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sabato, Luglio 27, 2024

    Sparta: oltre una società guerriera

    Principale centro cittadino della Laconia, una delle regioni del Peloponneso, Sparta divenne uno degli esempi dell’antica Grecia grazie alla sua peculiare forma politica e alla sua rigida organizzazione sociale. Il mito della polis dorica prese forma nell’VIII secolo a.C. per mano di Licurgo legislatore fino a declinare verso il III secolo a.C. con la sudditanza alla nascente potenza macedone. Antagonista per eccellenza del sistema democratico di Atene, il regime politico di Sparta si contraddistingueva come governo dei migliori (aristoi) e assegnava pieni diritti solo alla classe dominante, gli Spartiati ai quali erano sottoposte le altre due classi sociali: i Perieci, coloro che abitano intorno, che erano uomini liberi ma non ammessi alle cariche pubbliche e gli Iloti, servi che erano destinati alla coltivazione della terra. La costituzione spartana di stampo aristocratico prevedeva che all’assemblea estesa, l’apella, partecipavano solo gli Spartiati al compimento del trentesimo anno d’età. La difesa dello Stato era affidata a due re, Diarchia, tali per nascita e eletti fra due precise dinastie, gli Agiadi e gli Euripontidi, che si facevano risalire direttamente a Eracle. I re erano a capo dell’esercito e della religione pubblica e facevano parte del senato (gerousìa) insieme ad altri ventotto anziani. L’assemblea ristretta determinava il governo della città perché era quella preposta alla stesura dei decreti mentre l’assemblea dei cittadini poteva solo approvarli. Altra carica fondamentale era quella dei cinque efori, sovraintendenti, una magistratura i cui membri venivano eletti annualmente dall’assemblea e che non potevano essere rieletti. A loro spettava il compito di firmare trattati, ricevere ambasciatori e controllare che gli altri organi statali funzionassero secondo i limiti previsti dalla legge. Una volta terminato il loro mandato, gli efori potevano essere giudicati per il loro operato e nei casi peggiori potevano anche essere condannati a morte.  La legge costitutiva dello stato spartano si chiamava rhetra, trattato, e secondo la tradizione antica sarebbe stata una disposizione di Licurgo da parte dell’oracolo di Delfi. Essa prevedeva la distribuzione della cittadinanza sulla base delle tre tribù tipiche dei Dori, l’istituzione dei pasti comuni e l’organizzazione militare. I pasti comuni, syssitia, ai quali gli Spartani erano obbligati per legge a prenderne parte, non solo rappresentavano il presupposto della socializzazione, ma richiedevano soprattutto che ogni cittadino portasse con sé il cibo e tale gesto garantiva la parità di possedimenti fra i partecipanti. Infatti il diritto di cittadinanza si fondava esclusivamente sulla proprietà terriera.
    L’organizzazione militare spartana era sorta dal costante problema di tenere sottomessa la fertile e confinante regione della Messenia, conquistata con una serie di guerre sanguinose, le guerre messeniche appunto, fra il VIII e il VII secolo a.C. La definitiva decadenza di Sparta nel IV a.C. sarebbe coincisa proprio con la perdita della Messenia. I soldati erano gli opliti, nome che deriva da hoplon, lo scudo rotondo spartano ed erano fanti pesantemente equipaggiati e perfettamente addestrati che formavano il noto schieramento conosciuto come falange. Gli opliti rappresentavano i soli militari professionisti dell’antica Grecia, infatti apprendevano il mestiere delle armi nell’adolescenza per esercitarlo per tutto il resto della loro vita. I figli maschi venivano tolti alle madri in tenera età per essere educati dalla comunità con il sistema dell’agoghé, condotta, fino ai vent’anni e con modalità diverse fino ai trent’anni quando sarebbero divenuti cittadini a pieno titolo. Il tipico condottiero spartano era rappresentato da Leonida, carismatico, coraggioso e sprezzante che insieme ad altri trecento Spartani persero la vita al passo delle Termopili contro i Persiani di re Serse.
    Il matrimonio era soggetto a dettagliate procedure sotto il controllo degli stessi efori. I maschi potevano sposarsi solo al compimento dei trent’anni e anche alle femmine veniva suggerita un’età non troppo precoce. La ragazza veniva preparata alle nozze da una madrina che le rasava i capelli e la vestiva da uomo. Una particolarità è che i primi incontri tra gli sposi avvenivano al buio e poi l’uomo tornava a dormire con gli altri suoi compagni. Ciò avrebbe permesso di mantenere acceso il desiderio e avrebbe combattuto l’abitudine nel rapporto. Alcuni racconti narrano di un’usanza curiosa consentita dalla legge, quella che concedeva agli anziani di prestare la propria moglie a uomini più giovani per avere figli vigorosi. La figura della donna, in particolare di buona famiglia, era centrale nella società spartana, anche sotto il profilo patrimoniale vista l’enorme perdita di uomini nelle continue guerre. Anche le fanciulle ricevano dalla comunità un’educazione fisica importante e si ricordano donne spartane che si imposero alle Olimpiadi.
    Non si è resa giustizia nell’escludere quasi totalmente dal dibattito su Sparta l’aspetto culturale che si era manifestato in una produzione di ceramiche di alto livello ricercata in molte città del Mediterraneo, nella letteratura dove si ricorda il poeta Tirteo e nella musica intesa in senso greco comprendente la danza e il suono.
    Sparta è stata una città potente per cinquecento anni a partire dalla costituzione di Licurgo con la flessione del V secolo a.C. che vide Atene conquistare l’egemonia sul mondo greco. Sparta riconquistò forza dopo la vittoria del 404 a.C. contro la storica avversaria nella guerra del Peloponneso fino alla battaglia di Leuttra del 371 a.C. persa contro i Tebani e che sancì la fine del dominio sulla Messenia e dell’autorità sull’Arcadia. Il modello spartano di società guerriera è stato capace anche di generare poeti, artisti, musici e più in generale una cultura di riferimento riproposta a distanza di secoli nell’Enciclopedismo, nel teatro francese del XVII secolo e nella pittura sette-ottocentesca di David e di Degas.

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