Quando tira quest’aria, è davvero difficile trovare la voglia di scrivere. Scrivere poi per dire cosa?
Che dovremmo, almeno in questo periodo, cercare di essere più buoni?
Se già prima c’erano segni profondi di disturbo, i due anni di isolamento dettati dalla pandemia hanno complicato ulteriormente le cose. No, non ne siamo usciti migliori. Anzi, a leggere tanti, troppi commenti cattivi, astiosi, cinici sui social relativi a come Caselle si appresti a vivere o a non vivere il Natale, può sottolineare soltanto che siamo davvero peggiorati.
Uno potrebbe dire che certe note piovono sempre e solo dagli stessi, che è una porzione di cittadinanza che, non avendo niente di meglio da fare, impiega il proprio tempo nel dileggio continuo e reiterato, nella spasmodica ricerca della battuta definitiva, del fendente che stronca senza ammettere replica, ma è un dato di fatto che nella città che s’è votata alla gentilezza…la gentilezza vada purtroppo cercata da un’altra parte.
Del resto, non è che con atti formali tu riesca a imporre quello che proprio non c’è: coltivare gentilezza implica un processo lungo, un cammino irto e non facile. Anche perché significa imporsi di capire e ascoltare gli altri, provare a rispettare comunque, e questo non sempre succede.
C’è una frangia sguaiata e malmostosa che ha fatto della tastiera una sorta di barricata, dalla quale scaglia parole come se fossero sassi, con l’intento di colpire e fare male.
Neanche a me fa impazzire il lilla spalmato su ogni cosa pubblica casellese, ma è una scelta e la rispetto: quest’anno s’è optato per una diversa proposta, non sarà la fine del mondo se per una volta dovremo fare a meno delle luminarie. Ci mancano tanto il bianco e rosso, colori imposti dalla Coca Cola e ormai parte integrante del Natale? Consoliamoci col fatto che per la prima volta dopo millenni, grazie all’opera “at proprie spese” delle associazioni e dei volontari, finalmente abbiamo delle rotonde decenti e in ordine, dopo aver subito per anni il senso di totale abbandono che ti prendeva entrando da qualsivoglia parte in città.
Trovo Piazza Boschiassi bella, intima e vestita con gusto, pur nella sua sobrietà e lascio ad altri un sarcasmo d’accatto e del quale non sappiamo proprio che farcene.
Ma quanti sono quelli che non hanno un accidenti da fare e “soloneggiano” pigiando sui tasti urlando le loro sedicenti incontrovertibili verità, saccenti e moraliste?
Ce ne sarà stato almeno uno di questi che per un istante ha smesso di criticare ed è sceso a dare una mano a chi con volontà e spirito di servizio ha cercato di rendere migliore Caselle?
Intravedo già il canino affilato, pronto a rispondere a queste mie, ma proprio non mi va di curarmi ulteriormente di chi s’è scelto il ruolo di fustigatore a vuoto e sfoga le sue troppe frustrazioni a suon di post. Contenti loro, contenti tutti. Anche se un bel “ban” bisognerebbe cominciare a comminarlo con una certa frequenza, vista l’assoluta mancanza di rispetto.
La festa che tanto ci sta a cuore ha preso e prende vita da uno che ha scelto di nascere in povertà, che ha fatto dell’amore l’unica proposta possibile: forse sarebbe davvero il caso che prendessimo esempio.
Cristo non indica colori giusti o sbagliati, indica una via, quella della fratellanza che genera gentilezza.
Riponiamo almeno in questo periodo, per un attimo lo sfogatoio della tastiera.
Buone Feste a tutti, con la speranza che Natale riesca nel miracolo: donare pace e luce alle menti.
Luce alle menti
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