci. Non è questo il luogo per indirizzare giudizi sulla composizione delle compagini, se sia meglio la continuità d’una linea oppure se sia preferibile un deciso cambio di passo: nel segreto della cabina elettorale ognuno si regolerà come il cuore e la ragione comandano. A patto che ci si arrivi, nella cabina.
Se c’è un diritto che Cose Nostre si riserva è quello di ricordare il dovere civico e morale di esprimere il proprio voto.
A Caselle, come del resto in tante altre parti, il primo partito è quello degli astenuti, di quelli che, per diffidenza, disaffezione, voglia di fuga, a votare proprio non ci vanno. Peccato per loro che poi debbano subire le conseguenze del “ non voto” e di ciò che gli altri hanno deciso in loro vece.
Negli ultimi anni la percentuale dei non-votanti, un po’ ovunque, è andata in crescendo. Noi non siamo andati esenti, tanto da rendere evidente la contrapposizione reale e percepita di due fazioni opposte: gli interessati e i disinteressati. I primi fanno parte d’un certo milieu, d’un certo alveo che accoglie sia chi ha profonda coscienza civica, che quelli “ del ramo”, quelli che sanno come devono andare le cose e si appressano al voto con la speranza che “tutto cambi perché tutto possa rimanere come prima”; i secondi, in genere, sono quelli che si lamentano di più, ma sono anche quelli che non vogliono saperne di esprimersi. Come diceva il grande Gaber, la libertà è partecipazione.
Forse varrebbe la pena di cominciare a provare a farlo.
Un lungo mese
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