Montrucchio, Guglielmetti, Mattirolo e Belmonte

Casellesi celebri

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Non solo Anpi, ma anche comunità
Severino Montrucchio

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Domenica 23 dicembre 2012 ci lasciò, dopo una lunga e dolorosa malattia, Severino Montrucchio, da tanti anni presidente della sezione Anpi casellese. Aveva 86 anni, originario di Antignano, in provincia di Asti, dove svolse un ruolo attivo nella Resistenza.
Nel dopoguerra emigrò a Torino per studiare. Sposatosi con Maria Teresa, al suo fianco nelle attività in Parrocchia, ebbero due figli: Anna e Giuseppe. Ebbe un ruolo di primo piano anche nella Caritas locale, sempre pronto ad aiutare i più poveri. A Caselle, Severino ha vissuto al servizio della comunità con dedizione e intelligenza.
In ricordo di Severino Montrucchio il 24 marzo del 2017 presso la sala Fratelli Cervi  a Caselle venne presentato lo spettacolo “Severino la mia Storia”, dal 1925 agli Anni ’50. Fu un evento culturale in cui attraverso parole e immagini venne ripercorso, grazie al gruppo musicale delle Primule Rosse, un passato memorabile. Il progetto fu reso possibile da una rete di associazioni: la sezione locale Anpi, il circolo culturale La Forgia e l’associazione Aegis.
“Questo evento – dichiarò Giusy Chieregatti, presidente dell’Anpi locale – riguarda la persona di Severino Montrucchio un nostro ex presidente. Un uomo che si è molto impegnato nella comunità casellese e che io ho personalmente conosciuto. Una persona molto loquace e di spirito scherzoso, che con la moglie, a cui era attaccatissimo, ha tenuto per molto tempo i corsi prematrimoniali per le coppie che si accingevano a sposarsi. Questa serata prevede una serie di brani di sue memorie narrate a più voci e inframmezzate da un gruppo musicale. Tutto quello che verrà narrato è esattamente quello che lui stesso ha scritto”.

Un reduce, un uomo di associazioni
Giacomo Carlo Guglielmetti

Caselle disse addio, mercoledì 18 novembre 2020, al Cavalier Ufficiale della Repubblica Giacomo Carlo Guglielmetti.  Avrebbe compiuto 100 anni il  5 gennaio 2021. Reduce della seconda guerra mondiale 1940-1945, fu uno dei pochi che si salvò dalla tragica Campagna di Russia.
Ne uscì ferito, con la croce al merito di guerra e la promozione su campo come Ufficiale.
A lungo è stato presidente della federazione torinese della “Associazione Combattenti e Reduci” e consigliere di quella nazionale; inoltre, direttore responsabile de “La Voce del Combattente”, un foglio che dava, l’appunto, voce a chi aveva combattuto la guerra e aveva avuto la fortuna di sopravvivere a quegli anni così dolorosi.
A Caselle viene ricordato per essere tra coloro che, nel 1983, diedero energie e tempo nella nascita e crescita del “Centro Anziani”, divenendone anche presidente: ruolo ricoperto per oltre venti anni, diventandone poi il presidente onorario. Ha pilotato con saggezza Il Centro dalla vecchia e modesta sede al piano terreno del Municipio a quella moderna e ampia sede nel Centro espositivo multifunzionale di via Basilio Bona.
Guglielmetti non mancava mai agli appuntamenti ufficiali della città. Perché lui, da Alpino, essere presente al 25 Aprile, al 2 Giugno e al 4 Novembre era una questione di rispetto. Per lui era occasione di testimonianza, l’opportunità di far passare dei messaggi ai giovani casellesi in età scolastica. Messaggi su cosa fosse la guerra, cosa volesse dire morire con un fucile in mano, cosa volesse dire la fame, la povertà, il sentirsi l’uno contro l’altro. E sognare la pace.
Scrisse in suo ossequio il sindaco Luca Baracco: “Il Cavaliere Giacomo Carlo Guglielmetti, lucido, vivace e appassionato testimone della storia, ricco di dati e impegnato fino fino all’ultimo nella vita sociale casellese. A lui va il mio più profondo senso di gratitudine, personale e istituzionale, per quanto mi ha insegnato, per il dono dell’amicizia e per quanto lascia in ciascuno che ha avuto la fortuna di conoscerlo”.

Fu presidente e anima della Conceria Mesi
Adolfo Mattirolo

La Conceria, l’importante rivista del mondo conciario nazionale e internazionale così salutò una delle sue figure storiche.
“Si è spento sabato scorso, 24 novembre 2018, il Comandante Adolfo Mattirolo.
Aveva compiuto 95 anni lo scorso giugno. Mattirolo, noto per il suo passato da Ufficiale di Marina, è stato uno dei grandi eredi della tradizione conciaria piemontese. Iniziò a lavorare a fine anni ’50 nella conceria di famiglia, Mesi (acronimo di Marocchinerie e Scamoscerie Italiane) di Caselle Torinese, fondata dal nonno, Angelo Lattes, nel 1907. Portò l’azienda a svilupparsi sui mercati internazionali trasmettendo forti valori etici e un innato senso del dovere agli attuali amministratori che lo ricordano come un esempio di doti morali e umane per tutta la famiglia e quelli che lo hanno conosciuto”.
La Mesi è un’industria conciaria, dalla potenzialità produttiva annua di oltre un milione di pelli ovine, che lavora con i più moderni macchinari e secondo le più avanzate tecnologie.
Unica conceria europea – e una delle pochissime al mondo – che, a partire dalla spaccatura della pelle di montone, cioè dal suo sezionamento in due strati, perviene a due pelli di caratteristiche diverse: la pelle scamosciata e la pelle spaccata o skiver. Da diversi anni la lavorazione è stata trasferita in due stabilimenti in Romania
Il comandante Adolfo Mattirolo, torinese, è stato per quasi vent’anni anche un protagonista della vita associativa italiana: fu presidente UNIC – Concerie Italiane dal 1985 al 1989, vicepresidente nel 1983 e nel 1984, consigliere dal 1979 al 1997. Dal 1992 al 1996 è stato presidente dell’Associazione conciatori europei (Cotange).
Mattirolo era il genero di Enrico Lattes, il fondatore e guida della Mesi di Caselle, al quale il Comune ha intitolato a suo nome una via di Caselle; invece al padre di Enrico, Angelo Lattes fondatore della Scamosceria Italiana poi incorporata nella Mesi, una via l’ha intitolata il Comune di Borgaro.

Maestra e benefattrice
Antonia Belmonte

Subito uno rimane sconcertato leggendo che il nome della maestra Antonia Belmonte è anche legato al riscaldamento a termosifone della chiesa di San Giovanni Evangelista di Caselle. Ed è proprio vero, perché nel 1934, esattamente il 3 di gennaio, fu proprio grazie alla donazione della benefica maestra che fu possibile portare in porto il progetto di riscaldare la chiesa con i termosifoni.
La maestra Antonia Belmonte nacque a Fossano il 20 ottobre del 1858 e morì a Caselle Torinese il 26 dicembre del 1934. Fu insegnante per tanti anni nelle Scuole Elementari di Borgaro, e fu premiata con medaglia d’oro e decorata con medaglia di benemerenza.
Risiedeva a Caselle, abile ricamatrice, oltre che didatta; offrì alla sacrestia della Chiesa di San Giovanni notevoli opere di ricamo di valore artistico. Assecondando le direttive dell’arciprete mons. Giovanni Mussa, versava l’intero importo per la dotazione dell’impianto dei termosifoni, oltre a concorrere per la prima provvista di carbone per l’importo di 14 mila lire, somma considerevole se rivalutata ai nostri giorni. L’impianto fu affidato alla ditta Celso Strola di Ciriè e vi diedero collaborazione effettiva i casellesi Basilio Frisa e Prospero Martilla.
Da ricordare che non fu solo un privilegio della chiesa di San Giovanni ricevere aiuti in denaro dalla maestra Antonia Belmonte. Infatti le sue attenzioni – si fa per dire – andarono verso l’Ospedale Baulino perché nominò l’Ospedale erede universale, e inoltre volle che ci fosse un letto sempre disponibile a favore di un infermo povero.
Ma anche l’Asilo infantile fu beneficiato dalla maestra Antonia Belmonte, che favorì con un legato di fondo per la rendita di un capitale nominale. Non trascurò le opere di carità locali che furono ricordate concretamente dalla maestra. Tra l’altro donò un quintale di pane da distribuire ai poveri che parteciparono al suo funerale. Donò ai poveri i suoi due orologi d’oro, le due medaglie d’oro di benemerenza e il suo servizio da tavola per 24 persone. In sintesi donò tutto.
Una benefattrice a tutto tondo, un cuore grande: una Maestra.

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