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martedì, Marzo 19, 2024

    Giovanni Baulino e il parroco Michelangelo Rossetti

    Un nome, un ospedale
    Giovanni Baulino

    Fin dal 1806 la famiglia Baulino risulta abitante a Caselle in Contrada Rivafredda 21 (l’attuale Via Bianco di Barbania 39/41). Era proprietaria di quella che fu la prima sede dei Padri Servi di Maria arrivati a Caselle nel 1501; si trattava di un convento recintato a un grande orto.
    Tommaso Baulino, il padre del nostro Giovanni, era nato a Ciriè nel 1789 ed era un mercante, analfabeta, che in particolare s’occupava del trasporto degli stracci al cantiere. Ebbe numerosi figli ma solo Giovanni seguì il padre nel commercio, fino al 1858 anno in cui entrò nella proprietà dei Bottione. Giovanni Baulino estese poi la sua attività a Venaria, Torino e Roma. E intanto fu anche nominato commendatore.
    A Caselle ritornava spesso e volentieri anche perché aveva le zie Margherita e Angela ricoverate in Ospedale e le andava a trovare. Evidentemente queste visite fecero scattare nel nostro Giovanni Baulino la molla della donazione. Perché a Torino il 12 gennaio del 1919, giorno della sua morte, lasciò un testamento nel quale nominava suo erede l’Ospedale civile di Caselle Torinese chiedendo in cambio che l’Ente ospedaliero da quel momento portasse il suo nome e cognome. La cifra lasciata era notevole, si parla di 843mila lire di quel tempo, che rivalutate corrispondevano ad un notevolissimo importo. Da questa cifra furono detratte circa 60 mila lire per le spese di successione.
    La direzione dell’Ospedale ebbe delle perplessità nel cambiare di punto in bianco il nome dell’ospedale di Santo Spirito, nome che portava da tanti anni. Il compromesso sulla nuova dicitura fu il seguente:
    “Ospedale comm Giovanni Baulino – Fondato nel 1600 dal capitano Aquilante Demonte dedicato a Santo Spirito – 1919”-
    Ovviamente questa era solo la scritta ufficiale perché la gente lo indicò sempe e semplicemente come l’Ospedale Baulino, prima e Casa residenziale per anziani del Baulino, dopo.
    Ma non finisce qui perché alla fin fine la munifica donazione fatta dal comm. Giovanni Baulino all’Ospedale di Caselle di fatto riservò all’ente la beffa finale. Sì perché un po’ le lungaggini degli amministratori, e un po’ la significativa svalutazione del primo dopoguerra ingoiarono tutta o quasi la donazione.
    Quindi molto rumore per nulla, ma dal 1920 intanto l’Ospedale cambiò nome. Da ricordare anche che dal 1967 il Baulino cessò l’attività ospedaliera per divenire una casa di riposo per anziani, fino al 2011 anno nel quale cessò definitivamente la sua attività. Al suo posto in via A. Moro fu costruito una nuova e moderna sede per 120 posti quale casa di riposo per anziani denominata “Nuovo Baulino”.
    La storia continua, si evolve, ma il vecchio Baulino i casellesi lo portano sempre ugualmente nel cuore.

     

    Parroco record di Santa Maria
    Michelangelo Rossetti

    Di don Michelangelo Rossetti non abbiamo molti dati biografici, anche perché la rubrica dei Casellesi celebri dal 1972 al 1980 curata da don Miniotti stranamente non ne fa cenno.
    Cerchiamo allora di dare qui quello che abbiamo racimolato di inerente a questo sacerdote che fu il prevosto della parrocchia di Santa Maria di Caselle.
    Non ne conosciamo l’età ma sappiamo che proveniva da Carignano e che il 26 febbraio del 1905 mentre cadeva la neve a larghe falde fece la sua entrata solenne quale parroco di Santa Maria. Grande festa per la sua nomina che andava a coprire il posto lasciato libero da mons. Rho che andò a Chieri. Sappiamo anche il menu de pranzo: Salè, frit au consommé, noix de veau a la macedoine, aspich de volailles a la parisienne, gateu margueritte, dessert.
    Don Rossetti fu parroco della chiesa di Santa Maria fino al 19 giugno del 1955, cioè fino a quando non arrivò don Benente a sostituirlo. Da ricordare anche il nuovo parroco non era proprio così nuovo per Caselle visto che fin dal 1890 era stato vice parroco ed economo di questa parrocchia. E allora facciamo un po’ di conti: dal 1890 al 1905 fanno 15 anni come vice e dal 1905 al 1955 fanno 50 anni come parroco. Il totale è di 65 anni: da record, incredibile, perché questo significa che don Michelangelo Rossetti è stato per Caselle, ma soprattutto per la parrocchia di Santa Maria, un amministratore di beni e di anime, un punto di riferimento che ha contrassegnato tutto il primo mezzo secolo casellese del Novecento.
    Durante il suo “regno” don Rossetti non ebbe la ventura di essere protagonista, si trovò in mezzo ai due grossi cambiamenti avvenuti nell’edificio religioso della chiesa di Santa Maria: si trovò nel 1899 con nuova facciata e tanto altro, su progetto dell’arch. Saccarelli (regnante don mons. Rho) ; e con don Benente, invece, nel 1957 la chiesa fu privata per esigenze aeroportuali del magnifico campanile alto 45 metri, mozzato fino a 26, quasi all’altezza del frontino. Simmetricamente fu costruita una mezza torre che appare in facciata come due campanili mozzi. Il nuovo portale invece è suo, di don Rossetti, nel senso che nel 1941 i parrocchiani glielo regalarono per il suo 50° di sacerdozio.
    Personalmente l’ho conosciuto questo parroco da record. Si andava all’oratorio anche perché, soprattutto, c’erano gli amici e si giocava a ping-pong o al calcio al Prato della Fiera, con e per la squadra dell’oratorio. Lo chiamavano ridendo “don patatina” e mi ricordo che era molto anziano e anche per questo contrastava, letteralmente, con la freschezza, la fisicità, l’allegria del ”teo”, cioè del teologo don Carlo Anglesio dai capelli rossi che proveniva dalla Rocca e seguiva noi ragazzi dell’Oratorio San Luigi della Parrocchia di Santa Maria di Caselle. Un mondo questo ormai lontano: altra Chiesa, altri preti, altri giovani: ci resta il ricordo, non vivido ma ancora presente.

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    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza è un giornalista e scrittore. Maestro del lavoro, Casellese dell’Anno, premio regionale di giornalismo; tra i fondatori, redattore e direttore di Cose Nostre per 32 anni. Finalista del 3°concorso letterario Marello. Autore di diversi libri di storia locale. Ha scritto per il Risveglio, Oltre e Canavèis.

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