Un prezioso messo comunale
Carlo Angeli
Prosegue la nostra carrellata sui casellesi celebri ma che non sono stati inseriti nella toponomastica locale, vale a dire che non hanno visto intitolata una via o una piazza al loro nome. In questo numero tocca a Carlo Angeli che nel Novecento più che il messo fu il custode illuminato del Comune di Caselle
La prefazione che ne fece tanto tempo don Miniotti si incentrò sul fatto che la sua rubrica ha sì trattato numerosi sindaci ma anche non dimenticò i collaboratori più vicini e più fedeli del primo cittadino. E in questa serie di collaboratori il primo nome che salta in mente è appunto Carlo Angeli che ebbe per tanti anni
l’incarico di messo comunale nel Comune di Caselle. È questo – scrive Miniotti – uno di quei nomi che non si dimenticano: al risentirlo i casellesi rivivono, nella luce di un’epoca non ancora tramontata, episodi, circostanze e informazioni di valore non marginale nella stessa storia di Caselle. Decisamente il messo Carlo Angeli al di là dei legami affettivi di famiglia, di amici e delle innumerevoli persone aiutate dalla sua grande esperienza sì identifica con l’attività del Comune.
Nato a Torino il 18 settembre del 1891 compì in città il corso di studi e le prime esperienze nel mondo del lavoro. Terminato il lungo periodo del servizio militare, venne a Caselle il 16 settembre del 1923 per iniziare il suo primo incarico presso il Comune in qualità di cantoniere. Tutte le strade carraie del vasto territorio comunale richiedevano di solito un nuova sistemazione, ma in modo particolare quella della Goretta, resa assai difficile nella comunicazione con la frazione di Mappano, una borgata questa che continuava a crescere.
L’ufficio di Conciliazione lo ebbero usciere e collaboratore, fu volontario dei Vigili del fuoco, sempre pronto a intervenire quando necessario.
Carlo Angeli fu prezioso al Comune di Caselle non solo per il lavoro svolto con competenza e passione ma anche per la sua pronta memoria, che in tanti casi districava e risolveva con incondizionata fiducia dei suoi superiori e dei colleghi.
In quel tempo si era in piena seconda guerra mondiale l’incarico di Carlo Angeli in Comune fu quanto mai prezioso e utile, di giorno e di notte. Per il servizio telefonico, per il recapito di messaggi importanti, dei comandi delle Forze armate, per documentazioni e segnalazioni non sempre gradite. Insomma allora più che mai il messo comunale, dopo il sindaco, ebbe il compito di essere il punto di riferimento della comunità casellese.
Il primo febbraio del 1945 fu uno dei giorni più cruciali della vita di Carlo Angeli chiamato attorno ai condannati a morte per rappresaglia nella piccola piazza davanti all’ex Ospedale Baulino. Egli riuscì ad eludere la severissima sorveglianza del comandante del plotone pronto per l’esecuzione per avvicinare uno dei condannati, Carlo Tamietti, di 38 anni, operaio della Ceat, per confortarlo e raccogliere furtivamente sul margine di un giornale le sue ultime volontà per la famiglia.
Carlo Angeli ebbe tre figlie: Lucia, Emilia e Delfina, e quest’ultima è stata per molti anni qui a Caselle un’insegnante elementare, una maestra molto apprezzata, esemplare nel suo compito di insegnante.
Questo in sintesi le circostanze, solo in parte note, durante i 36 anni di attività di Carlo Angeli presso il Comune di Caselle Torinese come Messo Comunale, e in questo caso l’ incarico si deve scrivere con le maiuscole. Indubbiamente la sua fu una carica istituzionale comunale portata con grande dignità e senso civico ammirevole. Morì a Caselle nell’agosto del 1963, aveva 72 anni.
Una maestra di una volta
Maria Carolina Dotta
Maria Carolina Dotta era conosciuta semplicemente come la “Maestra Dotta”. La sua professione di insegnante nelle Scuole elementari sì era attaccata addosso a lei in modo tale da quasi sostituirne il nome. Dunque sappiano il nome e cognome, ma non sappiamo l’età. Sì perché lei diceva che “una dama non deve far conoscere il numero dei suoi anni”.
Visto il personaggio cerchiamo almeno di capirne la figura con qualche dato tratto da un articolo del 1972 in occasione del 20°anniversario della sua morte. Ricordiamo che morì in tarda età, nel 1952.
Sempre attiva e pronta a tutte le iniziative insegnò per diversi anni in Bulgaria (si pensi com’era la vita in quella nazione nel primo Novecento) approdando dopo molte traversie nelle scuola di Mappano, e infine in quella di Caselle. Qui da noi per molti anni resse le classi IV e V; si dedicò inoltre gratuitamente ad addestrare la sua scolaresca a confezionare indumenti per bambini poveri, usando gli scampoli di lana che otteneva dal locale Lanificio, grazie al Comm. Basilio Bona.
Poi venne il periodo degli scalda-ranci fatti dai ragazzi, cioè dagli scolari, e inviati al Distretto militare per i combattenti. Fu poi nominata dal generale Chiarle commissaria comunale dei soldati; disimpegnò per tre anni il non lieve incarico; poi ideò la Scuola dei soccorsi con insegnanti provenienti da Torino, opere queste che meritarono un Diploma speciale dal Ministero, come pure gli elogi e la benedizione del Santo Padre, per scritti religiosi ed educativi. Ma evidentemente tutto questo suo essere fascista fino al midollo non piaceva a qualche casellese, come alla famiglia Bellino, tanto che Elis Calegari in un’intervista, ricordando i patimenti subiti da sua madre e sua zia, figlie di Giacomo, “ pericoloso socialista” e antifascista, anni fa confidò ad Antonella Ruo Redda: “Degne figlie di mio nonno, Luigina, Piera e Santina Bellino nel periodo del fascismo furono tra le poche senza la divisa da “Piccole Italiane” e patirono a scuola l’atteggiamento della Maestra Dotta”.
Dotata di una fine inclinazione poetica, dettò delicate composizioni su soggetti patriottici e religiosi. Ma fu anche concreta, infatti nell’arco della sua vita dedicò tempo e denaro a vantaggio del prossimo.
La sua ultima iniziativa fu quella di istituire una Borsa di studio per gli scolari casellesi più meritevoli e più poveri dedicandola alla sorella Laura Dotta ved Parenti con questa motivazione:
“Per onorare la memoria della mia tanto amata sorella Laura Dotta ved. Parenti, ottima educatrice, deceduta il 29 maggio scorso, io sottoscritta istituisco un premio di bontà, e perciò consegno al Podestà comm. cav. uff. Achille Cordiglia tante cartelle dello Stato al 5 % per lire ottomila, il cui reddito annuo di lire 400 sarà cambiato in due Buoni postali fruttiferi da assegnarsi allo scolaro e alla scolara di V classe, aventi i seguenti requisiti:Siano di famiglia povera…. Prosegue poi con altri requisiti, raccomandazioni e proposte. La lettera del lascito è firmata Maria Carolina Dotta e porta la data del 2 luglio del 1941.
Che dire per terminare, la maestra Dotta passò così la sua vita tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900 al servizio del bene, dolente soltanto che gli acciacchi non le permettessero di fare altre opere ancora.
Oggi tutto questo viene spazzato via come anacronistico, retorico, non moderno. Eppure pensandoci solo un po’ la maestra Dotta con semplicità ma con fermezza portò avanti valori e azioni ancora valide anche nel nostro disincantato e difficile tempo.